Allo studente che vuole rinunciare agli studi non si possono chiedere le rette universitarie a oltranza, attraverso una serie di condizioni contrattuali riconosciute vessatorie. È la conclusione di un lungo iter processuale che ha visto Unicusano contrapposta a Konsumer Italia
Un principio già stabilito nel 2019 dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, dopo un esposto su un caso specifico dell’associazione dei consumatori Konsumer Italia nei confronti di Unicusano. Una lunga storia che aveva visto l’Agcm sanzionare per 250mila euro l’Università privata per pratica commerciale scorretta. Unicusano era ricorsa al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato, ma in tutti i casi i giudici avevano confermato quanto stabilito dall’Autorità garante della Concorrenza e del mercato.
Unicusano, però, non si è data per vinta e ha emesso un decreto ingiuntivo a carico dello studente, chiedendogli 2.069 euro. Il malcapitato, assistito dall’avvocato Maria Antonietta Cenciarelli, del centro giuridico di Konsumer Italia, ha impugnato l’atto per ottenerne l’annullamento.
È interessante notare come Unicusano abbia contestato l’applicazione del Codice del Consumo in ambito universitario, sostenendo che lo studente non potesse essere considerato consumatore e, la stessa università, non potesse essere equiparata ad attività commerciale.
Il tribunale di Ivrea, territorialmente competente quale domicilio del consumatore, riassunto il caso ed acclarata l’operabilità del codice del consumo ha condannato Unicusano alle spese di giudizio, a una somma rilevante quale risarcimento per lo studente, all’annullamento del decreto ingiuntivo e pagamento di 2.500 euro alla cassa ammende.
Commenta Konsumer Italia: “Viene così a concludersi una vicenda che avrebbe potuto avere ben altri sbocchi se l’Università privata non si fosse dimostrata così arrogante e persecutoria nei confronti dello studente nostro iscritto”. L’associazione dei consumatori cita un passaggio della sentenza in cui si legge a proposito di Unicusano: “Inoltre, considerato che questa ha radicato e proseguito il giudizio nonostante l’infondatezza delle sue difese risultasse in modo evidente dalla documentazione in sua disponibilità (…), così che la sua condotta appare connotata da malafede e/o colpa grave”.
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Konsumer si augura che “l’intera vicenda faccia riflettere le tante università private che pongono in essere contratti contenenti clausole vessatorie pretendendo rette non dovute da studenti che rinunciano agli studi: il Codice del Consumo è una legge dello Stato e va rispettata dal professionista sia che sia un piccolo commerciante, sia che sia una grande università”.