La giovane Ong investigativa bretone Splann!, ha pubblicato la sua prima indagine dedicata all’inquinamento atmosferico con l’ammoniaca in Bretagna, gas principalmente derivante dalle emissioni agricole e precursore delle polveri sottili, responsabili di morti premature. Obiettivo è quello di “porre l’ammoniaca nel dibattito pubblico”. Nonostante i sospetti che gravano sull’ammoniaca, l’indagine evidenzia la mancanza di risorse dedicate al monitoraggio di questo inquinante in una regione che concentra il 17% delle emissioni nazionali. Il report è accompagnato da una mappa interattiva delle emissioni in Bretagna, “prima regione emettitrice” per la sua “eccezionale” concentrazione di allevamento intensivo, con solo il 6% della superficie agricola utile in Francia ma il 58% del bestiame e della produzione di suini. Le emissioni di ammoniaca (NH3) sono “per il 95% di origine agricola, di cui l’80% da bestiame”, secondo l’istituto di ricerca Inrae. Avvengono principalmente durante lo spargimento di fertilizzanti organici (letame, liquame) e minerali (ammonitrati).
Ma l’ammoniaca contribuisce alla formazione di particelle fini nell’atmosfera, che promuovono il cancro e le malattie cardiovascolari, affermano i giornalisti. Secondo loro, uno studio pubblicato a maggio negli Stati Uniti dalla National Academy of Sciences attribuisce per la prima volta direttamente “le morti causate dall’inquinamento atmosferico alla produzione e al consumo di carne”. I ricercatori citano anche uno studio dell’ospedale universitario di Rennes pubblicato nel 2014 che rivela l’insufficienza respiratoria cronica negli allevatori la cui causa sono gli inquinanti agricoli. Il nord del Finistère, “il sito del maggiore inquinamento da ammoniaca”, è particolarmente preoccupato per l’aumento dell’asma.
Tra l’altro di recente l’ammoniaca è stata individuata come veicolo di trasmissione del coronavirus: secondo uno studio italiano che ha provato a spiegare perché i contagi da Sars-Cov-2 hanno riguardato aree maggioramente inquinante come la Pianura Padana e nello stesso tempo centri produttivi particolari, come i macelli, infatti, l’ammoniaca che si genera dagli scarti della lavorazione delle carne e che viene usata come antimicrobico nei macelli, così come quella presente nei reflui degli allevamenti intensivi o nei fanghi di depurazione usati come fertilizzanti nella Pianura Padana possono creare un ambiente favorevole alla diffusione del Covid-19.