Insetticidi, erbicidi e fungicidi vietati in Europa ma esportati in Sud America che, come un boomerang, tornano da noi, contaminando ananas, mango e avocado come dimostrano le nostre analisi. Test su 20 frutti tropicali nel nuovo numero in edicola e digitale
Come in un gioco di specchi o meglio in un caso di porte girevoli, i pesticidi vietati in Europa – ma esportati e impiegati in paesi extracomunitari – tornano sulle nostre tavole. Dalle analisi condotte dal Salvagente su 20 frutti tropicali – 8 ananas, 6 avocado e altrettanti mango – emergono ben 5 molecole messe al bando nel Vecchio Continente che però hanno lasciato traccia su prodotti coltivati in Sud America, come mostrano i risultati pubblicati nel nuovo numero del Salvagente disponibile in edicola e in digitale.
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Parliamo di insetticidi come l’alfa e cipermetrina, il diazinon, cancerogeno, o il famigerato neonicotinoide imidacloprid, micidiale per le api. Troviamo poi il diuron, un erbicida considerato cancerogeno, e il prochloraz, fungicida riconosciuto come interferente endocrino e possibile cancerogeno. I primi quattro principi attivi sono stati trovati in quantità al di sotto del limite di rilevabilità tecnica – 0,01 mg/kg – comunemente preso a riferimento come una sorta di “zero” teorico e questo perché non tutte le strumentazioni sono in grado di rintracciare contaminanti al di sotto di quella soglia. Tranquillizziamo i lettori: i nostri laboratori usano metodiche con una sensibilità maggiore e tale da riscontrare sostanze fino a 0,001 mg. Per questo motivo abbiamo riscontrato tracce di trattamenti con sostanze vietate in Europa.
Le basse concentrazioni rimandano forse a utilizzi passati e a contaminazioni dei terreni che comunque sono ancora in grado di “risalire” fino ai frutti. Diverso il caso del prochloraz la cui concentrazione, 0,146 mg/kg, è ben al di sopra del limite di rilevabilità: probabile quindi che sia stato usato in modo intenzionale anche se il fungicida è stato vietato nel Vecchio Continente dal 29 giugno 2023.
Ma come è possibile che sostanze vietate in Europa, cacciate dalla porta rientrino, nelle case dei consumatori, dalla finestra? L’agrobusiness purtroppo non conosce confini. Come da anni denuncia la Ong britannica Publich Eye che con Greenpeace ha analizzato i dati delle sostanze messe al bando nella Ue ed esportate nei paesi extraeuropei. L’Italia nel 2018 ha approvato l’esportazione di oltre 9.000 tonnellate di pesticidi vietati nell’Unione europea, diventando – all’epoca – il secondo maggior esportatore di fitofarmaci vietati in Europa. Il primo esportatore risultava essere il Regno Unito e, per effetto della Brexit, oggi sarebbe l’Italia il primo esportatore di agrofarmaci banditi perché considerati dannosi per la salute dei consumatori e degli agricoltori. Una sorta di “inquiniamoli a casa loro” che però si trasforma in un boomerang, visto che quelle stesse molecole tossiche tornano sui nostri piatti attraverso la frutta tropicale. Tra le molecole vietate più esportate troviamo l’atrazina, il clorpirifos (accusato di compromettere lo sviluppo cognitivo dei bambini), il trifluralin (sospetto cancerogeno che da solo rappresentava i due terzi delle esportazioni italiane) e l’imidacloprid, l’insetticida accusato della moria negli alveari, vietato dal 2022 nelle nostre coltivazioni ma rintracciato in due prodotti: il mango Eurospin e l’ananas Carrefour. Cacciati dalla porta, rientrano dalla finestra.
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Pesticidi vietati e non: ecco cosa abbiamo trovato
Venti frutti, – 8 ananas, 6 avocado e 6 mango – sono stati sottoposti a un’analisi multiresiduale in un laboratorio accreditato per valutare la presenza e l’eventuale concentrazione di pesticidi nelle matrici vegetali. Centinaia di molecole cercate, tanto quelle autorizzate quanto quelle messe al bando dall’Unione europea. Nelle schede di valutazione che trovate nel nuovo numero in edicola e in digitale abbiamo riportato, come sempre, il prezzo e l’origine della frutta che però non hanno inciso nella valutazione finale. I pesticidi invece hanno condizionato il voto finale a cominciare dal fatto che, la presenza di molecole bandite dall’Unione europea, ha significato un voto “Scarso”. Emblematico il risultato finale: solo in due frutti non sono stati trovati residui di pesticidi. È importante specificare che nelle tabelle abbiamo riportato le concentrazioni superiori al limite di rilevabilità tecnica (0,01 mg/kg) come sinonimo di assenza di fitosanitari. Nelle schede di queste pagine, tuttavia, troverete anche risultati inferiori allo 0,01 mg/kg: sono le tracce di principi attivi messi al bando dalla Ue.
Origine
Tutti e venti i campioni sono di origine sudamericana fatta eccezione per l’avocado Esselunga coltivato in Israele. Le ananas provengono tutte dal Costa Rica e anche il mango ha un paese di coltivazione d’elezione: il Brasile. Discorso diverso per l’avocado: l’origine è più diversificata – Colombia, Cile e Israele – e come ci hanno spiegato i distributori l’approvvigionamento, fondamentalmente dal Centro e Sud America – è variegato perché legato alla stagione della raccolta. Nessun prodotto analizzato, nonostante la crescente produzione nazionale come raccontiamo nelle prossime pagine, è made in Italy.
