Cinque virus, un agente chimico (il solvente industriale tricloroetilene) e uno metallico (il cobalto e i suoi composti) vanno a completare l’elenco di sostanze che il Department of Health and Human Services (HHS) degli Stai Uniti, deputato alla protezione della salute degli americani e alla fornitura di tutti i servizi sanitari, ritiene possano causare il cancro. In questi giorni il dipartimento Usa ha pubblicato il 14° Report on Carcinogens: i cinque virus sono quello dell’immunodeficienza umana 1 (HIV-1), il virus T-linfotropico di tipo T 1 (HTLV-1), il poliomavirus a cellule di Merkel (MCV) e due herpes virus, Epstein-Barr (EBV) e l’herpes virus associato al sarcoma di Kaposi (KSHV), collegati nell’insieme a oltre 20 tipi diversi di cancro, tra i quali quelli che colpiscono pelle (non melanoma), occhi, polmoni, stomaco e differenti forme di linfoma. Anche il cobalto e il tricloroetilene (conosciuto come trielina) entrano a far parte della lista.
Batterie e protesi al cobalto
Il cobalto è un elemento naturale usato per fare leghe metalliche e altri prodotti metallici impiegati in attrezzature militari e industriali, oltre che nelle batterie ricaricabili e in alcune protesi articolari ortopediche chirurgiche. Inoltre, si usa anche come pigmento per fare un ricco colore blu per il vetro, mattonelle e ceramiche. Le persone possono entrare in contatto con il cobalto in diversi modi: gli impianti industriali possono rilasciare composti di cobalto nell’aria e nel suolo. La popolazione può essere esposta a bassi livelli di cobalto dal consumo di cibo o acqua che possono essere contaminati con la sostanza.
Tricloroetilene: dalle industrie alle acque (come accaduti a Terni)
Il trilene è un solvente utilizzato principalmente per la rimozione di macchie nelle operazioni di lavaggio a secco e si trova in alcuni prodotti per la pulizia acquistabili anche dai consumatori. Può essere rilasciato nell’aria, nell’acqua e nel suolo dei luoghi dove viene utilizzato. Il tricloroetilene si degrada lentamente e resta nell’ambiente per lunghi periodi di tempo arrivando a contaminare anche le fonti di acqua potabile sotterranee. Una contaminazione di questo tipo ha riguardato le acque di Terni: all’inizio di quest’anno, sono stati resi noti i risultati di un’indagine condotta da Arpa e Provincia sull’area della Conca ternana volta a verificare, appunto, la presenza di tetracloroetilene, tricloroetilene ed altri solventi nelle acque. La ricerca, che ha interessato 127 punti di captazione per un’estensione di 24 kmq, era stata annunciata nel dicembre 2012 e finanziata dalla Regione con 50 mila euro a seguito dell’emergenza per la contaminazione verificatasi nell’area del polo chimico ternano (Polymer).