I prodotti al centro del richiamo sono due lotti di vongole cotte e sgusciate della marca Marinai. Vengono dal Pacifico, ma c’è poco da essere sovranisti: in passato i Pfas sono stati trovati anche nelle vongole allevate nella costa adriatica, portati a mare dal Po
Vongole vendute in Italia e richiamate per eccesso di contaminazione da Pfas: i ritiri resi pubblici dal ministero della Salute, si tratta delle “vongole del Pacifico cotte e sgusciate” Marinai prodotte dalla Viet Long kien Giang Limited Company (Vietnam) e importate dalla Nai prodotti ittici. I lotti interessati sono: VN166VI026 (confezione da 800 gr e scadenza: 10-03-2026; VN166VI026 (confezione da 120 gr e scadenza: 09-10/03/2026). Il richiamo è giustificato così: “Presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) oltre i limiti di legge”.
I Pfas e i danni alla salute
Le sostanze perflioroalchiliche (Pfas) sono note come “sostanze chimiche permanenti”, tanto da essere soprannominate “inquinanti per sempre” in quanto sono estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo. Per questo hanno la triste nomea di “composti chimici eterni”. Possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro. Possono alterare gli equilibri endocrini e il sistema immunitario. Sono un pericolo durante la gravidanza.
I Pfas nelle vongole del Delta del Po
Le vongole ritirate vengono dal Pacifico, ma c’è poco da essere sovranisti: in passato i Pfas sono stati trovati anche nelle vongole allevate nella costa adriatica, portati a mare dal Po. Già nel 2018, una ricerca realizzata dall’università di Milano aveva rilevato che in questi molluschi la contaminazione di Pfoa (sostanza cancerogena e ritirata dalla produzione) era pari a 31 nanogrammi per ogni grammo di vongole. Un dato enorme rispetto alle quantità presente in altre vongole provenienti dal resto dell’Europa, ma anche rispetto i dati del 2013, quando il Cnr aveva rilevato nelle vongole allevate sul delta del Po una contaminazione di circa 3,6 nanogrammi per grammo.
I Pfas triplicati nel cibo
Del resto, la contaminazione da Pfas è ormai onnipresente: frutta e verdura in Europa sono sempre più contaminate da residui di pesticidi Pfas. Ciò emerge dall’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali di monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti negli Stati membri. A dirlo è uno studio commissionato da Pesticide action network, secondo cui il numero di prodotti ortofrutticoli europei in cui sono stati rilevati residui di pesticidi Pfas è quasi triplicato tra il 2011 e il 2021, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e del 274% per la verdura. In alcuni degli Stati membri dell’Ue presi singolarmente, il tasso di crescita è stato ancora più drammatico: Austria (+698% per la frutta, +3277% per la verdura) e Grecia (+696% nella frutta, +1974% nella verdura).
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