
Dalla Francia arriva uno studio choc, condotto da un gruppo di ricercatori di istituti pubblici, che hanno trovato il biossido di titanio (vietato negli alimenti dal 2022) in tutti i campioni di latte vaccino, nell’83% del latte artificiale e nel latte materno delle donne coinvolte nel test. Da dove arriva questa diffusa contaminazione?
Allarme biossido di titanio nel latte. Nonostante sia vietato dal 2022 negli alimenti, l’additivo, in forma di nanoparticelle, si ritrova nel 100% dei campioni di latte vaccino, d’asina o di capra — freschi o in polvere, biologici o convenzionali, analizzati da un gruppo di ricercatori francesi. Una contaminazione diffusa che, molto probabilmente, arriva dalle numerosi fonti di esposizione visto che il biossido di titanio è ancora molto utilizzato in cosmetici, dentifrici, farmaci, creme solari, vernici e plastiche varie.
Ed è una contaminazione che preoccupa parecchio essendo il latte un alimento altamente simbolico, indispensabile fin dai primi giorni di vita. La bevanda si è rivelata un eccellente indicatore dell’esposizione materna agli inquinanti.
I risultati dello studio choc
Un’équipe di ricercatori dell’Inrae (Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente), del centro di radiazione sincrotrone Soleil e del Cnrs (Centro nazionale di ricerca scientifica) ha misurato la quantità di questo composto in diversi tipi di latte (umano, animale e nelle formule per neonati): il 100% dei campioni di latte vaccino, d’asina o di capra, freschi o in polvere, biologici o convenzionali, è risultato contaminato da nanoparticelle. Tra i latti artificiali (bio o convenzionali e di tutte e tre le fasce d’età), l’83% dei campioni ha evidenziato una presenza, e non in piccole quantità: sono state rilevate da 6 milioni a 3,9 miliardi di particelle di titanio per litro di latte artificiale. Nel latte animale, invece, sono state trovate da 16 a 348 milioni per litro. Infine, particelle di TiO₂ sono state riscontrate anche nel latte di tutte e dieci le donne volontarie, residenti a Parigi o nella prima periferia, che si sono sottoposte allo studio. Le concentrazioni variavano, con alcuni campioni che presentavano fino a 15 volte più TiO₂ rispetto ad altri. Questo dimostra che il biossido di titanio è in grado di attraversare la barriera della ghiandola mammaria.
Dentifrici, creme solari, farmaci, cosmetici: una presenza diffusa, che arriva fino all’acqua
Da tempo ormai è noto che il biossido di titanio è potenzialmente pericoloso per la salute, ancor più se utilizzato sotto forma di nanoparticelle. Già nel 2006 il Circ lo ha classificato come “possibile cancerogeno per l’uomo per via inalatoria”. Uno studio dell’Inrae del 2016 ha sollevato il sospetto che possa essere cancerogeno anche per ingestione. Ciò non ha impedito all’industria alimentare di continuare a utilizzarlo come colorante (E171 nella nomenclatura europea) fino al 2022, anno della sua messa al bando in Europa (in Francia addirittura è stato vietato due anni prima). Ma ancora oggi il TiO₂ “è ampiamente utilizzato in una moltitudine di prodotti di uso quotidiano (dentifrici, creme solari, farmaci, cosmetici, plastiche, carta, vernici, ecc.)”.
Studi precedenti hanno evidenziato la presenza di TiO₂ nelle acque superficiali (laghi, fiumi, stagni, canali, mari), comprese le fonti destinate all’acqua potabile e al riempimento delle piscine, nelle acque sotterranee, nei suoli e nell’aria. Le particelle di biossido di titanio provenienti da queste fonti si sommano a quelle rilasciate dalle attività industriali, dall’erosione di vernici e smalti degli edifici o dall’uso come fertilizzante sotto forma di nanoparticelle.
Il biossido di titanio attraversa la ghiandola mammaria
Le dimensioni delle nanoparticelle, inferiori a 100 nanometri, sono un fattore chiave per via delle loro proprietà chimico-fisiche, differenti rispetto a quelle delle particelle più grandi, e sono in grado di attraversare la barriera placentare.
Questo studio sulla contaminazione del latte dimostra che l’esposizione dei neonati non si ferma alla nascita ma si protrae anche dopo. Studi futuri potrebbero approfondire la caratterizzazione delle particelle di titanio nel latte (dimensione, percentuale di particelle inferiori ai 100 nm, tipo di minerali contenenti titanio, forma cristallina) per valutare la tossicità delle diverse combinazioni di particelle a seconda della specie e del tipo di latte. Inoltre prossime ricerche su donne residenti nella regione di Parigi (aree urbane note per livelli elevati di esposizione al titanio) valuteranno l’influenza della dieta e dell’uso di cosmetici, farmaci e altri prodotti contenenti titanio sui livelli di esposizione.








