Un’inchiesta pubblicata da the Intercept svela la strana alleanza tra industria della carne e Fbi per tenere sotto controllo gli animalisti ed eventualmente accusarli di bioterrorismo nel caso di inchieste negli allevamenti
In una gelida mattina di gennaio del 2019, un gruppo di attivisti per i diritti degli animali ha fatto irruzione in un allevamento di pollame nel Texas centrale. Indossando tute protettive, guanti di plastica e mascherine mediche, e con magliette che recitavano lo slogan provocatorio “Meat the Victims” (il nome gioca sulle parole “Meet” e “Meat,” traducibile come “Incontrate le vittime”), gli attivisti si sono infiltrati in un capannone privo di finestre, scoprendo migliaia di pulcini stipati in condizioni inimmaginabili.
“C’era un mare di giallo,” ha raccontato a Grey Moran del giornale the Intercept Sarah Weldon, una degli attivisti coinvolti. “Tanti pulcini erano già morti, e alcuni erano così decomposti o deformati che non potevi neanche capire che fossero stati vivi.” Gli attivisti del movimento hanno documentato la scena con foto angoscianti, poi condivise sui social media per sensibilizzare sul trattamento riservato agli animali negli allevamenti intensivi.
Quello che non si aspettavano era la reazione delle autorità federali. Le immagini, sospetta Weldon, hanno portato la polizia a identificarla e a emettere un mandato di arresto per violazione di domicilio, accusa di grado minore che l’ha costretta a consegnarsi alle forze dell’ordine. Tuttavia, non solo le autorità locali stavano monitorando la situazione. Un agente dell’FBI, presente in incognito, aveva assistito alla manifestazione, concentrandosi su una minaccia ben più grave: le armi di distruzione di massa (WMD).
La strana alleanza tra Fbi e industria della carne
Documenti ottenuti da Animal Partisan tramite il Freedom of Information Act rivelano una relazione crescente tra l’FBI e l’industria della carne. L’agenzia federale, incaricata di contrastare le più gravi minacce biologiche e chimiche, ha collaborato strettamente con i produttori di carne per monitorare gli attivisti per i diritti degli animali, come Meat the Victims e il movimento Direct Action Everywhere (DxE), che denunciano la crudeltà e le condizioni insalubri negli allevamenti industriali.
Uno dei punti più controversi dei documenti è l’intenzione dell’FBI di utilizzare le leggi contro le armi biologiche, un sottogruppo delle WMD, per colpire gli attivisti. Questi statuti potrebbero essere applicati anche solo per l’introduzione involontaria di agenti patogeni o sostanze tossiche durante le incursioni negli allevamenti. L’FBI ha ipotizzato che atti di disobbedienza civile, come quelli di Meat the Victims, potrebbero causare rischi di contaminazione, trasformando le azioni di protesta in potenziali crimini di bioterrorismo.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
“Una forma di repressione”
Justin Marceau, professore di diritto presso l’Università di Denver e difensore degli attivisti per i diritti degli animali, ha criticato aspramente questa escalation da parte del governo. “Definire la disobbedienza civile contro gli allevamenti industriali come terrorismo è una forma di repressione governativa,” ha dichiarato. Secondo Marceau, le accuse di agroterrorismo non sono altro che un modo per distogliere l’attenzione dai reali rischi sanitari causati dagli allevamenti intensivi, ambienti noti per favorire la diffusione di malattie infettive.
Nel caso di Texas del 2019, la Holmes Foods, il più grande produttore privato di pollame dello Stato, ha contattato l’ufficio dell’FBI di Dallas il giorno successivo all’incursione per chiedere “consigli su come prepararsi per futuri incidenti.” Sebbene l’azienda non abbia riportato danni immediati, il programma WMD dell’ufficio di Dallas ha registrato l’evento come parte della sua sorveglianza sull'”estremismo ambientale per i diritti degli animali,” categoria considerata una forma di terrorismo interno.
Baher Azmy, direttore legale del Center for Constitutional Rights, ha definito a the Intercept l’uso del termine “consapevolezza situazionale” da parte delle forze dell’ordine come un eufemismo orwelliano per giustificare la sorveglianza degli attivisti.
L’industria della carne protegge i propri interessi
La collaborazione tra l’FBI e i produttori di carne non si è fermata lì. Nel 2020, il Meat Institute ha invitato un agente federale a una conferenza per discutere della protezione dell’industria della carne dalle minacce terroristiche. Durante la presentazione, l’agente ha avvertito l’industria della possibilità che le azioni degli attivisti portassero alla contaminazione biologica e ha incoraggiato i produttori a segnalare qualsiasi attività sospetta alle task force antiterrorismo.
Will Lowrey, avvocato di Animal Partisan, ha sottolineato l’asimmetria del potere: “Gli attivisti sono in una posizione svantaggiata rispetto al governo, mentre l’industria della carne può rivolgersi alla più potente agenzia di sicurezza del paese per proteggersi.”
Accuse di bioterrorismo
Le accuse di bioterrorismo contro gli attivisti non sono un caso isolato. Nel 2019, l’ufficio dell’FBI di San Francisco ha affermato che i membri di DxE avevano violato le misure di bio-sicurezza in allevamenti avicoli, contribuendo alla diffusione della malattia di Newcastle. Tuttavia, Zoe Rosenberg di DxE ha spiegato che il gruppo segue protocolli di sicurezza rigorosi, come indossare tute protettive e smaltire l’equipaggiamento dopo le azioni per evitare la contaminazione.
Sarah Weldon ha ribattuto che l’allevamento nel Texas non aveva né cancelli né porte chiuse, dimostrando scarsa preoccupazione per i biohazard. “Se c’è una malattia,” ha detto, “la malattia si diffonderà rapidamente,” e le condizioni scoperte dagli attivisti non fanno che peggiorare il problema.