Lenti a contatto: sono davvero innocue per i nostri occhi?

LENTI A CONTATTO

Un’indagine condotta dal mensile francese 60 millions de consommateurs sui potenziali rischi legati all’uso quotidiano delle lenti a contatto. Alcune sostanze contenute nelle lenti potrebbero migrare nel liquido lacrimale, sollevando interrogativi sulla loro sicurezza.

Le lenti a contatto stanno guadagnando popolarità in tutto il mondo, grazie ai progressi tecnologici che le rendono più comode, riducono i rischi di infezioni e offrono correzioni per una gamma sempre più ampia di problemi visivi. Ma, secondo un’inchiesta comparsa sull’ultimo numero del mensile dei consumatori francesi 60 millions de consommateurs, non si può dire che non rimanga su questi strumenti un alone di opacità.

Composizione spesso poco trasparente

Un problema cruciale evidenziato dall’inchiesta è la scarsa trasparenza sulla composizione delle lenti. Studi recenti hanno rilevato che, quando esposte a determinati fattori ambientali, le lenti possono rilasciare sostanze potenzialmente nocive. Ad esempio, una ricerca cinese pubblicato nel giugno 2023 sulla rivista Environmental Science & Technology ha dimostrato che le lenti esposte ai raggi UV possono liberare microplastiche: si stima che una coppia di lenti possa rilasciare oltre 90.000 particelle in un anno.

Pericolo pfas nelle lenti a contatto

Un altro allarme riguarda i Pfas (sostanze per- e polifluoroalchiliche), noti come “inquinanti eterni” per la loro persistenza e tossicità. Uno studio americano ha rilevato tracce di Pfas in 18 tipi di lenti analizzate, con concentrazioni variabili tra 105 e 20.700 ppm. Queste sostanze, legate a problemi di fertilità, immunità e persino tumori, sono state trovate anche nel sangue di chi usa lenti a contatto, suggerendo un’esposizione superiore rispetto ai non utilizzatori.

Il test francese

Il team di 60 millions de consommateurs ha analizzato le lenti mensili, che rappresentano una scelta comune e sono più soggette a degrado rispetto a quelle giornaliere. Le analisi hanno cercato tracce di Pfas, microplastiche, bisfenolo A e altre 240 sostanze “altamente preoccupanti” (SVHC). Inoltre, sono state valutate la presenza di biossido di titanio e la facilità con cui le lenti possono ospitare batteri, aumentando il rischio di infezioni oculari.

L’indagine non ha rilevato tracce di PFAS, bisfenolo A o microplastiche nelle lenti testate. Tuttavia, è stata riscontrata la presenza di biossido di titanio in tutte le lenti analizzate, con concentrazioni variabili tra 60.745 e 222.629 µg/l. Questa sostanza, utilizzata per il filtro UV o la colorazione di manipolazione, è classificata come irritante per gli occhi e potenzialmente cancerogena se inalata in forma nanometrica.

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Invito alla trasparenza

Nonostante i risultati rassicuranti, l’indagine evidenzia discrepanze tra le dichiarazioni dei produttori e i dati riscontrati. Alcuni marchi, tra cui Alcon e Johnson & Johnson, affermano di non utilizzare biossido di titanio o PFAS, ma l’origine delle sostanze rilevate rimane incerta. Inoltre, la presenza di microparticelle di silicone in alcune lenti suggerisce la necessità di ulteriori approfondimenti.