Aderenza terapeutica: cosa succede quando un paziente non segue correttamente le prescrizioni?

La scarsa aderenza terapeutica fa aumentare la mortalità dei pazienti e grava ulteriormente sui costi del Sistema sanitario nazionale pubblico. Oltre al rapporto medico paziente e alla poca informazione, ci sono altre cause alla base del fenomeno.

 

Il futuro della medicina si fonda su tre pilatri: medicina preventiva, medicina personalizzata, medicina domiciliare. Potrebbe risultare più efficiente e meno gravosa per il Sistema sanitario nazionale (Ssn). Ma di fondamentale aspetto è l’aderenza terapeutica, il cui successo dipende anche da questi tre pilatri.

Ma cos’è l’aderenza alla terapia o aderenza terapeutica?

Prendiamo alla lettera la definizione dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). Per aderenza alla terapia si intende il conformarsi del paziente alle raccomandazioni del medico riguardo ai tempi, alle dosi e alla frequenza nell’assunzione del farmaco per l’intero ciclo di terapia.

 

Le conseguenze della scarsa aderenza terapeutica

Secondo Aifa, la scarsa aderenza terapeutica e alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità. La scarsa aderenza alla terapia non è solo un danno per la salute dei pazienti, ma pesa anche sui costi del Sistema sanitario nazionale che deve poi ulteriormente intervenire per limitare, laddove possibile, conseguenze e danni.

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I dati sembrano confermarlo. Il Rapporto OsMed 2013 indica che poco più della metà dei pazienti (55,1%) affetti da ipertensione arteriosa assume il trattamento antipertensivo con continuità. Recenti studi osservazionali rivelano che quasi il 50% dei pazienti in trattamento con antidepressivi sospende il trattamento nei primi 3 mesi di terapia ed oltre il 70% nei primi 6 mesi. I numeri delle ASL mostrano che nel 2012 la percentuale di pazienti aderenti risulta solo del 38,4%, mentre per gli antidiabetici la percentuale di pazienti aderenti al trattamento è stata pari al 62,1%. Bassi livelli di aderenza al trattamento (14,3%), in lieve aumento rispetto al 2011 (+2,4%), si registrano anche per l’asma e la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Per tutte le classi terapeutiche si registra in genere una aderenza più bassa al Sud.

L’ente governativo osserva che “maggior aderenza significa minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie”, attribuendo il fenomeno soprattutto all’invecchiamento della popolazione.

 

Nei pazienti cronici l’aderenza alla terapia diminuisce

L’aderenza terapeutica diminuisce sensibilmente nei pazienti cronici. Il 60% degli italiani over 65 è colpito da una malattia cronica, in particolare patologie cardiometaboliche (27%). Eppure,  negli ultimi 20 anni, le sole terapie hanno ridotto del 50% la mortalità per cardiopatia ischemica. Come si spiega questa scarsa “fedeltà”?

Le cause della scarsa aderenza terapeutica

Alcuni studi rilevano che le cause della mancata o della scarsa aderenza ai trattamenti sono di varia natura e comprendono fattori socioeconomici, fattori legati al sistema sanitario ed al team di operatori sanitari, alla condizione patologica, al trattamento e al paziente. Tra gli esempi più comuni la complessità del trattamento, l’inconsapevolezza della malattia, il follow-up inadeguato, il decadimento cognitivo e la depressione, la scarsa informazione in merito alle terapie.

Ma anche le inefficienze del Sistema sanitario nazionale e la fiducia in calo da parte dei cittadini. La malasanità e i fenomeni di corruzione hanno minato questo rapporto di fiducia, come accade per le istituzioni pubbliche e governative in generale.

Altri studi confermano che un paziente consapevole e correttamente informato sulla propria condizione è più aderente alla cura. Occorrono campagne informative adeguate e personalizzate (come avviene nel marketing mirato spinto dall’algoritmo dei social). E non bisogna stancarsi di promuovere la prevenzione, rendendola più accessibile a tutti.

 

L’Action Plan di Cittadinanzattiva

Recentemente, Cittadinanzattiva ha presentato l’Action Plan sull’aderenza terapeutica. Un piano che ha l’obiettivo di misurare l’aderenza terapeutica, sviluppando ed implementando un modello standardizzato per personalizzare l’approccio alle cure. Fondamentale è l’alleanza medico-paziente all’interno di una rete strutturata di prestazioni e servizi sui quali il cittadino può far affidamento.

“L’aderenza alle terapie non significa soltanto assumere i farmaci in modo corretto e per il tempo necessario da parte dei pazienti, ma implica anche la capacità del Ssn di individuare e modificare comportamenti e abitudini non salutari dei pazienti, di garantire l’accesso a prestazioni e servizi in tempi certi e adeguati alle necessità di cura dei cittadini, coinvolgendo pazienti e caregiver nel percorso di cura. In questo senso l’aderenza terapeutica è frutto dell’alleanza fra il paziente e tutti i professionisti sanitari che lo hanno preso in carico e che lo accompagnano nelle diverse fasi del processo di cura”, osserva Valeria Fava, responsabile politiche della salute di Cittadinanzattiva.