L’olio delle scatolette di tonno? Rischia di contenere più bisfenolo del pesce

TONNO MERCURIO

In un articolo per The Conservation, due scienziati che si occupano delle analisi del bisfenolo negli alimenti mettono sotto accusa i rivestimenti delle lattine: possono rilasciare sostanze tossiche nei cibi, soprattutto nei prodotti grassi. Ed elencano i i rischi e come difendersi.

Le scatolette di tonno e legumi, le lattine di bevande, le conserve di pomodoro: comode, resistenti, durevoli. In una parola, rassicuranti. Ma sotto quella patina di praticità potrebbe nascondersi una realtà meno nota e più inquietante: la migrazione di sostanze chimiche dai rivestimenti interni delle lattine agli alimenti. Una minaccia silenziosa che, nel tempo, può trasformarsi in un rischio concreto per la salute.

A mettere in guardia è una recente analisi firmata da Antía Lestido Cardama, dottore di ricerca, e Lara Pazos Soto, dottoranda presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Santiago de Compostela, pubblicata sulla piattaforma di divulgazione scientifica The Conversation. Il loro punto di vista è importante, dato si tratta di scienziati del gruppo di ricerca FoodChemPack dell’Università di Santiago de Compostela, che studiano i rivestimenti di lattine per bevande e alimenti per progetti come MIGRAEXPO, MIGRACOATING, BACFood4Expo e ACHED, in collaborazione con l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione (AESAN).

Dietro l’alluminio, il rischio invisibile

La funzione dei rivestimenti polimerici applicati all’interno delle lattine è, in teoria, protettiva: impediscono che il metallo venga a contatto diretto con l’alimento, evitando corrosione, alterazioni del gusto o contaminazioni. Il problema nasce quando alcuni componenti di questi rivestimenti – in particolare resine epossidiche ottenute a partire dal bisfenolo A (BPA)rilasciano sostanze nocive nel cibo.

Il BPA è un noto perturbatore endocrino, in grado di interferire con il sistema ormonale, contribuendo allo sviluppo di obesità, diabete e disturbi della fertilità. Vietato nei biberon fin dal 2011, è stato definitivamente bandito da tutti i materiali a contatto con gli alimenti dall’Unione Europea nel 2025. Tuttavia, i suoi derivati – come il BADGE e il meno noto ciclo-di-BADGE – sono ancora presenti in molti contenitori. E, cosa ancora più preoccupante, non sono attualmente regolamentati, nonostante la scarsità di dati tossicologici certi.

Il paradosso dell’olio del tonno

Secondo le rilevazioni del gruppo di ricerca spagnolo, la migrazione delle sostanze risulta più intensa negli alimenti grassi: ad esempio nel tonno sott’olio, nei prodotti in salsa o marinati, rispetto alle versioni “al naturale”. In queste condizioni, la barriera protettiva si comporta come una spugna al contrario: rilascia sostanze chimiche che finiscono per contaminare l’alimento.

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Una scoperta tanto importante quanto controintuitiva: l’olio del tonno, spesso riutilizzato per condire insalate o pasta, può rivelarsi il veicolo principale delle sostanze indesiderate.

Anche riscaldare il cibo direttamente nella lattina – abitudine comune in campeggio – è fortemente sconsigliato: il calore accelera il trasferimento dei composti chimici, amplificando l’esposizione.

Più grassi, più assorbimento

Non è solo una questione di “contatto”. Lo studio ha simulato, in laboratorio, il processo digestivo umano per capire quanta parte di queste sostanze venga effettivamente assorbita. I risultati indicano che la bioaccessibilità aumenta con la presenza di grassi, ed è influenzata anche dall’età: bambini e anziani, avendo un pH gastrico meno acido, sarebbero più vulnerabili.

Le quantità rilevate nelle analisi restano entro i limiti europei. Ma l’aspetto più insidioso è quello cumulativo: queste sostanze si incontrano non solo nei cibi, ma anche nell’acqua, nell’aria, nei cosmetici, nei materiali plastici. Un’esposizione che, anche a dosi basse ma costanti, può nel tempo danneggiare l’organismo.

Buone abitudini per proteggersi

La ricerca, pur non lanciando allarmi immediati, invita a una riflessione critica sulle nostre abitudini. E a qualche semplice ma importante precauzione:

  • Non riscaldare direttamente i cibi in scatola

  • Evitare il riutilizzo dei liquidi di conservazione (come l’olio del tonno o l’acqua dei legumi)

  • Preferire prodotti in contenitori alternativi (vetro o Tetra Pak) quando possibile

  • Ridurre il consumo regolare di alimenti conservati in olio o marinate

Anche piccoli gesti quotidiani possono contribuire a un’alimentazione più consapevole e sicura, soprattutto per i soggetti più sensibili come i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani.


Articolo basato sull’analisi di Antía Lestido Cardama e Lara Pazos Soto, pubblicata su The Conversation.
Progetto di ricerca in collaborazione con l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione (AESAN)