Il fico nasconde numerose curiosità, storie e valori nutrizionali/salutistici che lo valorizzano come un alimento di grande importanza da non associare solo alla stagione estiva e al clima caldo
Il fico, frutto estivo come noi lo conosciamo, non è botanicamente un vero frutto, parliamo invece di infiorescenze carnose che si chiamano siconi, come un vero e proprio scrigno, contengono tanti fiori. In realtà i veri e propri frutti del fico sono i piccoli semi che vediamo all’interno. Noi mangiamo il fico della pianta femminile mentre del fico maschio non si mangia nulla e produce solo il polline. I fichi possono essere raccolti la prima volta a maggio-giugno dando i desiderati fioroni e poi si raccolgono una seconda volta in agosto-settembre ottenendo, nelle piante bifere, i fichi veri che sono più piccoli come dimensioni rispetto ai fioroni. Il fico, però, nasconde numerose altre curiosità, storie e valori nutrizionali/salutistici che lo valorizzano come un alimento di grande importanza da non associare solo alla stagione estiva e al clima caldo. Ce ne occupiamo in questa puntata dei Miti Alimentari.
Il fico è un alimento introdotto dall’Asia e che ha trovato nel Mediterraneo il clima ideale
VERO Le sue origini risalgono alla Caria, si trova in Asia Minore, per poi riapparire in Palestina ed Egitto e diffondersi nel Mediterraneo col nome di Fico Mediterraneo distinguendolo dal Fico d’India. Presso i Greci il fico aveva una forte valenza sessuale legata al dio della fecondità Priapo e la sua forma rappresentava anche gli organi riproduttivi maschili. Platone ai suoi studenti in Accademia consigliava di mangiare fichi per migliorare le proprie capacità intellettive. A Roma il fico trovò numerosi “follower” e fu considerato sacro come la vite e l’ulivo. È attore della fondazione di Roma essendo l’albero selvatico sotto cui Romolo e Remo furono allattati dalla lupa e la pianta fu per questo chiamata “fico ruminale”. Questo legame tra la pianta e i due gemelli romani è sostenuto anche dal fatto che il lattice del fico è chiamato da molti “latte di fico” come a ricordare la lupa che allattava Romolo e Remo. La pianta era così simbolica che l’albero piantato nel Foro di Roma non doveva mai seccarsi altrimenti era presagio di sventura. Con l’arrivo dei Cristiani il fico oltre a essere simbolo di abbondanza – lo troviamo ad esempio sulle tavole natalizie ed ancora oggi è una tradizione ben radicata specie in Sardegna – era ancora considerato un segno negativo se seccava. Plinio suggeriva di mangiare fichi per aumentare la forza negli adulti, migliorare la salute dei vecchi e aiutare i malati e convalescenti durante la guarigione. San Girolamo nel 350 dopo Cristo ancora lo associava al demonio e all’ozio forse ricordando che Giuda si impiccò ad un albero di fico. La pianta trapiantata in America diffusasi poi in Sud Africa, Cina e Giappone ed infine toccando l’Australia ha praticamente conquistato l’intero pianeta. Un ficheto produce circa 10-15 tonnellate per ettaro con una pezzatura di circa 70 g per ogni fico, occorrono circa 5 anni perché sia fruttifero ma la pianta può produrre anche per oltre 50 anni dando in media 70-75 kg di fichi per albero. Oggi il primo produttore è la Turchia con oltre 300.000 tonnellate e l’Italia si trova al 15° posto con 12.000 tonnellate di cui un quarto è prodotto in Puglia. Una chiosa finale: l’albero dell’Eden proibito all’uomo in realtà non era un melo, mal traducendo “malus” in mele, ma un fico ed è per questo che la pianta rappresenta la conoscenza del bene e del male che non era di competenza di Adamo ed Eva.
