Tutti i nomi che l’industria usa per travestire gli zuccheri

ZUCCHERI

Glucosio, fruttosio, sciroppi e zuccheri travestiti. L’industria alimentare sostituisce il comune saccarosio con decine di dolcificanti diversi, spesso senza trasparenza. E con differenti rischi per la salute

Chi pensa che basti evitare la parola “zucchero” in etichetta per ridurre i rischi legati al suo consumo si sbaglia. Senza contare gli edulcoranti, che abbiamo approfondito diverse volte sottolineandone i rischi emergenti, l’industria alimentare ha trovato il modo di addolcire i propri prodotti con decine di ingredienti alternativi, dal suono tecnico o innocuo, che spesso confondono i consumatori. Eppure, il risultato per la salute può essere anche peggiore di quello dello zucchero comune.

Non solo zucchero: oltre 60 nomi per lo stesso sapore

Dietro nomi come sciroppo di glucosio-fruttosio, maltodestrina, destrosio, latte in polvere dolce, sciroppo d’agave e malto, si nasconde in realtà lo stesso principio: zuccheri semplici o doppi che dolcificano e aumentano le calorie.

Lo zucchero da tavola (saccarosio) è un disaccaride composto per metà da glucosio e per metà da fruttosio. Ma è soprattutto la presenza isolata del fruttosio a preoccupare i nutrizionisti.

“Il fruttosio in eccesso viene metabolizzato dal fegato e può portare a una steatosi epatica, ovvero al cosiddetto fegato grasso”, spiega Stefan Kabisch, ricercatore nutrizionista della Charité di Berlino. “Da lì si aprono le porte a dislipidemie, insulino-resistenza, diabete tipo 2 e malattie cardiovascolari”.

Perché l’industria usa tanti zuccheri diversi?

Per due motivi principali:

  1. Convenienza economica: molti dolcificanti industriali (come lo sciroppo di mais) costano meno del saccarosio.

    sponsor
  2. Strategia di etichettatura: usando più dolcificanti diversi, si evita che la parola “zucchero” compaia ai primi posti della lista ingredienti – dove si trovano le sostanze presenti in maggior quantità.

Il risultato? Prodotti che sembrano meno zuccherati di quanto realmente siano, ma che possono contenere dosi elevate di zuccheri semplici.

Le varianti più diffuse nei prodotti industriali

Sciroppo di glucosio

Derivato dall’amido di mais o frumento, contiene quasi solo glucosio e pochissimo fruttosio (<5%). Ha un potere dolcificante inferiore ma è economico.

Sciroppo di glucosio e fruttosio

Contiene dal 50 al 95% di glucosio, il resto è fruttosio. Usato in bevande, biscotti, gelati, marmellate e prodotti da forno. È una miscela di zuccheri ottenuta dal mais e non dalla barbabietola o dalla canna. Queste miscele sono molto utilizzate in ambito sportivo perché vengono assorbite in modo diverso rispetto allo zucchero da tavola dando all’atleta maggiore energia e resistenza. Sugli sciroppi di mais gli studi sono in continua evoluzione e le ipotesi di danno epatico e intestinale sono ricorrenti

Sciroppo di fruttosio e glucosio

Contiene più del 50% di fruttosio, il che lo rende più dolce ma anche più dannoso in caso di consumo eccessivo. Non è obbligatorio dichiararne le percentuali esatte.

HFCS (High Fructose Corn Syrup)

Detto anche sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, è un dolcificante liquido industriale ottenuto dall’amido di mais, ampiamente utilizzato nei prodotti alimentari confezionati, soprattutto negli Stati Uniti e in crescente misura anche in Europa. Le sue varianti possono arrivare fino al 90% di fruttosio.

Sciroppo di zucchero invertito

Usato in bevande e dolciumi, tecnicamente questo composto, detto anche “miele industriale”, non è altro che saccarosio (quindi zucchero da tavola) che a seguito di un processo detto “inversione”, si divide chimicamente nei suoi due componenti monosaccaridi: glucosio e fruttosio. Il prodotto finale ha un potere dolcificante maggiore e una consistenza e anche un gusto quasi “identici” al miele

Sciroppo di maltitolo

Viene annoverato nei polioli, ma in realtà fornisce calorie (2,4 kcal x g) e rilascia glucosio come uno zucchero classico, perché chimicamente è costituito per metà da un polialcol e per l’altra metà da uno zucchero

E gli zuccheri “naturali”?

Non fatevi ingannare dai dolcificanti “naturali” o “alternativi”:

  • Sciroppo d’agave: circa 75% fruttosio

  • Succhi concentrati di mela o pera: fruttosio dominante

  • Miele: mediamente più fruttosio che glucosio, con piccole quantità di altri zuccheri

  • Zucchero di cocco: circa 80% saccarosio; spesso addizionato con zucchero comune (secondo test di laboratorio)

Sebbene contengano anche sali minerali o antiossidanti, la quantità necessaria per ottenere benefici sarebbe talmente alta da vanificare ogni effetto positivo.

Quanto zucchero possiamo davvero permetterci?

Secondo l’OMS, non dovremmo superare i 50 grammi di zuccheri liberi al giorno, cioè 10 cucchiaini per un adulto sano. Questo include tutti gli zuccheri aggiunti e quelli naturalmente presenti in miele, succhi, sciroppi e frutta trasformata.

Attenzione però: le etichette nutrizionali non specificano il contenuto di fruttosio, ma solo il totale degli zuccheri.