“Il segnale più positivo è che la più grande e innovativa azienda di e-commerce punti sull’alimentare e in modo specifico ai prodotti biologici”, ci spiega Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, commentando la notizia dell’acquisto della Whole Foods, la più grande catena bio al mondo, da parte del patron di Amazon Joff Bezos. Ma il successo commerciale del cibo bio ne può mettere a rischio la qualità? “Di sicuro Amazon è molto lontano dalla filiera e dai sistemi di controllo del biologico – risponde Carnemolla – ma è pur vero che, al di là del canale di vendita, che sia cioè un negozio tradizionale piuttosto che una vetrina sul web, è sempre il produttore – e non il venditore – il responsabile del confezionamento, delle certificazioni e quindi della conformità del prodotto al regime biologico”. In altri termini è a monte che il sistema deve funzionare affinchè a valle – nel momento cioè in cui il consumatore acquista il cibo – tutto possa filare liscio.
“Il bio in Amazon Fresh”
Ma chi è Whole Foods e perché la sinergia con Amazon può davvero essere rivoluzionaria? La catena del bio più grande e diffusa al mondo conta oggi su 460 punti vendita fisici negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna. Il prezzo di acquisto pagato da Bezos si aggirerebbe intorno ai 13,7 miliardi di dollari (circa il doppio di quanto il gigante cinese dell’immobiliare e dell’energia Yida offriva per Esselunga).
Quale sarà la strategia? “In un primo momento – ha spiegato Consumer Reports – i consumatori potranno vedere i prodotti Whole Foods nella linea di AmazonFresh, e solo per i membri principali. Amazon potrebbe vendere i pasti prepackaged di Whole Foods, che rappresentano circa il 20% delle vendite di Whole Food”. Nello stesso tempo nei supermercati fisici gli abbonati saranno riconosciuti anche attraverso la targa dell’aluto letta da dei sensori nei parcheggi.
“I piccoli produttori saranno svantaggiati”
È chiaro che l’ingresso del colosso dell’e-commerce nell’ “organic food” rivoluzionerà il settore e aprirà ancora di più il bio ai consumatori. Se i tassi di crescita delle vendite in Italia (e in molti paesi esteri) sono a doppia cifra, è chiaro che a livello mondiale il tandem Amazon-WholeFoods offrià una marcia in pi. “E’ una grande oppurtunità di crescita non c’è dubbio – aggiunge il presidente di FederBio – ed è chiaro che alla crescità dell’offerta deve anche crescere l’attenzione pubblica e i controlli interni. Detto questo per i piccoli produttori confrontarsi con un colosso come Amazon non sarà facile perchè i volumi degli assortimenti spesso sono troppi grandi“.
“Il decreto sui controlli? È scritto male”
Infine un’ultima domanda su una questione molto nazionale ovvero lo schema di decreto legislativo approvato dal governo (che nelle prossime settimane arriva in Parlamento) che ridisegna i controlli all’interno della filiera biologica. Il giudizio di Carnemolla non è esaltante: “Ad essere buoni è una rivoluzione a metà. Se vogliamo essere più obiettivi il testo è scritto male. Le nuove disposizioni prendono spunto anche dalle criticità evidenziate dalla trasmissione Report andata in onda a ottobre del 2016, ma intervengono esclusivamente sugli organismi di certificazione e sugli operatori, introducendo per i primi norme per prevenire il conflitto d’interessi e un sistema sanzionatorio che, per la parte amministrativa, viene esteso anche agli operatori”. Il decreto invece a giudizio di FederBio non interviene (se non “premiandolo” con un sistema sanzionatorio ad hoc) la Repressione e Frodi del ministero delle Politiche Agricole che in passato non ha sempre dimostrato di essere all’altezza di adempiere i propri compiti anche nel settore del bio.
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