Ancora un’accusa di scarsa indipendenza colpisce gli scienziati che fanno ricerca sul glifosato, in particolare quelli che nascondono la cancerogenicità del glifosato. Secondo quanto scrive il New York Times, Monsanto – la multinazionale che possiede il Roundup – ha “scritto” gli studi che poi ricercatori indipendenti avrebbero esclusivamente firmato. A sostenere questa tesi è la Corte federale di San Francisco che a sostegno della sua tesi ha raccolto email interne a Monsanto e gli scambi che la multinazionale ha intrattenuto con le Agenzie federali americane. Da queste sembra inequivocabile il fatto che la multinazionale sia l’autore nascosto di alcuni studi, attribuiti in modo falso ad accademici presentati come indipendenti. In una di queste email William F. Heydens, responsabile di Monsanto, spiega ad alcuni colleghi come funziona il processo. L’azienda contatta uno scienziato, gli fornisce uno studio sul glifosato redatto dalla multinazionale, chiedendogli soltanto di aggiungere la sua firma. Nella stessa email, Heydens cita casi precedenti in cui Monsanto si è comportata così.
Le divergenze all’interno dell’Epa
Dalle ricerche della Corte è emersa anche la prova che un alto responsabile dell’Epa ha agito per cassare la revisione del glifosato che il dipartimento della Salute Usa aveva in programma. Revisione che puntualmente non è mai stata fatta. Inoltre, da altri documenti raccolti sempre dalla Corte federale emergono molte divergenze all’interno delle Agenzia Usa sulla valutazione del glifosato: divergenze che poi si conclusero con una conclusione univoca: il glifosato è una sostanza “probabilmente non cancerogena”.