
Un incidente improvviso e il ricovero dove vengono rilevate tracce di Thc. Ma poi si scopre la diagnosi di un malore epilettico per Elena Tuniz, insegnante friulana di 32 anni a cui però è stata tolta la patente. Meglio Legale solleva la questione di legittimità costituzionale del nuovo codice della strada
Un incidente causato da un improvviso attacco epilettico rischia di trasformarsi in un paradossale incubo giudiziario per Elena Tuniz, insegnante friulana di 32 anni. Il motivo? Una positività al THC, il principio psicotropo della cannabis, rilevata dagli esami medici subito dopo il malore che l’ha colpita alla guida lo scorso 7 gennaio.
“Non ne avevo mai avuti prima”, racconta Elena in un video pubblicato dalla pagina dell’associazione Meglio Legale, che sostiene la legalizzazione della cannabis e sta assistendo l’insegnante in questa battaglia. Secondo Tuniz, quella positività al THC sarebbe “dubbia” e, soprattutto, avrebbe distratto l’attenzione dalla reale causa dell’incidente: l’attacco epilettico diagnosticato successivamente.
La vicenda è ancora più assurda perché, come previsto dall’articolo 187 del nuovo codice della strada voluto fortemente dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, ora non è più necessario accertare l’effettivo stato di alterazione psicofisica. Basta un semplice risultato positivo al test, che potrebbe rilevare tracce di THC anche giorni dopo l’assunzione o persino restituire risultati erronei. Così Elena si è vista ritirare la patente per un anno, indispensabile per percorrere quotidianamente i 70 km che la separano dal lavoro. Inoltre, rischia fino a due anni di carcere e una multa fino a 12.000 euro.
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Ironia della sorte, come evidenzia la stessa Tuniz, oggi i farmaci prescritti per curare la sua epilessia sono proprio a base di cannabinoidi. Una situazione che l’associazione Meglio Legale definisce “semplicemente inaccettabile”.
Gli avvocati Raffaele Minieri e Vincenzo Marino, che rappresentano Elena, hanno presentato al Giudice di Pace di Udine un ricorso contro la sospensione della patente e hanno sollevato, per la prima volta, la questione di legittimità costituzionale del nuovo codice della strada.
“Questa battaglia giudiziaria potrebbe diventare un precedente fondamentale”, spiegano dall’associazione. “Se il Giudice accoglierà la questione di legittimità costituzionale, porteremo il nuovo codice della strada davanti alla Corte Costituzionale, per contestarne le parti più problematiche”.
Il caso di Elena Tuniz pone così un interrogativo cruciale sui rischi di criminalizzazione di chi, pur essendo sobrio e vittima di un errore medico, potrebbe vedersi ingiustamente rovinare la vita.