Pronte da mangiare? Mica tanto… Il nostro test su 12 insalate in busta

INSALATE IN BUSTA

Le analisi su 12 insalate in busta rivelano un buon grado di sicurezza su salmonella, listeria ed escherichia coli, ma non tranquillizzano da un punto di vista igienico né sui pesticidi (fino a 8 in un unico prodotto). I risultati nel nuovo numero del Salvagente da oggi in edicola e in digitale

Tutti l’abbiamo acquistata almeno una volta perché è comoda, già tagliata, lavata, pronta per essere condita e mangiata. L’insalata in busta riempie gli scaffali dei supermercati e conquista sempre più consumatori. Il comparto, detto IV gamma, in Italia vale un miliardo di euro e vende circa 800 milioni di confezioni l’anno. Le insalate in busta restano saldamente in cima alla lista, nonostante il costo sia molto più alto rispetto al prodotto sfuso: parliamo di una media di 10-12 euro al kg contro i 2-2,50 dei cespi interi. Tra le tipologie più acquistate, oltre ai mix, c’è la valeriana (anche detta songino) che abbiamo portato in laboratorio per valutarne lo stato igienico e microbiologico, la contaminazione da pesticidi e da nitrati. La scelta è caduta su 12 prodotti, 10 convenzionali e due biologici, che ben rappresentano l’offerta di mercato.

Abbiamo testato le insalate:

Barduca, Bonduelle, Carrefour, Conad, consilia, coop, esselunga, eurospin, in’s, lidl, todis

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Sul numero di dicembre il test su 12 insalate in busta

La buona notizia è che tutti i prodotti rientrano nei limiti di legge con un buon livello di sicurezza. Assenti listeria, salmonella ed escherichia coli, cosa, purtroppo, non scontata alla luce dell’ultimo scandalo scoppiato a settembre scorso, che ha coinvolto una trentina marchi di insalate in busta, ritirati dal mercato perché contaminati da listeria. Quanto all’igiene in generale, però, il quadro che emerge dalle analisi dovrebbe far riflettere le aziende. La carica totale (ossia il numero di batteri complessivi) e i coliformi (quelli legati alla terra) sono tutt’altro che bassi e superano i valori guida di diversi bandi comunali per la qualità degli alimenti destinati alle mense pubbliche. In molti casi, queste insalate sarebbero considerate non accettabili. Se per la conta totale, i numeri che abbiamo registrato sono probabilmente legati a uno shock termico (catena del freddo non rispettata), per i coliformi si tratta di processi di sanificazione non adeguati. Non c’è un rischio immediato per i consumatori, ma gli esperti consigliano un lavaggio domestico.

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Poco rassicurante anche il quadro tratteggiato dall’analisi multiresiduale: nessun campione è risultato completamente pulito dai pesticidi. Neanche i due prodotti biologici. L’insalata che ottiene il miglior punteggio presenta due tracce di pesticidi, mentre nel prodotto peggiore la presenza di residui fitosanitari arriva a far contare anche 8 molecole diverse nella stessa busta. Non va meglio per la valeriana Foglia verde di Eurospin che arriva ultima nel nostro test per la presenza di due residui (chlorantraniliprole e difenocolazole) e 3 tracce. Questo prodotto è peggiore del precedente per l’elevata presenza di nitrati, quasi 12 volte di più del miglior risultato del test. Penalizzato anche il prodotto Coop che, pur avendo un solo residuo, nello specifico di spinosad, si distingue per un livello molto superiore alla media. 

Come abbiamo dato i giudizi e limiti di legge

La presenza di residui di pesticidi (sopra il limite di quantificazione di 0,01 mg/kg), il numero totale delle molecole e il profilo di rischio  hanno pesato per il 50% sul giudizio finale. Per il 30% hanno pesato i risultati delle analisi microbiologiche (15% la quantità di microrganismi totali e 15% i coliformi) e per il restante 20%  il quantitativo di nitrati.

Limiti di legge per le insalate in busta:

  • Acetamiprid: 1,5 mg/kg
  • Boscalid: 50 mg/kg
  • Chlorantraniliprole: 20 mg/kg
  • Deltamethrin: 2 mg/kg
  • Difenoconazole: 7 mg/kg
  • Fludioxonil: 20 mg/kg
  • Spinosad: 10 mg/kg
  • Nitrati: 5.000 mg/kg

Cosa abbiamo trovato in laboratorio

Le 12 insalate sono state sottoposte a un’analisi multiresiduale dei pesticidi, e hanno dovuto superare uno screening microbiologico. 

Pesticidi
Il giudizio sui pesticidi ha pesato per il 50% sul punteggio finale e sono stati considerati fattori come il profilo di rischio (penalizzando i sospetti interferenti endocrini, come il fenhexamid, e i sospetti cancerogeni, come il fludioxonil e il  fluopyram), la concentrazione rinvenuta rispetto al limite di legge ammesso e la presenza contemporanea di più molecole, un indicatore del cosiddetto effetto cocktail che continua a rappresentare un timore per la salute del consumatore. Nessun campione è risultato completamente “libero” da residui: si va da un’unica traccia (sotto cioè lo 0,01 mg/kg) di spinosad (molecola ammessa nel bio), alla presenza di 8 molecole diverse in un unico prodotto. Un prodotto è stato penalizzato per la concentrazione di un residuo di pesticida molto più alta rispetto alla media rilevata negli altri prodotti.

Nitrati
Queste sostanze azotate, naturalmente presenti nelle insalate (ma la cui quantità può dipendere dai fertilizzanti) all’interno del nostro organismo possono trasformarsi in nitrosammine, ritenute cancerogene. Dunque meno ce ne sono meglio è. Nel nostro test sono presenti ma sempre al di sotto della dose massima (5.000 mg/kg) prevista dal regolamento Ue 1258/2011, che differenzia i limiti in base alla stagione e al tipo di coltura (in campo o protetta). Solo un prodotto si avvicina a questo tetto con una valore di 4.566 mg/kg. Mentre, al lato opposto, in un prodotto abbiamo contato solo 383 mg/kg di nitrati, una quantità decisamente inferiore alla media.

Igiene
Sotto questa voce abbiamo raccolto una serie di analisi microbiologiche. La notizia positiva, come anticipato, è che sono risultati sempre assenti i batteri più pericolosi come listeria, salmonella, stafilococchi ed escherichia coli. Le insalate analizzate quindi sono assolutamente sicuri. Abbiamo misurato anche il totale dei microrganismi che tiene conto dei batteri sia patogeni che non: i valori più elevati sono stati riscontrati in due prodotti che registrano rispettivamente 500 milioni e 440 milioni di microrganismi. All’opposto, in due buste di insalata la presenza dei microrganismi si ferma a 18 milioni e 35 milioni. Per i coliformi, invece, abbiamo trovato valori molto bassi in due prodotti (rispettivamente 64 e 120 mg/kg), e all’opposto molto alti in altre due insalate (rispettivamente 5.600 e 5.320 mg/kg). Per questi organismi non ci sono limiti di legge, ma in alcuni casi vengono indicati dei valori guida. Noi abbiamo utilizzato quelli indicati dal Comune di Torino per la fornitura di mense pubbliche. Per i microrganismi (aerobi mesofili) è previsto un range compreso tra 5 e 50 milioni di unità e per i coliformi tra 1.000 e 10.000. Con questi paletti sarebbero accettabili solo due insalate. Gli esperti che abbiamo consultato, di fronte a questi dati, consigliano ai più vulnerabili un ulteriore lavaggio casalingo.