Veneto, estirpate vigne per il prosecco contro i parassiti. Zanoni: “Meglio combatterli fermando la monocoltura intensiva”

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Il Veneto approva l’estirpazione di due ettari di vigneti a Valdobbiadene per contrastare la diffusione del parassita cicalina. Andrea Zanoni (commissione Ambiente del Consiglio regionale) attacca: “Hanno approvato inutilmente un pesticida neonicotinoide. Il vero problema è la monocultura del prosecco”

Lo scorso 27 giugno l’Assessore regionale veneto all’Agricoltura, Federico Caner, ha annunciato l’estirpazione di due ettari di vigneti a Valdobbiadene per contrastare la diffusione della flavescenza dorata, una fitopatia grave trasmessa dalla cicalina Scaphoideus titanus. Andrea Zanoni, consigliere regionale di Europa Verde e membro della commissione Ambiente, da anni si batte contro l’eccessiva proliferazione di vigneti per la produzione del prosecco in Veneto, quella che lui chiama “la monocoltura” del famoso vino, e che negli anni ha prodotto e ancora produce problemi per l’ambiente e per le popolazioni locali legati all’uso dei pesticidi.

Le richieste di deroga per i pesticidi dannosi

Rispetto alla flavescenza, Zanoni spiega: “Il drammatico diffondersi di questa malattia in Veneto si combatte anche con pesticidi vietati a livello europeo, come il Closer contenente sulfoxaflor, un neonicotinoide letale per api e impollinatori, il cui uso è stato autorizzato dal Ministero della Salute a seguito della richiesta presentata proprio dalla Regione Veneto”. Nel 2023, un’analoga richiesta di deroga era stata rifiutata dal ministero della Salute.  Si trattava del clorpirifos, il pesticida neurotossico per lo sviluppo, tristemente chiamato “nemico dei bambini“, e per questo bandito dal gennaio 2020 in Europa. L’autorizzazione straordinaria era stata richiesta dalle Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia per il trattamento nei vitigni del Prosecco ma, dopo una dura battaglia portata avanti dagli ambientalisti, il ministero della Salute ha detto no.

Zanoni: la monocultura uccide la biodiversità

“Ma cosa c’è dietro questa emergenza? – continua Zanoni, tornando al presente –  Anni di espansione incontrollata dei vigneti hanno portato a una monocoltura che impoverisce la biodiversità e ora presenta il conto. Ho presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per sapere: Chi paga i costi di queste estirpazioni? Quanti fondi pubblici vengono utilizzati?  Che trattamenti chimici sono stati autorizzati e con quali tutele per il biologico e per gli apicoltori? Nel frattempo, sto ancora aspettando la risposta dell’Assessore regionale all’Agricoltura ad un’altra mia interrogazione con cui chiedevo su come siano stati avvisati agricoltori biologici e apicoltori dell’uso in deroga del pesticida killer delle api. Non possiamo accettare che la collettività paghi i danni causati da un modello agricolo sbilanciato, che arricchisce pochi e lascia i costi — economici e ambientali — a tutti noi. L’agricoltura del futuro dev’essere sostenibile, rispettosa del territorio e della salute, ovvero biologica. Ma l’agricoltura biologica va adeguatamente finanziata e non demonizzata come accade in Veneto”.