Coralli, all’acquario di Genova nasce una bioplastica per salvarli dal rischio estinzione

Una bioplastica intelligente, a base di olio di sioa, per salvare i coralli dal rischio estinzione: è l’innovativa soluzione sviluppata dalla collaborazione tra università di Milano-Bicocca, istituto italiano di Tecnologia e acquario di Genova 

Una soluzione (tutta italiana) per salvare la barriera corallina sempre più a rischio. È la nuova soluzione sviluppata da un gruppo di ricerca congiunto dell’università di Milano-Bicocca, dell’istituto italiano di Tecnologia (IIT) e dell’acquario di Genova, e descritta in uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Materials. Si tratta di una biopasta green, fatta di materiale intelligente completamente biodegradabile, in grado di ancorare i coralli e accelerarne la crescita grazie alla tecnologia della mineralizzazione elettrochimica.

Il nuovo materiale, battezzato “Active Biopaste”, è una pasta a base di olio di soia modificato e grafene che, una volta mescolata, indurisce in modo controllabile e diventa un substrato solido e conduttivo per ancorare frammenti di corallo e favorire la Mineral Accretion Technology (MAT), una tecnica che ne stimola la crescita.

“Ciò che rende unica la nostra soluzione è l’integrazione di due funzioni fondamentali in un solo materiale innovativo – spiega Gabriele Corigliano, primo autore dello studio e dottorando in Scienze Marine alla Bicocca e nell’unità Smart Materials – Da un lato, questa pasta semplifica il fissaggio dei coralli, rendendolo più sicuro e affidabile sia nei vivai subacquei sia sulla barriera corallina. Dall’altro, grazie alle sue proprietà conduttive, stimola la crescita dei coralli attraverso la Mineral Accretion Technology (Mat), una tecnica che utilizza correnti elettriche a bassa intensità per depositare su strutture metalliche carbonato di calcio, il materiale impiegato dai coralli per costruire i propri scheletri. A differenza della Mat tradizionale, non sono più necessarie strutture permanenti, scongiurando il rischio di corrosione e inquinamento nel tempo. Nel complesso, il nostro approccio favorisce attivamente la crescita dei coralli ed è sicuro per la vita marina».

Un risultato importante per la salvaguardia di ecosistemi a rischio estinzione. “Questo studio rivela il profondo cambiamento che sta coinvolgendo le Scienze marine – osserva Simone Montano, professore associato al Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra e vicedirettore del MaRHE Center dell’Università di Milano-Bicocca – La sinergia nata tra i tre gruppi di ricerca dimostra come lo sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili consenta di guadagnare il tempo necessario affinché le politiche di mitigazione producano effetti concreti. Solo con sforzi congiunti come questo potremmo permettere alla natura di tornare al suo equilibrio originale”.

Un cerotto per curare i coralli da malattie infettive (riducendo gli antibiotici)

Alla stessa collaborazione si deve anche un secondo importante contributo alla tutela dei reef, pubblicato sulla rivista One Earth: un sistema eco-compatibile per la somministrazione mirata di antibiotici ai coralli malati, una sorta di cerotto che unisce un film idrofilo caricato con antibiotici e realizzato con chitosano (polimero che deriva dai crostacei) a un sigillante naturale idrofobico a base di cera d’api e oli vegetali di girasole e lino, tutti materiali naturali che una volta degradati non danneggiano l’ecosistema marino.

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“Questa tecnologia ci permette di curare i coralli da malattie aggressive che tendono a danneggiarne i tessuti e a diffondersi rapidamente nelle barriere coralline – spiega Vincenzo Scribano, dottorando dell’Università di Milano-Bicocca e dell’unità Smart Materials dell’Istituto Italiano di Tecnologia – Grazie al doppio strato, gli antibiotici vengono rilasciati esclusivamente sulla zona infetta del corallo e la somministrazione è isolata grazie alla pasta sigillante che ne previene la diffusione nell’ambiente marino. La tecnologia si è dimostrata particolarmente efficace contro una malattia della famiglia delle necrosi tissutali, molto diffusa nelle acquaculture”. Nei test in acquario, la terapia ha bloccato la progressione della malattia in oltre il 90% dei casi trattati.

Questi risultati si inseriscono in un percorso di ricerca avviato da anni dal team congiunto dell’università di Milano-Bicocca, dell’Iit e dell’acquario di Genova, che ha già portato in passato a soluzioni innovative come l’impiego della curcumina, una sostanza antiossidante naturale estratta dalla curcuma, nel ridurre lo sbiancamento dei coralli. Materiali e innovazioni sono stati sperimentati presso la sede del MaRHE Center all’interno dell’acquario di Genova che risulta un luogo ideale per sviluppare soluzioni utili per la conservazione del mondo marino. Una visione che guarda al mare non solo come ecosistema da proteggere, ma anche come laboratorio per immaginare un futuro più sostenibile e in armonia con l’ambiente.