Un contaminante eterno nel calice del vino europeo

VINO

Un’inchiesta indipendente dell’Ong Pan Europe svela la rapida ascesa dell’acido trifluoroacetico nei vini di 10 paesi dell’Ue, Italia compresa. Un problema che sembra legato all’uso di pesticidi e gas fluorurati

C’è una nuova, inquietante presenza che accompagna le nostre cene, i brindisi, le degustazioni. È invisibile, inodore e soprattutto persistente: si chiama acido trifluoroacetico (TFA) e ultimamente sembra essere presente un po’ ovunque lo si cerchi. È un sottoprodotto della degradazione di gas fluorurati e pesticidi PFAS, due delle più pericolose classi di inquinanti chimici del nostro tempo. Secondo il rapporto Message from the Bottle, pubblicato il 23 aprile 2025 dalla rete europea PAN Europe, il TFA ha contaminato sistematicamente anche i vini europei

L’indagine: 49 vini, 10 paesi, un solo risultato

I ricercatori hanno analizzato 49 vini provenienti da 10 paesi dell’Unione Europea, tra cui Francia, Germania, Spagna, Svezia, Croazia, Austria e naturalmente Italia. I campioni coprono un arco temporale che va dal 1974 al 2024, con particolare attenzione ai vini recenti (2021–2024). L’obiettivo: verificare l’accumulo nel vino di TFA, già noto per la sua presenza in acque piovane, di rubinetto e minerali.

Il risultato? Una crescita esponenziale della contaminazione da TFA negli ultimi 15 anni, come mostrato dal grafico sottostante:

Cosa dice il grafico

I vini prodotti prima del 1988 – cioè prima dell’introduzione massiccia dei gas refrigeranti HFC e dei pesticidi PFAS – non contenevano tracce rilevabili di TFA. Dal 2010 in poi, però, i livelli hanno iniziato a salire vertiginosamente. I vini più recenti (2021–2024) mostrano in media 122 μg/L di TFA, con picchi che superano i 300 μg/L. Un aumento così rapido e diffuso non può essere casuale.

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Le cause: pesticidi e gas fluorurati

Le fonti principali di TFA sono:

  • F-gas (gas fluorurati): utilizzati come refrigeranti, si degradano nell’atmosfera trasformandosi in TFA, che finisce nel ciclo idrico.
  • Pesticidi PFAS: applicati in agricoltura, rilasciano direttamente TFA nel suolo e nelle falde.

La combinazione delle due fonti crea una rete di contaminazione capillare e duratura. Studi dell’Agenzia tedesca per l’ambiente (UBA) confermano che i pesticidi PFAS sono la principale fonte di TFA nelle acque rurali.

I paesi più colpiti

L’Austria, epicentro dello studio, registra le concentrazioni più elevate. In particolare:

  • Il vino con il livello più alto (320 μg/L) è un bianco austriaco del 2024.
  • I vini francesi, belgi e austriaci si posizionano nella fascia alta della contaminazione.

Non mancano sorprese: alcuni vini biologici risultano contaminati, pur in assenza di residui rilevabili di pesticidi. Ciò indica che il TFA può arrivare attraverso acqua, pioggia o suolo contaminato.

Lo studio non riscontra differenze significative tra vini convenzionali e biologici in Austria. Tuttavia, in Francia l’unico vino bio analizzato aveva livelli di TFA significativamente inferiori rispetto a quelli convenzionali. Un dato interessante: i vini ottenuti da vitigni resistenti ai funghi – e quindi trattati con meno prodotti chimici – mostrano i livelli più bassi di TFA.

Anche i campioni di vino italiano analizzati nello studio non sono risultati immuni alla contaminazione da TFA. Sebbene in quantità inferiori rispetto ad Austria e Francia, i vini italiani presentavano comunque concentrazioni comprese tra 43 e 120 μg/L, valori nettamente superiori ai livelli di fondo rilevati nell’acqua piovana (intorno a 1–2 μg/L). Uno dei vini bianchi analizzati ha mostrato residui multipli di pesticidi, evidenziando ancora una volta il legame tra uso di pesticidi sintetici e presenza di TFA.

Il legame con i pesticidi

L’accumulo di TFA nel vino è spesso accompagnato da una maggiore presenza di residui di pesticidi. I vini più contaminati da TFA (con livelli uguali o superiori a 110 μg/L) contengono in media:

  • 3,4 tipi di pesticidi, contro gli 1,8 dei vini meno contaminati
  • 155 μg/L di pesticidi totali, contro i 58 μg/L dei meno contaminati

I residui più frequenti sono fungicidi come folpet (classificato come potenzialmente cancerogeno e neurotossico), dimethomorph (tossico per la fertilità), e iprovalicarb (sospetto cancerogeno). Anche pesticidi PFAS come fluopicolide e fluopyram sono stati rilevati.

Il problema sanitario

Finora il TFA è stato considerato un metabolita “non rilevante” dal punto di vista tossicologico. Ma le cose stanno cambiando. Un nuovo studio su animali ha mostrato che il TFA causa gravi malformazioni fetali, portando le autorità UE a classificarlo come sospetto tossico per la riproduzione.

Al momento, i limiti di assunzione giornaliera del TFA variano enormemente da un’autorità all’altra:

  • EFSA (2014): 50 μg/kg peso corporeo/giorno
  • UBA (2020): 18 μg/kg/giorno
  • RIVM (Olanda, 2023): 0,32 μg/kg/giorno
  • ZORG (Fiandre, 2024): 2,6 μg/kg/giorno

La revisione degli standard da parte dell’EFSA è in corso, e con buone ragioni.

Le richieste di PAN Europe

Alla luce dei dati, PAN Europe chiede:

  1. Il bando immediato di pesticidi PFAS e F-gas, principali fonti di TFA.
  2. Il monitoraggio sistematico degli alimenti per verificare i livelli di contaminazione da TFA.
  3. Un approccio regolatorio precauzionale, considerando le gravi lacune nei dati tossicologici.

Una storia di territorio (e di contaminazione)

Il TFA è un contaminante “eterno”, come tutti i PFAS. Non può essere rimosso con i sistemi di trattamento dell’acqua esistenti. Le sue concentrazioni stanno aumentando e si accumulano in tutto ciò che beviamo e mangiamo. La sua presenza nel vino – forse il prodotto agricolo europeo più sorvegliato – è un campanello d’allarme fortissimo.

Quanti altri alimenti sono contaminati e non lo sappiamo? Perché le autorità sanitarie non agiscono? Quanto ci costerà – in salute e in denaro – la bonifica di un inquinamento che non conosce confini?

Se davvero il vino racconta il territorio da cui proviene, oggi ci racconta anche una storia di contaminazione sistemica e inazione politica. E questa è una storia che va cambiata, subito.