Il fico è un alimento povero di nutrienti
FALSO Il fico fresco ha circa 75 calorie per etto di prodotto di cui il 79% è acqua, ma contiene fino al 19% di carboidrati di cui circa 3 g vanno considerati come fibre. Il contenuto di proteine e di grassi è basso. Contiene circa 230 mg di potassio ovvero quanto il merluzzo o la breasola, e solo un milligrammo di sodio per etto. In altre parole, siamo davanti ad un frutto poverissimo in sodio e superiore al cavolo, alle cipolle o alle barbabietole per il contenuto di magnesio pari a 17 mg per etto. Per quanto riguarda le vitamine, troviamo 7 ug di Vitamina A ovvero quanto l’avocado, un succo di more o dei semi di soia, e 0,3 mg di Vitamina B5 ovvero quanto i lamponi o i pinoli. Per la presenza di Vitamina B e K i fichi sono considerati una fonte di antiossidanti. Grazie a zuccheri e acqua sono un booster di energia pulita per il metabolismo, senza sovraccaricare troppo di calorie. Sempre con la giusta misura sono ottimi inseriti in un piano alimentare perché idratano grazie all’acqua che contengono, proteggono la pelle e la vista per la Vitamina A presente e possono dare ulteriori vantaggi a chi ha necessità di energia a rapido utilizzo. Le marmellate di fichi sono una goduria per il palato, e forniscono energia al mattino per caricarsi in una giornata intensa e dispendiosa. La lotta sulla tavola è spesso fra marmellate o confetture di fichi, ciliegie, mele, ma chi assaggia quella di fichi, adatta peraltro anche a farcire dei biscotti o fare delle torte, spesso non dimentica l’equilibrio che c’è fra gli zuccheri che il fico possiede facendosi preferire ad altri frutti.
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Il fico è da bistrattare per tanti motivi
FALSO Il fico ha dalla sua che è l’unica pianta con un nome nel Paradiso Terrestre, le sue foglie furono usate da Adamo ed Eva per non restare nudi e da qui nasce il modo di dire “coprirsi con una foglia di fico”. Oggi questa frase si associa a una debole protezione che lascia intravedere ciò che si vuole nascondere, ma la foglia di fico è il primo vestito dell’uomo, è la prima maschera, è il primo mattone delle sovrastrutture mentali che non permettono di avere la massima trasparenza tra due persone. Il fico è la prima pianta che l’uomo usa per proteggersi, rendendolo cosciente della sua ignoranza e della sua fragilità. È anche oggetto di un miracolo di Gesù, noto come il fico maledetto, che secca una pianta senza frutti, ma è anche simbolo della Torah ebraica che ci ricorda come si può sempre trovare fra le tante foglie di un albero un frutto, anche se acerbo. Spesso si sente dire “non vali un fico secco” perché il legno della pianta non è utile in falegnameria: si spacca, non secca rapidamente e marcendo rovina i terreni in cui era piantato. Alcuni preferiscono la locuzione “non capisci un fico secco” ovvero non comprendere una cosa semplice riferendosi al fatto che il fico secco, di cui parleremo poi, è la quintessenza del fico fresco per cui non capire il concetto nella sua forma asciutta ed essenziale, non dà alcuna speranza di comprendere il concetto ampio ovvero il fico fresco.
I fichi hanno buone proprietà nutrizionali e sono utili per la nostra salute
VERO I fichi possono essere consumati sia freschi, quando è la loro stagione, che secchi durante il resto dell’anno. In generale sono ricchi di fibre per cui aiutano chi soffre di stitichezza e possono essere dei lassativi naturali molto efficaci specie se consumati a stomaco vuoto. Aiutano grazie al calcio che contengono: i 35 mg per etto nel caso del fresco lo rendono più interessante dei kiwi, delle carote, della lattuga e di tanti altri vegetali. Il consumo misurato di fichi è dunque utile per il sistema scheletrico, lo sviluppo e il mantenimento dei denti. Nel caso delle donne in dolce attesa mangiare dei fichi anche secchi contribuisce a raggiungere il fabbisogno giornaliero utile al nascituro per sviluppare correttamente spina dorsale e ossa. Aiutano poi anche a prevenire gli stati ipertensivi, per supportare il sistema immunitario e non ultimo rendere più protetta la pelle se usati in modalità definita “in out” ovvero sia usando dei cosmetici a base di fichi che agiscono dall’esterno, che ingerendo i fichi come alimenti convenzionali potendo agire così dall’interno dell’organismo.
