Allarme dell’Oms: un’infezione su sei resistente agli antibiotici (inefficaci oltre il 40%)

Aumentano le infezioni resistenti agli antibiotici: nel 2023 una su sei si è rivelata tale e oltre il 40% degli antibiotici ha perso efficacia contro comuni infezioni del sangue, intestinali, delle vie urinarie e a trasmissione sessuale. Sono i dati allarmanti pubblicati oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità 

Negli ospedali di tutto il mondo aumentano le infezioni resistenti agli antibiotici: una su sei, tra quelle confermate in laboratorio nel 2023, si è rivelata tale e, tra il 2018 e il 2023, quasi la metà degli antibiotici (oltre il 40%) ha perso efficacia contro comuni infezioni del sangue, intestinali, delle vie urinarie e a trasmissione sessuale. Sono i dati allarmanti pubblicati oggi dall’Organizzazione mondiale della sanità nel rapporto Global Antibiotic Resistance Surveillance, che ha analizzato oltre 23 milioni di infezioni batteriche provenienti da 104 paesi.

Inefficace il 40% degli antibiotici, la minaccia maggiore sono i batteri Gram-negativi

Il rapporto ha valutato, per la prima volta, la prevalenza della resistenza in 22 antibiotici utilizzati per trattare infezioni comuni, legate a 8 patogeni batterici: Acinetobacter spp.Escherichia coliKlebsiella pneumoniaeNeisseria gonorrhoeaeSalmonella spp. non tifoidiShigella spp.Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae.
I batteri Gram-negativi rappresentano la minaccia maggiore,  tra cui E. coli e K. Pneumoniae, che sono i principali batteri resistenti identificati nelle infezioni del flusso sanguigno – tra le più gravi, spesso associate a sepsi, insufficienza d’organo e morte.
Oltre il 40% dei ceppi di E. coli e più del 55% di K. pneumoniae a livello mondiale risultano già adesso resistenti alle cefalosporine di terza generazione, trattamento di prima scelta per queste infezioni; in Africa la resistenza supera addirittura il 70%.
Anche altri antibiotici salvavita – tra cui carbapenemi e fluorochinolonistanno perdendo efficacia contro E. coliK. pneumoniaeSalmonella e Acinetobacter. La resistenza ai carbapenemi, un tempo rara, è in aumento, riducendo le opzioni terapeutiche e costringendo all’uso di antibiotici di ultima istanza, spesso costosi, difficili da reperire e non disponibili nei paesi a basso e medio reddito.

In Italia 54mila infezioni del sangue nel 2023; E. coli e Klebsiella tra i patogeni più diffusi 

Con 53.987 infezioni del flusso sanguigno segnalate nel 2023, l’Italia figura tra i paesi europei con il più alto numero assoluto di casi di batteriemia registrati nel report dell’Oms. Un dato che riflette da un lato una rete di sorveglianza microbiologica capillare e funzionante, ma dall’altro un carico di infezioni ospedaliere e resistenze antimicrobiche ancora significativo. Secondo il rapporto, quasi la metà delle infezioni (il 46%) è attribuibile a Escherichia coli e un ulteriore 21,9% alla Klebsiella pneumoniae. Insieme, i due batteri Gram-negativi coprono oltre due terzi dei casi totali, confermando la loro predominanza anche in ambito ospedaliero. Seguono Staphylococcus aureus con il 24,8% dei casi, Acinetobacter spp. con 4,9%, Streptococcus pneumoniae con 2,1% e Salmonella spp. con appena 0,2%, una delle percentuali più basse in Europa.

Rispetto agli altri paesi analizzati, l’Italia si colloca sopra la media globale per numero assoluto di infezioni, con valori paragonabili soltanto a Svezia (21.978) e Turchia (19.875). Le infezioni da Klebsiella pneumoniae e E. coli in Italia sono in linea con la media continentale, mentre la quota di Staphylococcus aureus è tra le più alte d’Europa, segno della persistente circolazione di ceppi resistenti come l’MRSA. Al contrario, Salmonella e S. pneumoniae risultano meno diffusi, indicando un buon livello di prevenzione per queste infezioni.
Nel complesso, i dati italiani confermano la solidità del sistema di monitoraggio, ma il peso dei Gram-negativi, la diffusione di S. aureus e l’elevato numero di casi complessivi segnalano che il nostro paese resta esposto a un rischio clinico rilevante, richiedendo politiche di stewardship antibiotica e prevenzione delle infezioni sempre più integrate.

Allarme dell’Oms: si stanno annullando i progressi della medicina

I medici che avvertono che il numero di decessi causati dalla resistenza ai farmaci crescerà rapidamente negli anni a venire. Soprattutto nei paesi a basso e medio reddito e in quelli con sistemi sanitari più deboli. Ad esempio nelle regioni del Sud-Est asiatico e del Mediterraneo orientale, un’infezione su tre è risultata resistente; nella regione africana una su cinque.

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“La resistenza antimicrobica sta superando i progressi della medicina moderna, minacciando la salute delle famiglie in tutto il mondo”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. “Man mano che i Paesi rafforzano i propri sistemi di sorveglianza sull’AMR, dobbiamo usare gli antibiotici in modo responsabile e garantire a tutti l’accesso ai medicinali appropriati, a diagnosi di qualità e ai vaccini. Il nostro futuro dipende anche dal rafforzamento dei sistemi di prevenzione, diagnosi e cura delle infezioni e dall’innovazione di antibiotici di nuova generazione e test molecolari rapidi al punto di cura”.

La partecipazione dei paesi al sistema di sorveglianza Glass è aumentata di oltre quattro volte, passando da 25 nel 2016 a 104 nel 2023. Tuttavia, il 48% dei paesi non ha trasmesso dati all’Oms nel 2023 e circa la metà di quelli che lo hanno fatto non disponeva ancora di sistemi in grado di generare dati affidabili. In molti casi, i paesi con le maggiori difficoltà sono anche quelli privi della capacità di monitorare efficacemente la propria situazione in materia di resistenza antimicrobica (AMR). L’Oms invita tutti i paesi a fornire dati al Glass entro il 2030, ad ampliare gli interventi coordinati in tutti i livelli dell’assistenza sanitaria e ad aggiornare le linee guida terapeutiche e le liste dei farmaci essenziali in base ai modelli locali di resistenza.