Dal congresso della Società italiana di medicina estetica arriva un messaggio forte e chiaro: prima dei 30 anni è inutile ricorrere a interventi estetici. Rischi e controindicazioni in un servizio del Salvagente
Fino a qualche anno fa gli interventi estetici erano relegati a quella fascia di età in cui si inizia ad invecchiare e non ci si piace più. Oggi, purtroppo, non è più così e sono sempre di più i giovani, anche sotto i 25 anni, che si rivolgono alla chirurgia estetica con la speranza di prevenire l’invecchiamento. Un fenomeno più che allarmante, e ad attestarlo è direttamente Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime), che da oggi a domenica è riunita in congresso a Roma. “Nei giovanissimi, negli adolescenti in particolare, gli unici interventi preventivi di medicina estetica che possano avere un senso sono il check up, quindi la visita di medicina estetica e l’istruzione alla prevenzione (esposizione solare corretta, utilizzo di filtri solari, corretta dieta e attività fisica, evitare il fumo). Tutto il resto non ha senso perché non esistono terapie fatte al di sotto dei 25-30 anni che possano avere una valenza preventiva vera e propria. Prima di quell’età dunque è inutile ricorrere a questi trattamenti”.
Dalla prejuvenation alla beauty burnout
L’allarme è proprio sulla diffusione di “ritocchi prejuvenation”, che consistono nell’affrontare i primissimi segni dell’invecchiamento, sul nascere, prima che diventino visibili. Durante il congresso sono stati presentati i dati raccolti da Telpress sui social media, tra gennaio e aprile 2025, e che riguardano il tema della bellezza e della medicina estetica (monitorate oltre 23 milioni di impressions totali e 458.000 interazioni). I social che hanno raggiunto un pubblico maggiore sono risultati YouTube (3.760 post), siti web di settore (2.940 post), Instagram (755 post), Facebook, X e TikTok. Se il sentiment negativo ha riguardato l’11,2% dei casi, quello positivo oltre il 66%. Le tematiche dei post con tono negativo sono relative ai medici che praticano trattamenti illegali, all’intelligenza artificiale applicata alla medicina estetica e al cosiddetto ‘beauty burnout’, una nuova declinazione di stress esistenziale generata dal dover essere ‘belli a tutti i costi’. Il nuovo termine è associato “all’impegno eccessivo nel mantenere standard estetici elevati e percepiti come obbligatori e nasce dalla crescente pressione sociale – dai social media – che porta a dover essere belli sempre”.
Bartoletti è chiaro: “Gli interventi di ringiovanimento vanno riservati alla fascia d’età dai 30 anni in su e devono sempre essere preceduti da una valutazione approfondita (check up di medicina estetica o almeno check-up cutaneo) per un’opportuna personalizzazione. I trattamenti iniettivi con acido ialuronico vanno riservati ad un’età più avanzata, quando i fibroblasti cominciano a perdere efficienza e hanno bisogno di una stimolazione più diretta. Anche il ricorso ai laser deve essere comunque molto ‘soft’ e prudente in questa fascia d’età perché il laser riscaldando la cute, provoca una retrazione fibrotica e non è opportuno cominciare a provocare una fibrosi all’interno del derma già a 30-35 anni; sono interventi appannaggio di un’età più matura. Il laser va considerato lo step successivo alla biostimolazione iniettiva”.
Testimonianze di pazienti e medici sul Salvagente di dicembre 2023
A proposito di rischi e controindicazioni di questo tipo di ritocchi estetici, sul numero del Salvagente di dicembre 2023 abbiamo pubblicato un ampio servizio con alcune testimonianze dirette di chi si è sottoposto ad interventi estetici, come quella di Barbara, che ci ha raccontato come ha vissuto il mese successivo all’intervento di bleferoblatica, prima che le venissero tolti i punti e potesse tornare a “mostrarsi al mondo”.
Abbiamo anche intervistato il dottor Claudio Bernardi, presidente dell’Associazione di chirurgia plastica estetica, che ci ha spiegato come si arriva a un intervento, quali sono le controindicazioni e cosa deve considerare chi decide di sottoporsi a lifting o interventi al viso. Alla domanda sui possibili effetti collaterali per interventi fatti quando si è troppo giovani, il dottor Bernardi ha risposto: “Più che effetti collaterali il rischio maggiore è quello di avere risultati non naturali. L’attenzione al posizionamento delle cicatrici per esempio è fondamentale per dare risultati naturali e alcuni dettagli del viso devono essere migliorati, non certo peggiorati. La conoscenza dell’anatomia è fondamentale quando si tratta di riposizionare tessuti: il rischio maggiore, qualora non vengano rispettale le caratteristiche morfologiche individuali, è di avere risultati non naturali con cicatrici visibili o stigmate (lobo auricolare deformato, angoli della bocca estremamente “tirati”). Anche risultati tutti uguali con caratteristiche stereotipate sono da considerare indesiderati. Solo un chirurgo plastico esperto e preparato è in grado di garantire un risultato naturale che rispetti le caratteristiche di ciascun viso, migliorando contorni e profili. Come in tutti gli interventi chirurgici – ha sottolineato Bernardi – esistono rischi e complicanze. I primi vanno ridotti preventivamente e le possibili complicanze riconosciute dal chirurgo e prontamente trattate”.
Con il professore di psicologia Gianluca Castelnuovo, abbiamo approfondito i risvolti da un punto di vista psicologico. Il professore ha spiegato che “l’eccessiva paura di invecchiare nasce da un concetto erroneo diffuso nella nostra cultura che considera l’invecchiamento come una malattia cronica”. Una fobia che si può sviluppare anche da giovani, addirittura adolescenti, quando si inizia a farsi prendere dall’ansia perché non si riescono ad avere le stesse performance (magari sportive) di qualche anni prima. Nella testa si sviluppa il tarlo di cominciare a perdere dei colpi, di andare a peggiorare, e non ci si fida più del proprio corpo”. A quel punto bisogna intervenire: “Se una persona si accorge che sta cominciando a pensare troppo all’invecchiamento, si guarda eccessivamente allo specchio, comincia ad attuare comportamenti diversi dal solito, magari esce di meno o esce preoccupata. Questi sono i casi in cui bisogna chiedere un aiuto a una figura esterna, in un contesto riservato e non giudicante, dove si può parlare liberamente”.