Cosmetici pieni di Pfas: in testa creme L’Oréal, rossetti Lancôme, ombretti Kiko

La denuncia arriva dal giornale francesce Vert che ha trovato più di un centinaio di articoli venduti online che menzionano almeno un Pfas nella loro composizione. La sostanza trovata più spesso è il Ptfe, il famoso Teflon delle padelle antiaderenti

Creme anti età L’Oréal, rossetti Lancôme, ombretti Kiko: l’elenco dei cosmetici che contengono i Pfas, le sostanze inquinanti per sempre, purtroppo è molto lungo. E in testa ci sono i marchi più noti, tra cui anche Yves Saint-Laurent Beauty, che ha aggiunto perfluorononildimeticone in una matita per gli occhi.
La denuncia arriva dal giornale francesce Vert che ha condotto una ricerca sui principali rivenditori di prodotti di bellezza in Francia ed ha trovato più di un centinaio di articoli venduti online che menzionano almeno un Pfas nella loro composizione. Dalla gamma Revitalift del gruppo L’Oréal, alle creme idratanti di Biotherm che contengono poliperfluorometilisopropiletere.
La sostanza trovata più spesso è il Ptfe, noto come Teflon, famoso perché ampiamente utilizzato nelle padelle antiaderenti. “È una molecola sintetizzata per la prima volta quasi un secolo fa”, racconta Laurence Coiffard, docente-ricercatrice in cosmetologia all’Università di Nantes. Negli Stati Uniti il Teflon è associato a un vasto scandalo sanitario, raccontato nel film Dark Waters), poiché per lungo tempo è stato prodotto con Pfoa, classificato come “cancerogeno per gli esseri umani” dal Centro internazionale di ricerca sul cancro. Anche se la sua composizione oggi è cambiata e non contiene più Pfoa), il Teflon rappresenta rischi per l’ambiente e la salute. Inoltre, se applicato sulle labbra attraverso un rossetto, rischia di essere ingerito.
Eppure, questa sostanza si trova nella versione “drama matte” del famoso rossetto L’Absolu Rouge di Lancôme. “È assurdo aver avuto l’idea di mettere del Teflon in un rossetto”, afferma Coiffard. A contenere il Teflon è anche il fard Blush Subtil di Lancôme venduto sui siti di Sephora e Marionnaud. La lista degli ingredienti di questo prodotto è assente sul sito di Lancôme.
La lista dei cosmetici pericolosi continua con la crema solare Fluide Minéral Teinté SPF 50+ di Avène, che contiene il Ptfe, e con alcuni trucchi del marchio italiano low cost Kiko, come una palette di trucco per “sopracciglia perfette in ogni occasione”, che è arricchita anche con il poliperfluoroetossimetossidifluoroetile peg fosfato, e una maschera purificante che contiene il metilperfluoroisobutiletere. Il Ceo di Kiko Cosmetics e il suo ufficio stampa non hanno risposto alla richiesta di chiarimenti del giornale francese.

Perché queste sostanze piacciono molto all’industria cosmetica?

Le aziende adorano i Pfas per la loro resistenza straordinaria e la capacità di idrorepellenza, nonostante la letteratura scientifica abbia evidenziato rischi di tumori, malattie della tiroide o problemi di fertilità. Fino a poco tempo fa si sapeva che i Pfas potevano entrare nel nostro corpo attraverso l’acqua, l’aria e gli alimenti, ma un recente studio dell’Università di Birmingham, pubblicato sulla rivista Environment International a giugno, ha rivelato che queste sostanze possono essere assorbiti anche dalla pelle e arrivare nel sangue.
Dunque i Pfas sono un ingrediente pericoloso, che non dovrebbe certo comparire in prodotti di bellezza, nonostante la loro presenza sia attualmente legale. La scorsa primavera, il deputato ecologista Nicolas Thierry ha proposto una legge per vietare la fabbricazione, l’importazione e l’esportazione dei Pfas in un certo numero di usi, compresi i prodotti di bellezza. Ma il testo non è stato ancora adottato.

Pericoli maggiori per i più giovani

E c’è un altro allarme legato al fatto che i Pfas agiscono come interferenti endocrini, che possono alterare il sistema ormonale, e questo rischio non è da sottovalutare soprattutto alla luce delle ultime tendenze che vedono un pubblico sempre più giovane utilizzare questi prodotti. Il fenomeno noto come “Sephora Kids” pone all’attenzione un rischio ancora maggiore per i bambini di sviluppare patologie a causa degli interferenti endocrini che possono sconvolgere il loro ciclo ormonale. “Si tratta di prodotti concepiti per adulti, non per bambini, che sono in piena fase di cambiamento ormonale” lamenta Coiffard.
Il giornale spiega che non sono stati trovati Pfas nei prodotti a marchio Sephora, ma la catena di negozi vende molti cosmetici di altre marche che li contengono tra cui gli ombretti di Natasha Denona (contengono Ptfe), il mascara M.A.C, la matita Charlotte Tilbury e il siero Laneige, un marchio molto noto tra gli adolescenti, promosso da Sephora su TikTok. Al momento, il servizio di comunicazione di Sephora non ha risposto alle domande di Vert.

È possibile trovare cosmetici senza Pfas?

Il primo passo per evitare prodotti che contengono queste sostanze è quello di controllare l’elenco degli ingredienti, il famoso INCI, che è obbligatorio secondo le normative europee. Ci sono App che aiutano a leggere questi elenchi, ma non sono sempre aggiornate perché si basano sulle segnalazioni degli utenti.

Una soluzione per evitare sia i Pfas che i filtri UV, che col tempo possono decomporsi in molecole tossiche, è affidarsi ai marchi certificati bio, come Cosmébio, Ecolabel europeo ed Ecocert. Il disciplinare Cosmébio, ad esempio, garantisce l’assenza di Pfas e di altri derivati della petrolchimica. Nicolas Bertrand, direttore di sviluppo di Cosmébio, spiega che gli oli vegetali possono sostituire i Pfas rendendo i cosmetici resistenti all’acqua e con un effetto levigante.
Tuttavia, bisogna prestare attenzione al momento dell’acquisto: alcuni marchi, come Klorane, promuovono prodotti come biologici anche se solo un ingrediente è certificato.

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Una soluzione è sicuramente quella di semplificare il più possibile le routine di bellezza ed evitare l’uso eccessivo di prodotti. “L’industria cosmetica promuove un messaggio consumistico che porta all’accumulo di molecole spesso lipofile, che si legano ai grassi, nell’organismo” riassume Laurence Coiffard.
Purtroppo le influencer, seguite da milioni di follower, diffondono costantemente video che incoraggiano routine di bellezza basate sull’uso quotidiano di più creme e trattamenti, rivolgendosi a un pubblico sempre più giovane.
Per fortuna le donne, che sono i principali bersagli delle campagne pubblicitarie dei marchi di cosmesi, riescono ad eliminare i Pfas durante il ciclo. Come spiega Xavier Coumoul, direttore di ricerca presso l’Università Paris Cité e l’Inserm, “queste molecole si attaccano alle proteine presenti nel sangue e un recente studio ha dimostrato che le concentrazioni di inquinanti persistenti sono maggiori negli uomini e nelle donne in post-menopausa”.