La notizia, diffusa dallo stesso ministro della Transizione ecologica, Cingolani, che le bollette d’ottobre potrebbero rivelare agli italiani addirittura un 40% di aumento, ha scatenato un ampio dibattito, spingendo la politica e il governo a ragionare su una ristrutturazione stessa della forma bolletta. Alcune voci che nulla hanno a che fare con il consumo dell’ernegia, considerate capestro dai consumatori, potrebbero essere ridotte o addirittura eliminate. Rispetto a questo piano, c’è solo da aspettare e vedere se e come l’esecutivo si muoverà. A fianco a questo, però, va rilevato che c’è un altro aspetto importante cui mettere mano: l’iniquità introdotta dalla riforma del 2016 che ha penalizzato ancora di più i single e chi consuma poco, a causa dell’abolizione degli scaglioni e dell’introduzione del prezzo unico.
La riforma dell’iniquità
La riforma della tariffa elettrica che, partita nel 2016, si è conclusa il primo gennaio 2018 quando, ha introdotto il prezzo unico del chilowattora mandando in soffitta la progressività del costo dell’energia che faceva pagare di più chi più consumava.A nche gli oneri di sistema e le spese di trasporto hanno subito sostanziali cambiamenti visto che vengono spostati sempre di più dalla quota variabile (legata al consumo) a quella fissa. Sulle seconde case (clienti domestici non residenti) è scattata la parte fissa degli oneri di sistema di 135 euro che viene addebitata per la quota parte del primo bimestre. Di cosa parliamo? Fino al 31 dicembre 2015 ognuno di noi pagava i kWh in relazione al consumo e il prezzo era legato a cinque scaglioni: questa struttura di tariffazione tendeva a premiare chi consumava poco e a penalizzare chi aveva consumi annui più elevati. Con le nuove regole, viene prevista l’abolizione degli scaglioni.
Penalizzato chi consuma di meno
Secondo le stime dell’Authority nel 2017 su 8 profili di consumo circa 18 milioni di utenze avrebbero subito rincari, mentre solo circa 6 milioni di utenti avrebbero registrato vantaggi. E soprattutto, quello che andrebbe cambiato in previsione di un aumento costante delle bollette, è il principio che sostanzialmente vige ora: chi più consuma meno paga. E viceversa. Con la fine della progressività quasi 18 milioni di utenti domestici, con contratto di potenza di 3 kW, il più diffuso) esattamente 12,5 milioni con un consumo annuo di 1.500 kWh e 5,3 milioni di possessori di seconda casa con un consumo annuo basso di 900 chilowattora, pagheranno di più con la scomparsa degli scaglioni tariffari. Per esempio i single. Il punto di pareggio, ovvero, la fascia di consumo sotto la quale si paga di più e sopra la quale le bollette diventano più leggere è 2.700 kWh (potenza da 3 kW).