Pesticidi nelle patate “ecologiche” con la coccinella: l’inchiesta della rivista Saldo

PATATE

In Svizzera un test mette alla sbarra tre prodotti contrassegnati dalla “coccinella”, simbolo di metodi di coltivazione particolarmente ecologici e sostenibili. Come le patate convenzionali anche questi contengono pesticidi pericolosi. Il precedente dell’apetta italiana

Un’inchiesta sulle patate condotta dalla rivista svizzera Saldo ha messo a nudo il bluff del mondo dell’agricoltura che si autodichiara sostenibile in Svizzera con risultati che stanno facendo discutere: tre prodotti contrassegnati dal simbolo della coccinella, associato a metodi di coltivazione particolarmente ecologici e sostenibili, presentavano invece tracce di pesticidi. Il marchio IP-Suisse, rappresentato dalla coccinella, si è guadagnato nel tempo una reputazione di eccellenza, indicando che i prodotti che lo portano sono coltivati “in gran parte senza pesticidi”. Ma i risultati del test sulle patate svizzere dimostrano altro.

L’inchiesta sui pesticidi: patate sotto la lente

Saldo ha sottoposto 15 diverse varietà di patate svizzere a rigorosi test di laboratorio, analizzando la presenza di residui di fitofarmaci. I risultati: sei campioni su quindici contenevano Propamocarb, un fungicida utilizzato per combattere la peronospora, una malattia che colpisce le piante di patate. Ancora più preoccupante è stata la scoperta che tre di questi campioni contaminati erano prodotti certificati IP-Suisse, venduti presso Coop (quella Svizzera, che non ha nulla in cimune con quella italiana), Denner e Volg.

IP-Suisse è un marchio che punta a rappresentare pratiche agricole “particolarmente ecologiche, sostenibili e in gran parte prive di pesticidi”. Tuttavia, le analisi di laboratorio dimostrano che anche questi prodotti non sono esenti dall’uso di sostanze chimiche, smentendo, di fatto, le promesse di sostenibilità ambientale che il marchio vorrebbe garantire. Non è la prima volta che prodotti IP-Suisse finiscono sotto accusa: l’anno scorso, tre mele con il logo della coccinella furono trovate con residui di 13 pesticidi diversi.

La giustificazione: un’emergenza agricola

Il motivo per cui i coltivatori IP-Suisse hanno utilizzato il Propamocarb è legato a un’emergenza agricola verificatasi ad aprile scorso a Ecublens, nel Canton Vaud, dove si è registrato un attacco di peronospora nelle coltivazioni di patate. Di fronte a questa crisi, il governo svizzero ha concesso un’autorizzazione d’urgenza per l’uso del fungicida. Da qui, i residui di Propamocarb sono finiti in numerose patate convenzionali e, sorprendentemente, anche in quelle “sostenibili”. Peccato, fanno notare gli autori dell’inchiesta, che il Propamocarb sia collegato a effetti ormonali e impatto negativo sugli organismi acquatici.

La coerenza nelle certificazioni

La presenza di pesticidi nei prodotti certificati IP-Suisse ha sollevato naturalmente diversi interrogativi sul rigore delle certificazioni ambientali e sulla trasparenza nei confronti dei consumatori. Il marchio della coccinella, che dovrebbe garantire metodi di coltivazione rispettosi dell’ambiente, sembra perdere di credibilità di fronte a questi risultati. In passato, IP-Suisse si era già trovata al centro di critiche per situazioni simili, ma questa nuova scoperta alimenta ulteriori dubbi sull’affidabilità delle certificazioni “green” nel settore agricolo.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Le catene di supermercati coinvolte nella vicenda – Coop svizzera, Denner e Volg – hanno reagito prontamente ai risultati del test, sottolineando che le tracce di Propamocarb rilevate sono risultate inferiori ai limiti di legge. Migros, in particolare, ha definito i “minimi risultati” un segnale positivo delle pratiche agricole “responsabili” adottate dai suoi fornitori. Tuttavia, queste dichiarazioni non sembrano sufficienti a rassicurare del tutto i consumatori, tanto più che dalle analisi non sembrano emergere grandi differenze nei residui di pesticidi tra i prodotti con e senza “coccinella”.

La questione dei metalli pesanti

Oltre ai pesticidi, il test ha rivelato tracce di metalli pesanti in tutte le patate analizzate. Cadmio, piombo e nichel sono stati riscontrati in vari campioni. Sebbene le concentrazioni trovate siano considerate “non problematiche” per la salute, la presenza di questi elementi è una testimonianza delle difficoltà nel mantenere pulite le filiere agricole dalla contaminazione ambientale.

Le patate biologiche e Demeter, che non presentavano residui di pesticidi, contenevano solo cadmio, un metallo pesante che si trova naturalmente nel suolo. Tuttavia, in quattro campioni di patate convenzionali trattate con fitofarmaci sono state trovate anche tracce di piombo.

Il ritorno del Propamocarb

Il Propamocarb è diventato il sostituto preferito dei coltivatori svizzeri dopo che il Mancozeb, un fungicida riconosciuto come pericoloso per la salute, è stato vietato nel gennaio 2022. I dati mostrano un netto aumento dell’uso del Propamocarb: dalle 7 tonnellate vendute nel 2021 si è passati a 27 tonnellate nel 2022. Tuttavia, la scelta di sostituire un prodotto dannoso con un altro che presenta comunque rischi per la salute e l’ambiente solleva ulteriori preoccupazioni, osservano da Saldo.

Il caso italiano dell’apetta

Questo tipo di certificazioni su sostenibilità e rispetto ambientale sempre più spesso finiscono nella bufera anche al di fuori della Svizzera. Nel dicembre 2022 era stato proprio il Salvagente a denunciare in un’inchiesta come il logo “Qualità sostenibile” – quello che troviamo su diversi prodotti alimentari con tanto di apetta felice e avallo del ministero delle Politiche agricole prevede tra le sostanze ammesse, oltre al glifosato, anche l’acetamiprid. Lo stesso ministero ci aveva confermato che questo neonicotinoide è consentito all’interno della certificazione Sqpni.
Appartengono alla famiglia dei neonicotinoidi potenti insetticidi di cui è stata provata la nocività per le api da parte dell’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare europea. Nel febbraio 2018 l’Authority disponeva: “La maggior parte dei modi in cui i pesticidi neonicotinoidi vengono usati rappresenta un rischio per le api selvatiche e quelle mellifere“. Tutt’altro che prodotti, insomma, che tutelano i nostri impollinatori.