Pesticidi (autorizzati)
Cominciamo dai residui dei trattamenti fitosanitari autorizzati dalla normativa europea. Sono tre fungicidi utilizzati su tutte le filiere sulle quali si è concentrato il nostro test. Il clima caldo e umido delle aree di origine favorisce l’insorgenza di muffe e funghi che vengono trattati chimicamente, tanto durante la coltivazione che in post raccolta. Le colture intensive del Centro e Sud America fanno un ricorso massiccio all’uso di pesticidi e appare inspiegabile il fatto che le coltivazioni biologiche nel Continente latino siano di fatto residuali se non inesistenti per alcuni frutti.
Veniamo ai principi attivi rilevati sempre al di sotto dei limiti di legge. Partiamo dall’azoxystrobin un fungicida accusato di essere un potenziale contaminante per le acque e la fauna marina. È tossico se inalato (in base al Regolamento CE 1272/2008) ed è una delle sostanze attive più frequentemente rinvenuta nelle acque superficiali italiane. Molto usato è anche il fludioxonil (spesso rilevato in associazione con l’azoxystobin) è un principio attivo con un profilo di rischio maggiore: sospetto cancerogeno dall’Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche, e considerato interferente endocrino, capace cioè di alterare il sistema ormonale, è da anni candidato dalla stessa Ue alla sostituzione, ovvero a essere eliminato con una sostanza simile ma con un impatto sanitario inferiore. È, secondo l’Ispra, l’Istituto per la ricerca e la protezione ambientale, tra le sostanze maggiormente rinvenute nelle acque superficiali e sotterranee italiane, e anche tra i pesticidi più frequentemente rinvenuti nella frutta a livello nazionale. Chiude il trittico dei fungicidi rilevati il thiabendazole che si porta dietro una lunga scia di sospetti e conferme tossicologiche: probabile cancerogeno per l’Epa, l’Autorità di protezione ambientale statunitense, sospetto mutageno e tossico per la riproduzione, secondo l’Echa, e infine considerato interferente endocrino. Anche questa molecola è tra le più ricorrenti negli screening delle acque italiane.
Pesticidi (vietati): maglia nera all’ananas Carrefour
Sono cinque le molecole rintracciate nei diversi campioni analizzate che sono state messe al bando dalle autorità europee. Non esiste per queste sostanze un limite di legge proprio perché revocate. I pesticidi proibiti sono stati rintracciati in tutte e tre le categorie di frutta testate ma la maglia nera se la aggiudica l’ananas con ben quattro campioni nei quali sono stati riscontrate tracce di sostanze bandite. Maglia nera all’ananas Carrefour dove abbiamo rintracciato ben due principi attivi revocati dall’Unione europea. Le concentrazioni di quattro fitofarmaci vietati (alfa e cipermetrina, diazon, diuron e imidacloprid) sono risultate inferiori al limite di rilevabilità tecnica (0,01 mg/kg) mentre il prochloraz nell’avocado Carrefour lo superava abbondantemente. Veniamo allo specifico per capire perché questi agrofarmaci sono stati messi al bando. L’alfa e cipermetrina è un insetticida vietato definitivamente in Europa dal dicembre 2022, data nella quale cessava lo smaltimento delle scorte. È considerato possibile cancerogeno, interferente endocrino e ha effetti tossici sull’ambiente marino e per le api. In tracce (0,001 mg/kg) lo abbiamo trovato in un mango. Il diazinon è un insetticida vietato nella Ue dal 2012 perché associato all’insorgenza della leucemia. Inoltre è considerato neurotossico e correlato alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Alla concentrazione di 0,01 mg/kg è stato rilevato in due ananas. Il diuron è un erbicida revocato definitivamente il 31 marzo 2022. Parliamo di una sostanza definita cancerogena dall’Epa negli Usa, considerato interferente endocrino e nocivo se ingerito. A una concentrazione dello 0,009 mg/kg è stato rintracciato in un ananas. L’imidacloprid è un insetticida della classe dei neonicotinoidi, i famigerati pesticidi nemici delle api perché considerati causa della loro moria, vietato nella Ue dal dicembre 2022 anche se la Francia fece scattare il divieto di impiego già nel 2018. La sostanza in questione l’abbiamo trovata in un mango e in ananas. Le tracce rilevate per queste quattro sostanze possono far credere che non siano legate a un uso intenzionale del pesticida ma che la presenza sia legata al terreno. Tuttavia non deve sfuggirci il fatto che questi pesticidi finiscono dentro i frutti che portiamo in tavola.
La quinta molecola bandita rilevata dai nostri “radar” è il prochloraz, un fungicida possibile cancerogeno per l’Epa negli Usa e considerato interferente endocrino. La messa al bando definitiva è scattata il 29 giugno 2023. Il 30 agosto poi Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare europea, ha pubblicato, su richiesta della Commissione Ue, un parere sulla tossicità del prochloraz sulla base dei residui osservati nei controlli pubblici stabilendo che “è stato individuato un potenziale rischio per i consumatori per i limiti massimi di legge su mele granate, avocado e papaia”. In altre parole le concentrazioni finora tollerate del fungicida nei frutti alla luce delle nuove considerazioni scientifiche sono state considerate come non sicure per la salute umana. Una conferma quindi alla decisione precedente della Ue di vietarla.
Verrebbe da dire: quando l’Unione europea invoca il principio di precauzione – bloccando cioè una sostanza sulla base di un sospetto scientifico – afferma un principio scolpito nell’articolo 191 del Trattato di funzionamento della Unione europea, la Costituzione Ue. Peccato che questo stesso principio sia stato di recente “dimenticato” dalla stessa Commissione quando ha riautorizzato per altri 10 anni il glifosato.