Amo mangiare i fichi secchi durante tutto l’anno, non credo sia un grave errore
VERO Il fico secco contiene solo il 20% di acqua per etto di prodotto e oltre il 58% di zuccheri, mentre le fibre rappresentano circa il 13% ovvero quasi la metà di quanto ci spetta ogni giorno come dose consigliata. I fichi secchi si producono sia seccando i fichi al sole in modo controllato che in apposite stufe. Purtroppo in taluni casi questo processo li rende vulnerabili ad attacchi di insetti, alla colonizzazione di muffe e sono fra i prodotti da controllare per i livelli di micotossine eventualmente presenti. Di fatto la loro ricchezza di zuccheri ne limita il consumo a due o tre per porzione considerando che le calorie sono pari a circa 250 per etto e questo permette di mangiare circa 40 g di fichi secchi. Con l’asciugatura si concentrano anche gli antiossidanti fra cui gli onnipresenti polifenoli e i flavonoidi, le vitamine, il calcio e il potassio, trasformando questo in un alimento comodo da conservare, abbinabile ad esempio con la ricopertura di cioccolata, oppure con la farcitura di mandorle. La sua presenza a Natale è sinonimo di ricchezza, di prosperità, di augurio di fecondità per l’anno in arrivo e di convivialità.
Non ci sono controindicazioni per la mia salute nel mangiare fichi secchi o freschi
FALSO Purtroppo quando un alimento contiene tanti zuccheri e facile prevedere che per chi soffre di diabete possa essere da sconsigliare, ma anche chi deve controllare il proprio peso forma deve badare a quanti ne mangia, le calorie che apportano specie se secchi e addirittura arricchiti in cioccolato o con della frutta secca non sono da sottovalutare. Si tratta di un alimento da riscoprire, che merita di essere parte della tavola più spesso di quanto accada oggi, ma anche da valutare con il proprio medico specie se si rientra nelle categorie di persone che soffrono di diabete, patologie cardio vascolari, obesità etc. Un consumo “sbadato” può dare leggere forme di diarrea, l’azione lassativa d’altronde è nota, mangiarli con la buccia significa però introdurre della ficina. Questo enzima, molto simile alla bromelina dell’ananas, potrebbe interferire con alcuni farmaci e dare forme allergiche e per vari motivi non è considerato dall’EFSA come un composto nutraceutico alla pari di altre molecole utili al controllo del peso. Nel passato l’arrivo dell’estate spesso portava alla cronaca momenti di emergenza dovuti all’uso di latte di fico, che si ottiene dallo stacco del fico dal ramo, che nella tradizione era usato per proteggere la pelle da verruche etc., ma anche per auto abbronzarsi. Il latte di fico può dare addirittura delle ustioni alla pelle perché molto irritante e doloroso. Fortunatamente è controllabile con antiinfiammatori che risolvono buona parte dei problemi. Il vero rischio nasce da chi usa il latte di fico e si espone al sole: questo irrita ancora più rapidamente la pelle, creando delle macchie scure poco estetiche e che scompaiono nel corso dei mesi senza aver dato alla pelle il colore bronzo desiderato per l’estate, ma utile per la settimana bianca. Lo stesso latte di fico è anche alla base di formaggi dove nel passato sostituiva il caglio ottenendo ad esempio il formaggio fresco pugliese Pampanella molto simile al cacio ricotta servita ancora oggi su foglie di fico ben pulite che fanno da piatto, da aromatizzante e da rassodante il coagulo.
Conclusioni
In maniera gergale spesso si usa anche il termine “sei proprio un gran bel fico” per chi è furbo, di bella presenza mentre nella forma diminutiva di “fichetto” assume un valore di frivolezza e di molta apparenza. Tutto questo per sottolineare come il fico ha numerose accezioni verbali da usare in tanti modi con significati in un verso o nell’altro. Resta da sottolineare che il povero fico sulla tavola estiva rappresenta un alimento sano, utile e spesso additato in malo modo. Mai nella storia dell’uomo ci fu guerra più lunga e feroce tra fico e mela, mille significati, mille simbolismi che stranamente li vedono partire dallo stesso Eden e ritrovarsi divisi laddove la mela ha quasi sempre significati positivi e il fico spesso assume ruoli più negativi. Parafrasando Antonello Venditti “non sempre due frutti dello stesso ramo hanno lo stesso destino”.