I risultati di EggTrack 2024 di Ciwf: “I progressi delle aziende sono incoraggianti, ma sono ancora molte le realtà non monitorate non essendosi impegnate pubblicamente ad abbandonare le uova da sistemi in gabbia”
C’è chi ha rinunciato alle uova da galline in gabbia ma anche chi è ancora in ritardo. E se in Italia il 66% delle uova impiegate dall’industria alimentare e dalla ristorazione collettiva è ottenuto da sistemi a terra (56,3%,), all’aperto (4,9%) e biologico (4,9%), restano il 34% delle uova ancora prodotte con sistemi coircitivi delle galline. Il quadro emerge dal nuovo rapporto EggTrack 2024 di Ciwf che ha monitorato le politiche di approvvigionamento di alcune aziende selezionate tra quelle incluse nel report e provenienti da Regno Unito, Francia, Italia, Spagna e Polonia, classificandole in quattro categorie in base ai progressi compiuti nella transizione verso l’eliminazione delle gabbie:
- Leader: il 100% delle uova e degli ovoprodotti/delle uova usate come ingrediente proviene da sistemi alternativi alle gabbie
- In progresso: l’azienda sta progredendo nella transizione ed è sulla buona strada per rispettare la scadenza del 2025
- A rischio: l’azienda rischia di non rispettare la scadenza del 2025
- In ritardo: l’azienda non è trasparente sui progressi fatti o ha impegni parziali
In Italia, dove il 66% della produzione di uova avviene in sistemi alternativi alle gabbie, sono state prese in considerazione 23 aziende: 11 rientrano nella categoria “Leader”, tra cui Aldi Italia, Gruppo Barilla e Lidl Italia, oltre alle due aziende di ristorazione Chef Express e Flunch, che nell’ultimo anno hanno completato la transizione e migliorato considerevolmente la qualità delle proprie comunicazioni rispetto alle edizioni precedenti. 7 aziende stanno progredendo verso i propri obiettivi, tra cui Carrefour Italia, Gruppo Ferrero e Gruppo Selex. Nessuna azienda italiana è stata classificata come “A rischio”, tuttavia 5 aziende sono state segnalate come “In ritardo” a causa di impegni parziali – ad esempio, relativi solo alle uova in guscio, come per Gruppo Pam, IN’s Mercato e Metro – o comunicazioni dei progressi poco trasparenti rispetto alle proprie operazioni globali, come nel caso di Autogrill. Tra le aziende “in ritardo” anche la Euroristorazione
Dando uno sguardo agli altri mercati inclusi nella classificazione, Regno Unito e Francia guidano la transizione con rispettivamente il 75% e il 70% i produzione nazionale in sistemi alternativi alle gabbie, mentre Spagna e Polonia continuano a procedere più lentamente, con una transizione intorno al 30% e pochissime aziende classificate come “Leader”.
I progressi delle aziende incluse in EggTrack sono incoraggianti, si legge in una nota dell’associcazione, ma sono ancora molte le realtà importanti del settore non monitorate nel report non essendosi impegnate pubblicamente ad abbandonare le uova da sistemi in gabbia dal proprio approvvigionamento. Questi ritardi, insieme alla mancanza di una legislazione a livello europeo, ostacolano e rallentano la transizione. È quindi fondamentale che la Commissione europea porti avanti la sua proposta per l’eliminazione graduale delle gabbie, per sostenere e consolidare i progressi compiuti dalle aziende alimentari e per consentire ai produttori europei di passare a sistemi senza gabbie adatti al futuro, non solo per le galline ovaiole ma per tutte le specie, compresi i suini e i conigli.
Bianca Furlotti, del settore alimentare di Compassion, ha commentato: “La classificazione a semaforo di EggTrack 2024 mostra progressi promettenti, diversi attori chiave dell’industria alimentare mondiale sono all’avanguardia e il loro impegno entro il 2025 migliorerà significativamente la vita di milioni di galline ovaiole. Tuttavia, alcune aziende mostrano ancora impegni parziali, mentre altre non hanno ancora preso una posizione pubblica sul tema. La responsabilità non dovrebbe però ricadere solo sull’industria alimentare: i governi devono farsi avanti e promulgare una legislazione che sostenga la transizione del mercato e promuova il cambiamento”.