Pfas, la lettera di 20 scienziati contro il tentativo di restringere la definizione degli inquinanti per sempre

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Un gruppo di 20 scienziati di fama internazionale ha lanciato un appello contro i tentativi di restringere la definizione di “Pfas”, che indebolirebbero la regolamentazione di queste sostanze chimiche inquinanti e dannose, facendo un favore all’industria

 

Un gruppo di 20 scienziati di fama internazionale ha lanciato un appello contro i tentativi di restringere la definizione di “Pfas”, che indebolirebbero la regolamentazione di queste sostanze chimiche inquinanti e dannose, facendo un favore all’industria. Le sostanze perfluoroalchiliche, utilizzate come impermeabilizzanti e ritardanti di fiamma su molti prodotti (vestiti, pentole, elettrodomestici), sono molto persistenti e diversi studi li hanno trovati in acqua, in aria e persino nel sangue umano.

La lettera degli scienziati

Un gruppo di scienziati sta ora lanciando l’allarme sui tentativi, anche da parte di alcuni individui e gruppi dell’Unione internazionale di chimica pura e applicata (Iupac), di restringere l’attuale definizione internazionale di Pfas in modi che potrebbero escludere alcuni sottogruppi chimici. Come scrive il Guardian, che riporta la notizia, l’anno scorso l’IUpac ha lanciato un progetto volto a fornire “una definizione rigorosa… e una comunicazione armonizzata sui Pfas”. Un articolo redatto dal presidente del progetto dà credibilità a proposte di classificazione più restrittive e afferma che è necessario trovare “un equilibrio tra rigore scientifico, considerazioni economiche e prospettive sociali per un’efficace regolamentazione dei Pfas”.

I timori di un favore all’industria

Ma in un articolo pubblicato questa settimana su Environmental Science & Technology Letters, il gruppo di scienziati difende l’attuale definizione, definendola “scientificamente fondata, inequivocabile e adatta a identificare queste sostanze chimiche”. e accusa, sostenendo che il tentativo di modificare la definizione è “motivato politicamente e/o economicamente, piuttosto che scientificamente”. “Stanno confondendo la definizione chimica di Pfas con una definizione normativa di Pfas”, ha affermato il Prof. Ian Cousins ​​dell’Università di Stoccolma al Guardian, “La definizione dell’Ocse non era intesa come una definizione normativa… la confusione che causerà sarà anche dannosa e sospetto che creare confusione sia uno dei loro obiettivi”.

Le normative in ballo

Gli autori della lettera temono che se la definizione restrittiva di Pfas venisse approvata, potrebbe essere considerata un punto di riferimento per gli Stati e per l’Unione europea che negli ultimi anni stanno modificando la normativa per ridurre la presenza di Pfas nell’ambiente, aumentando controlli e riducendo soglie limite, e che potrebbero cambiare direzione verso un approccio più soft. Sul tavolo c’è la proposta della Commissione Ue (basata sulla definizione di Pfas raccomandata dall’Ocse nel 2021) di divieto di utilizzo delle sostanze perfluoroalchiliche a partire dal 2026, che metterebbe in difficoltà diverse aziende che utilizzano regolarmente i Pfas.

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Metrangolo (Iupac): “Discussione necessaria per fare chiarezza”

Pierangelo Metrangolo, professore ordinario presso il Politecnico di Milano e co-presidente del progetto Iupac, ha dichiarato al Guardian che “la motivazione scientifica risiedeva nel vivace dibattito in letteratura – che rifletteva opinioni divergenti – e nel fatto che le varie agenzie di regolamentazione utilizzavano definizioni diverse. Pertanto, ritenevamo che un progetto Iupac fosse tempestivo”, “Attualmente, il Tg (task group) non ha ancora raggiunto alcuna conclusione definitiva e non vi sono indicazioni che alcuni sottogruppi di sostanze chimiche possano essere esclusi. Ancora più importante, l’IUpac non ha ancora approvato nulla”. Metrangolo ha nel suo curriculum, tra le tante attività, anche un ruolo di consulente di ricerca e membro del Comitato Tecnico della Cattedra Solvay Solexis-Politecnico su “Chimica del fluoro e materiali fluorurati”. La già Solvay, oggi Syensqo, è il polo industriale di Spinetta Marengo, produttore di Pfas e attualmente coinvolto nel processo per disastro ambientale nella zona circostante.

Valsecchi (Cnr): Rischio politiche meno protettive

Tra i firmatari della dichiarazione anche l’italiana Sara Valsecchi dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr, che studia la contaminazione Pfas nel nostro paese da anni. A ilfattoquotidiano.it, Valsecchi dichiara: “Temiamo, però, che questo sforzo e il progetto portato avanti sia motivato da ragioni politiche o economiche, piuttosto che scientifiche. Una definizione di Pfas – spiega Sara Valsecchi a ilfattoquotidiano.it – approvata dalla Iupac e potenzialmente più ristretta potrebbe conferire un’indebita legittimità all’approvazione da parte di un’organizzazione scientifica riconosciuta a livello mondiale e, di conseguenza, influenzare gli enti normativi ad adottare politiche meno protettive”.

L’appello a utilizzare la definizione Ocse

Per questo, per gli scienziati firmatari della lettera esortano le istituzioni a continuare a utilizzare la definizione Ocse come base per una regolamentazione armonizzata, anche prevedendo “esenzioni giustificate”, ma senza modificare la definizione generale di ciò che costituisce un Pfas.