
L’inchiesta di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera mostra delle discrepanze di risultati rispetto ai laboratori che fanno dubitare sull’opportunità si svolgere le analisi del sangue in farmacia. Anche il vicesegretario della Federazione dei medici di base Fimmg, Alessandro Dabbene, consiglia di privilegiare i laboratori accreditati
L’inchiesta di Milena Gabanelli per il Corriere della Sera mostra delle discrepanze di risultati rispetto ai laboratori che fanno dubitare sull’opportunità si svolgere le analisi del sangue in farmacia. Da circa un anno, infatti, alcuni tipi di analisi del sangue, possono essere svolte direttamente in farmacia: i valori di colesterolo, trigliceridi, glicemia, emoglobina glicata, potassio, transaminasi, creatinina, Proteina C-Reattiva, PT/INR (tempo di protrombina) e anche i 18 parametri dell’emocromo. Nel suo format “Dataroom”, la giornalista ha messo in dubbio l’affidabilità delle stesse. “I sistemi diagnostici in uso nelle farmacie – spiega Gabanelli – tecnicamente sono chiamati Point of care test (Poct). Hanno il marchio CE, ma difficilmente riescono a garantire la stessa qualità dei risultati delle analisi eseguite in laboratorio. Lo dimostrano i numerosi studi pubblicati a livello internazionale dalla National Library of Medicine”.
Le discrepanze
La giornalista elenca una serie di misurazioni in cui lo sfasamento medio è rilevante: nella misurazione del «colesterolo cattivo» (Ldl), per esempio, l’analisi dello stesso campione ha prodotto un risultato di 131 milligrammi per decilitro (mg/dL) in laboratorio, e di 112 con il Point of care test: la sottostima media è del 14,5 %, ben superiore al margine di errore ammesso dai laboratori clinici. Nella misurazione del «colesterolo buono» (Hdl) il risultato è di 57 milligrammi per decilitro (mg/d) in laboratorio contro 49 del Point of care test. Sottostima media del 14%, anche in questo caso significativamente superiore alla differenza tollerabile. Per i trigliceridi, addirittura, è stato osservato un valore più alto con il Point of care test rispetto al laboratorio, ossia in media 143 milligrammi per decilitro (mg/dL) contro 80 mg/dL: la sovrastima è del 44%.
Dabbene (Fimmg): Ecco perché è meglio rivolgersi a un laboratorio
Il Salvagente ha chiesto un commento al vicesegretario della Federazione dei medici di base Fimmg, Alessandro Dabbene.
Dottor Dabbene, come Federazione avete una posizione a riguardo, cosa ne pensate?
Il tema specifico non l’abbiamo affrontato, quello che abbiamo sempre affrontato è il discorso per cui una esecuzione di un esame di laboratorio, secondo noi va sempre richiesto dal medico, cioè non deve capitare che il paziente effettui un esame del sangue che sia in farmacia o che sia presso altri centri, anche presso i laboratori, senza che vi sia un’indicazione clinica da parte del medico di medicina generale o di altro medico.
Ma da medico cosa pensa di quanto emerso dagli studi e dall’inchiesta di Milena Gabanelli?
Come medico sicuramente quello che mi aspetto quando faccio una prescrizione è che il paziente vada nel laboratorio analisi dell’Asl o di un ospedale che produce la certificazione firmata dal medico del laboratorio sui risultati ottenuti, quindi l’indicazione è quella.
Mentre gli esami in farmacia…
Gli esami in farmacia di fatto sono degli esami che possono essere utilizzati per un monitoraggio di una situazione già nota, eventualmente confrontando il risultato sempre attraverso lo stesso strumento, perché la cosa da capire è che ogni strumento può avere un minimo errore rispetto a un altro. Se però io confronto il risultato sempre utilizzando lo stesso strumento, a questo punto è la variazione del dato da una volta all’altra che mi può dare un’indicazione.
Questo è vero, però ci sono dei dati in cui una differenza di rilevazione da laboratorio o farmacia può magari far accendere un campanello d’allarme oppure no.
Io a questo punto richiedo decisamente di fare degli approfondimenti attraverso l’ospedale o l’azienda sanitaria di riferimento, questo di sicuro, anche perché molto spesso se c’è un esame che non va, anche solamente rilevato in farmacia o attraverso uno strumento non dell’ospedale, probabilmente andrò a chiedere anche ulteriori esami anche di secondo livello che in farmacia non vengono di sicuro registrati, non vengono eseguiti, per cui di sicuro il nostro riferimento dal punto di vista certificativo è il dato di laboratorio.
Di base dunque lei se deve prescrivere a un suo paziente di fare delle analisi gli suggerisce di andare in un laboratorio?
Assolutamente sì, anche perché io rilascio un’impegnativa da cui magari addirittura il paziente può essere esente dal Ticket per eseguire l’esame attraverso un laboratorio validato dal Servizio sanitario nazionale, che sia anche un laboratorio privato accreditato.
Perché è importante?
Quello che fa la differenza con la farmacia è la firma del medico di laboratorio che mi certifica che tutta una serie di attenzioni e di criteri e di certificazioni che vengono del dato di laboratorio sono effettivamente quelle che la legge prevede, questo di sicuro.
Tra l’altro come faceva notare Gabanelli nel servizio, i laboratori sono tenuti periodicamente, a verificare gli strumenti, anche magari mandando dei campioni random ad altri laboratori per assicurarsi che i propri strumenti siano calibrati bene.
Oltre a ciò, i kit possono anche avere dei valori di riferimento diversi a seconda del laboratorio, non sempre l’unità di misura è la stessa, non sempre i dati sono confrontabili.
Quando si fanno delle analisi in laboratorio nel referto che si riceve, c’è sempre, vengono sempre indicati i range di riferimento di una quantità normale della sostanza rilevata, mentre in farmacia non è sempre così.
Non è solo una questione di maggiori informazioni disponibili. I range di riferimento possono anche variare dal laboratorio a laboratorio perché riguardano la metodica usata da quel laboratorio per quel dato esame. Quindi se non ho un dato di riferimento praticamente quel dato non ha valore, perché il minimo e il massimo variano, ripeto, da laboratorio a laboratorio.
Federfarma chiede di allargare anche alle analisi in farmacia la rimborsabilità dal Ssn. Secondo lei è opportuno?
Intanto se c’è una rimborsabilità Penso che debba esserci necessariamente una richiesta da parte del medico. Dopodiché, se la farmacia vuole utilizzare un proprio strumento per dare un risultato rimborsabile, di sicuro quanto rimborsato deve essere validato, un po’ come quando vengono eseguiti in farmacia gli elettrocardiogrammi: la validazione la dà comunque un cardiologo che firma un referto.