Nel riso indiano troppi pesticidi vietati nella Ue

RISO PESTICIDI

Il report di Slow food mostra anche sull’importazione di riso – come sulla carne – il doppio standard: “Servono clausole specchio per garantire che il cibo extraeuropeo sia almeno conforme alle norme stabilite per quello prodotto in Europa”

Dopo il caso dell’import della carne, è sul riso proveniente da paesi extraeuropei che si evidenzia la contraddizione del doppio standard che fa sì che il cibo extraeuropeo non rispetta tutti gli obblighi imposti al cibo comunitario. Per questo motivo Slow food “chiede all’Unione europea di porre fine ai doppi standard applicati al cibo importato e di utilizzare le cosiddette clausole specchio per garantire che il cibo extraeuropeo sia almeno conforme agli standard stabiliti per quello prodotto in Ue“.

Nel dossier presentato dall’associazione sul riso emergono delle grandi contraddizioni che rischiano di essere dannosi per la salute dei consumatori italiani ed europei.

I pesticidi vietati nella Ue e “importati” dall’India

clausole specchio il riso

Sul riso la questione centrale, scrive Slow food, per quel che riguarda le clausole specchio, è quella degli pesticidi. Nella Ue 195 molecole fitosanitarie sono vietate e 269 non approvate al 01/04/2022. In India, le molecole vietate sono solo 56 e addirittura 4 molecole erbicide autorizzate -cynmethylin, flucetosulfuron, pyrazosulfuron, triafamone – sono sconosciute in Europa.

Tuttavia, forse, qualcosa si sta muovendo. A novembre 2023 il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di ritirare la proposta (che già non era stata appoggiata a maggio 2023) sull’aumento dei limiti per il triciclazolo (fungicida vietato nell’Unione europea dal 2016, ma usato in molti paesi produttori di riso) da 0,01 a 0,09 mg/kg. Il ritiro della proposta è caldeggiato anche dalle associazioni di categoria, che chiedono l’avvio automatico delle clausole di salvaguardia se le importazioni superano un determinato quantitativo, anche per evitare un dumping ai danni dei produttori europei.

“Ancora una volta – si conclude il dossier di Slow food – appare chiaro come sia di fondamentale importanza che il riso importato in Europa da paesi terzi venga prodotto rispettando gli stessi vincoli e le stesse logiche di cautela che gli agricoltori europei sono tenuti a rispettare per le loro produzioni”.

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