Il tonno è diventato “pesante”: i marchi con livelli di mercurio elevato

TONNO MERCURIO

La Ong Bloom ha portato in laboratorio 148 scatolette, di cui 28 acquistate in Italia, scoprendo una forte presenza del metallo pesante, in 5 casi superiore al consentito. Ecco tutti i risultati, pubblicati in esclusiva nel nuovo numero del Salvagente

Troppo mercurio nel tonno in scatola. L’associazione francese Bloom, attiva dal 2005 nel preservare l’ecosistema marino dalla pesca intensiva e impegnata a denunciare il business indiscriminato dell’industria ittica, ha portato in laboratorio 148 campioni di conserve acquistati in cinque paesi europei – Francia, Italia (28 scatolette testate in totale), Inghilterra, Germania e Spagna – per valutare la contaminazione da mercurio, il cui composto metilmercurio è considerato dalla Iarc dell’Oms “possibile cancerogeno per l’uomo”. Il mercurio inoltre è considerato dall’Oms una delle dieci sostanze chimiche che causano maggiori preoccupazioni per gli effetti sulla salute umana ed è valutato come neurotossico. La presenza di questo metallo è associata a una delle più diffuse intossicazioni alimentari legate al consumo di tonno e per questo motivo viene sconsigliato durante la gravidanza, l’allattamento e limitato nei consumatori più giovani.

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Nel numero in edicola pubblichiamo i risultati ottenuti per le scatolette di tonno acquistate in Italia e un approfondimento sulla campagna portata avanti da Bloom per chiedere alla Ue un limite di legge al mercurio più severo dell’attuale.

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Veniamo ai risultati dell’indagine, che anticipiamo nella grafica pubblicata qui sotto. In tutte le confezioni è stata rilevata la presenza del metallo pesante ma a preoccupare sono soprattutto i risultati italiani: tra le 28 scatolette acquistate nel nostro paese, in ben 5, come mostra la tabella, il mercurio ha superato addirittura la concentrazione massima ammessa per legge, ovvero 1 mg/kg: il numero più alto tra tutti i paesi monitorati.

Per alcuni aspetti le analisi condotte in Francia ricalcano i risultati pubblicati nel numero di ottobre 2023 del Salvagente: anche in quella occasione in tutti e 16 i campioni di tonno analizzati trovammo mercurio e, seppur in concentrazioni mai superiore al consentito, i tenori ricalcano la media registrata da Bloom.
Il tonno è un animale predatore, può vivere molti anni, raggiungere grandi dimensioni e per sua natura è una sorta di “pila” ovvero accumula metalli pesanti, in particolare mercurio, assorbendolo dagli altri pesci di cui si ciba. L’indagine francese però mette in evidenza un vero paradosso: la specie ittica più esposta a questo rischio è anche quella in cui le concentrazioni più alte sono tollerate. “A una delle specie più contaminate – spiegano dalla Ong – viene data una tolleranza massima di mercurio tre volte superiore a quella della specie meno contaminata: 1 mg/kg rispetto a 0,3 mg/kg per il merluzzo, ad esempio. Non c’è alcuna ragione sanitaria per questa discrepanza: il mercurio non è meno tossico se ingerito attraverso il tonno”.
Questa contraddizione viene spiegata come una sorta di resa da parte delle istituzioni europee che avvantaggia l’industria conserviera: “La nostra indagine – proseguono da Bloom – rivela che per definire i livelli massimi di mercurio nel tonno non viene utilizzato alcun metodo che tenga conto delle conseguenze sulla salute. Al contrario, le autorità pubbliche europee hanno scelto un approccio completamente in contrasto con il loro dovere di proteggere la salute pubblica: partono dall’effettiva contaminazione da mercurio dei tonni per stabilire una soglia che garantisce di fatto che il 95% di questi animali possa essere venduto. Visti però gli effetti sulla salute umana noi chiediamo alla Ue di abbassare subito il limite tollerato nel tonno a 0,3 mg/kg”.