Decreto ammazza bio: così si è forti con i deboli e deboli con i forti

decreto ammazza bio

Nella bozza di decreto che il ministero dell’Agricoltura si appresta a varare scatta la tolleranza zero nel caso in cui ci siano tracce di pesticidi nei cibi biologici mentre si è più “generosi” se la contaminazione è più evidente. Come per il glifosato

Un doppio standard che rischia di mandare in tilt il sistema di controllo dei pesticidi nei cibi biologici: tolleranza zero con le contaminazioni in tracce, maggiore tolleranza quando le concentrazioni di sostanze vietate vengono rilevate. Anche per il glifosato.

Il problema nasce sempre dal famigerato decreto ministeriale che il ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida sta per emanare e che abbiamo rinominato “ammazza bio”. Da un lato infatti, per la prima volta, nella bozza del decreto si vara la  tolleranza zero per i pesticidi nei cibi biologici anche quando la concentrazione è al di sotto della quantificazione analitica (0,01 mg/kg), ovvero sotto lo “zero tecnico”, in parole povere anche quando è chiara la contaminazione accidentale. Non solo: spetta – come in passato – al coltivatore dimostrare che le cause sono esterne (ad esempio: il vento ha trasportato pesticidi dal vicino meleto convenzionale) ma si introduce un nuovo obbligo di prova e cioè quello di dimostrare che quelle cause non si ripeteranno più (peccato che il vento non si possa fermare, mentre far rispettare le distanze minime agli agricoltori tradizionali sì). In presenza poi di due tracce di pesticidi non autorizzati nel bio scatta immediatamente la non conformità e il prodotto viene “declassato” a convenzionale.

Un’impostazione giudicata “punitiva” da diversi esponenti del mondo biologico e non solo che sta sollevando tante critiche alla bozza di decreto, visto come un regalo alle aziende agricole “tradizionali”.

Nel testo del decreto però è contenuta anche un’altra norma che rischia – questa sì – di sporcare il cibo bio. L’articolo 5 stabilisce infatti:

  1. Un prodotto non può essere commercializzato come prodotto biologico, quando il residuo di antiparassitario riscontrato è:
    1. superiore a 0,010 mg/kg per valori di LMR inferiori o uguali a 10 mg/kg (LMR ≤ 10 mg/kg);
    2. uguale o superiore all’1% dell’LMR, per valori di LMR compresi tra 10 mg/kg e 100 mg/kg (10 mg/kg < LMR < 100 mg/kg);
    3. uguale o superiore a 1 mg/kg per valori di LMR superiori a 100 mg/kg (LMR 100 > mg/kg)”.

Facciamo degli esempi per capire. Partendo da un punto: fino a che non entrerà in vigore il decreto la presenza di pesticidi vietati nel bio è tollerata solo al di sotto di 0,01 mg/kg.

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L’LMR, ovvero il Limite massimo di residuo, dell’erbicida glifosato nella pasta è 10 mg/kg. Ricadiamo quindi nel caso a)  il che sta a dire che il residuo massimo tollerato in un prodotto biologico resta lo 0,01 mg/kg: fino a questa concentrazione quindi il glifosato nel bio è tollerato. Ma qui la bozza di decreto va in tilt perché negli articoli precedenti al 5 dice: zero tolleranza per le tracce, ovvero per concentrazioni sotto lo 0,01 mg/kg.
Esempio due: il glifosato nei semi di girasole ha un Lmr di 20 mg/kg il che significa – lettera B) dell’articolo 5 del Dm in oggetto – nel biologico è tollerata la presenza di glifosato nei semi di girasole fino a 0,2 mg/kg e non più 0,01 mg/kg come avviene oggi.
Davvero un cortocircuito che danneggia il bio due volte. A chi giova tutto questo?