Una mappa dei pesticidi ci rivela che, sebbene Francia, Italia e Germania siano tra i maggiori acquirenti, i paesi europei con il più alto uso di pesticidi per ettaro sono Paesi Bassi, Irlanda e Belgio, mentre all’opposto troviamo Svezia e Danimarca. E l’Italia?
Quando al supermercato troviamo frutta o verdura che arriva dall’estero ci chiediamo: sarà sicura come la nostra? Domanda legittima, ma la risposta non è così scontata perché all’interno della stessa Europa ci sono tante differenze nell’utilizzo di pesticidi e non sempre i dati coincidono con le nostre convinzioni. Ad esempio quasi nessuno crede che i prodotti spagnoli siano più “puliti” di quelli olandesi.
Eppure, se consideriamo l’uso dei pesticidi per ettaro, al primo posto troviamo i Paesi Bassi, che utilizzano 10,9 kg di pesticidi per ettaro, seguiti da Irlanda (7,07 kg/ha) e Belgio (6,42 kg/ha). Poi ci sono, nell’ordine, l’Italia, il Portogallo, la Spagna e la Germania. Al lato opposto della classifica ci sono la Svezia e la Danimarca, che utilizzano rispettivamente 0,73 kg e 1,2 kg per ettaro, e dimostrano di avere una politica più rigorosa per ridurre l’uso dei pesticidi.
Se, invece, consideriamo la quantità di pesticidi, in termini assoluti, la Francia è uno dei maggiori acquirenti in Europa: nel 2020 le vendite hanno raggiunto circa 64.700 tonnellate, contro le 56.300 dell’Italia e le 47.900 della Germania.
Tuttavia in Francia il peso dei pesticidi utilizzati per ettaro è in linea con la media europea, con 3,7 kg per ettaro, perché ci sono grosse differenze all’interno del paese, con il nord che utilizza molta più chimica rispetto al sud, dove l’agricoltura biologica è più sviluppata.
Come rivela la mappa interattiva di Solagro, un’azienda impegnata nella transizione ecologica, la Drôme e il Gers, con il 25% di agricoltura biologica nel 2021 e un indice di frequenza di trattamento (IFT) rispettivamente di 1,81 e 2,24, si differenziano nettamente dai dipartimenti specializzati in grandi colture del nord della Francia come la Somme, l’Aisne e l’Eure-et-Loir che hanno il 2% di superficie biologica e un IFT intorno al 5%. Rispetto a 15 anni fa il paese non ha fatto tanti progressi. “Globalmente, nel 2020 eravamo allo stesso livello del 2010”, sottolinea Mathilde Boitias, direttrice del think tank La Fabrique Écologique, che nel 2023 ha pubblicato un Atlante dei pesticidi.
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Se consideriamo i dati a livello europeo non siamo messi meglio. Secondo uno studio dell’Ong Pesticide Action Network Europe dal 2011 al 2019, in Europa, il tasso di contaminazione della frutta da residui di pesticidi è aumentato in media del 53%. Nel 2011, meno di un campione di ciliegie su quattro conteneva residui, mentre otto anni dopo, la metà delle ciliegie era contaminata. Per quanto riguarda la provenienza geografica, secondo Solagro, le ciliegie spagnole sono le più contaminate, seguite da quelle greche e francesi. Inoltre, secondo le analisi dell’Ong Générations Futures, la ciliegia è al primo posto tra i frutti più frequentemente coinvolti in Francia per quanto riguarda i residui di pesticidi, seguita da pompelmo, pesche nettarine, uva e clementine-mandarini (almeno un residuo di pesticidi nel periodo 2017-2021).
La top 5 degli ortaggi più colpiti include: il sedano rapa, il melone, l’indivia, le erbe fresche e il pastinaca. Quando si acquistano questi prodotti, sarebbe meglio sciacquarli accuratamente o sbucciarli, se possibile.
Valutare l’origine dei prodotti, consultando i dati relativi all’uso di pesticidi nei diversi paesi, può aiutare a compiere scelte più consapevoli, privilegiando quando possibile alimenti locali e biologici.