I consumatori svizzeri non vogliono alcuna tassa sullo zucchero, secondo un sondaggio di un’associazione in cui siedono Coca-Cola, Danone & Co. Peccato che i risultati, nascosti dalle industrie, dicano il contrario. E in Italia cresce la pressione contro la sugar tax
“I consumatori vogliono essere liberi di scegliere se e quanto zucchero debbono contenere i cibi e non subire regole dall’alto che li limitino”. Di più: “il 70% degli svizzeri rifiuterebbe una tassa sullo zucchero”. È questo il messaggio, decisamente rassicurante per le industrie alimentari, emerso dal sondaggio “Monitor Nutrizione e Movimento”, condotto dall’istituto Gfs.bern e veicolato dal gruppo “Informazioni sulle Bevande Rinfrescanti”, sui principali giornali elvetici che hanno titolato “Diminuisce il consenso alla tassa sullo zucchero” e “Gli svizzeri vogliono informazione anziché divieti in tema di alimentazione”.
Possibile? Qualche collega in terra elvetica ha voluto vederci chiaro e non si è accontentato dei comunicati stampa dell’industria e si è preso la briga di andare a controllare i risultati del sondaggio scoprendo non solo che la realtà è decisamente diversa ma che, in questo caso, la manipolazione dei dati era evidente.
Il 96% degli svizzeri, in realtà, vuole che le bevande dolci contengano meno zucchero e il 58% degli intervistati ritiene che le misure volontarie adottate dall’industria per ridurre il contenuto di zucchero siano del tutto insufficienti.
Una vera e propria manipolazione dei risultati, per nulla casuale se si considera che il committente del sondaggio è un’organizzazione del Verband Schweizerische Mineralquellen und Soft-Drink-Produzenten (Associazione delle Fonti Minerali Svizzere e Produttori di Soft Drink) e nel consiglio di amministrazione di questo gruppo sono rappresentate tutte le grandi aziende: Coca-Cola, Red Bull, Rivella, Ramseier (Sinalco) e Danone (Evian e Volvic).
Il desiderio degli svizzeri di ridurre drasticamente il contenuto di zucchero nei prodotti non è un semplice capriccio: è una richiesta concreta che l’industria ha scelto di ignorare, spiegano i colleghi elvetici. Inoltre, una maggioranza degli intervistati sostiene l’adozione di misure più severe, come il divieto di pubblicità di cibi non salutari rivolti ai bambini e l’implementazione di sistemi di etichettatura chiari.
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Resistenza a oltranza
La riluttanza dell’industria delle bevande dolci ad abbracciare cambiamenti significativi non è una novità. Negli ultimi anni, i produttori hanno spesso ostacolato gli sforzi del governo svizzero per ridurre il consumo di zuccheri. Attualmente, l’impegno del settore si limita a una riduzione del 10% del contenuto di zucchero entro il 2024, senza alcuna sanzione in caso di mancato rispetto degli obiettivi. Allo stesso tempo, Coca-Cola e altre grandi aziende hanno rigettato l’idea di un divieto di pubblicità di alimenti non salutari destinati ai bambini, dimostrando la loro priorità: il profitto.
Anche se alcune aziende come Danone, Rivella e Ramseier affermano di aver adottato misure volontarie per non pubblicizzare esplicitamente le loro bevande ai più piccoli, le loro azioni non sono state sufficienti a placare le preoccupazioni dei consumatori e delle associazioni per la salute.
Il futuro dell’industria delle bevande dolci
La scelta di non affrontare i desideri dei consumatori potrebbe avere conseguenze a lungo termine. Il crescente interesse della popolazione verso una dieta più sana e le richieste di trasparenza mettono in discussione l’efficacia dell’auto-regolamentazione. Il settore potrebbe trovarsi costretto ad adottare misure più drastiche, non per propria iniziativa, ma a causa della pressione pubblica e delle potenziali normative governative.
E in Italia Assobibe e Forza Italia sperano nel rinvio della sugar tax
E non solo in Svizzera. Da noi la sugar tax, originariamente introdotta dalla Legge di Bilancio 2020 per scoraggiare il consumo di bevande zuccherate, ha subito diversi rinvii. L’ultimo, approvato con il DL n. 39/2024, sposta la sua entrata in vigore al 1° luglio 2025. L’imposta prevede 10 euro per ettolitro di prodotto finito e 0,25 euro per chilogrammo di concentrati da diluire. Che il prossimo anno sia davvero la volta buona per l’introduzione di una norma che in molti Stati ha fatto diminuire drasticamente il contenuto di zucchero nelle bevande non è ancora detto, vista la contrarietà di molte forze di governo, in primis Forza Italia.
Una posizione su cui fa perno Assobibe, l’associazione di settore, che per bocca del suo presidente Giangiacomo Pierini ha commentato: “Tutto il comparto ha appreso con grande favore le ultime dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani e del vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera Raffaele Nevi, che hanno affermato il forte impegno nella direzione dell’equità e nella riduzione delle tasse, come la Sugar tax, consapevoli del danno che provocherebbe per cittadini e imprese. Auspichiamo che su questo ci sia la condivisione dell’intero governo e di tutti i partiti di maggioranza per arrivare alla cancellazione o a un ulteriore rinvio dell’imposta, in modo da permettere alle aziende del settore di prendere una boccata d’aria in un anno già impegnativo per l’aumento dei costi delle materie prime”