Per trattare o prevenire le infezioni da sindrome respiratoria acuta grave causata dal Covid-19, gli acidi cannabinoidi della canapa sono risultati molto adatti. A dirlo uno studio pubblicato sul Journal of natural products e firmato da Richard Van Breemen e altri.
Lo studio
Nei test di neutralizzazione del virus l’acido cannabigerolico e l’acido cannabidiolico hanno impedito l’infezione delle cellule epiteliali umane da parte di uno pseudovirus che esprime la proteina spike del Covid-19 e hanno impedito l’ingresso del virus vivo nelle cellule. Biodisponibili per via orale e con una lunga storia di uso umano sicuro, questi cannabinoidi, isolati o in estratti di canapa, hanno il potenziale per prevenire e curare l’infezione da Sars-CoV-2.
L’analoga ricerca di Sapienza e Federico II
Lo studio ottiene risultati analoghi a un’altra ricerca pubblicata nel 2020 sul British Journal of Pharmacology, e curato tra gli altri da alcuni ricercatori delle università della Sapienza di Roma e Federico II di Napoli. Questa sostiene che il cannabidiolo (Cbd), un fitocannabinoide non psicotropo, ha il potenziale di limitare la gravità e la progressione del Covid-19 per diversi motivi. Il primo è che gli estratti di cannabis sativa ad alto contenuto di cannabis sono in grado di sottoregolare l’espressione dei due recettori chiave per Sars-Cov2, poi il cannabidiolo esercita un’ampia gamma di effetti immunomodulatori e antinfiammatori e può mitigare la produzione incontrollata di citochine responsabile del danno polmonare acuto. Infine, può mostrare un’attività antivirale diretta e inibire lo sviluppo della fibrosi polmonare, migliorando così la funzione polmonare nei pazienti guariti. Ancora una freccia, dunque all’arco di chi da anni chiede la legalizzazione della cannabis in Italia.