Philip Morris multata in Francia per 900mila euro per pubblicità illecita delle iQos. Una goccia per il mercato milionario dei suoi dispositivi a tabacco riscaldato
Il colosso del tabacco Philip Morris ha ricevuto una multa di 900.000 euro per la promozione del dispositivo Iqos in Francia, che riscalda il tabacco invece di bruciarlo. Oltrefrontiera sono stati sollevati dubbi sulla capacità di una multa di questa entità di influenzare la strategia commerciale dell’azienda, che continua a promuovere l’Iqos come un’alternativa meno nociva al tabacco tradizionale, nonostante la mancanza di studi indipendenti a sostegno di tali affermazioni.
Una promessa controversa
Lanciata in Francia nel 2017, l’Iqos è stata presentata da Philip Morris come un dispositivo che riduce significativamente l’emissione di sostanze nocive rispetto alle sigarette tradizionali. Tuttavia, l’unico studio citato a supporto di questa tesi è stato condotto dall’Istituto Pasteur nel 2018, che ha effettivamente rilevato una minore emissione di sostanze nocive rispetto al tabacco fumato, ma non ha tenuto conto del confronto con le sigarette elettroniche, che risultano comunque meno dannose.
Organizzazioni come l’Alleanza contro il tabacco hanno evidenziato il rischio che l’Iqos possa agire come porta d’ingresso al tabagismo, soprattutto per i più giovani, oltre a mantenere i fumatori nella loro dipendenza.
Recidiva e pubblicità illecita
Philip Morris non è nuova a questo tipo di sanzioni. Già nel 2021 l’azienda era stata multata per pubblicità illecita del dispositivo Iqos, con una sanzione di 75.000 euro. All’epoca, l’azienda aveva cercato di aggirare la legislazione puntando sulla promozione del dispositivo di riscaldamento piuttosto che sulle ricariche di tabacco Heets. Tuttavia, in appello, la sanzione è stata aumentata per tenere conto della recidiva, dato che Philip Morris era già stata condannata nel 2011 per pubblicità illegale.
Un mondo senza fumo, ma non senza profitti
Dal 2014, Philip Morris ha promosso una campagna per un “mondo senza fumo”. Il Comitato nazionale per la lotta contro il tabagismo (CNCT) accusa l’azienda di usare questa strategia per mantenere i fumatori nella loro dipendenza e attrarre nuovi consumatori, in un periodo di declino mondiale del consumo di sigarette.
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I dati del primo trimestre del 2024 mostrano che la strategia di Philip Morris sta dando i suoi frutti. L’Iqos è ora la seconda “marca” di nicotina nei mercati in cui è presente, e addirittura la prima in 11 mercati. Le vendite di unità di tabacco da riscaldare sono aumentate del 12,5%, con un fatturato netto di 3,4 miliardi di dollari, in crescita del 21,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. In Europa, la quota di mercato dell’Iqos ha superato il 10%, con un aumento delle vendite del 9,4%. In questo contesto, una multa di 900.000 euro sembra una cifra irrisoria rispetto ai profitti realizzati.
Lo scandalo dei pagamenti agli scienziati
A peggiorare ulteriormente la situazione per Philip Morris è il recente reportage pubblicato da The Bureau of Investigative Journalism (di cui il Salvagente ha dato conto), a firma di Fin Johnston, che ha riportato le rivelazioni di Shiro Konuma, un esperto di sanità pubblica che ha lavorato per Philip Morris. Konuma denuncia i consistenti pagamenti effettuati dall’azienda a scienziati per dimostrare la minore nocività delle Iqos.
Shiro Konuma, inizialmente attratto dalla promessa di contribuire a un cambiamento rivoluzionario nella lotta al fumo, si è trovato presto a confrontarsi con una realtà ben diversa. Nel reportage, Konuma racconta di aver notato pagamenti a società di consulenza gestite da professori di prestigiose università giapponesi, spesso superiori a centomila dollari, destinati a finanziare studi scientifici favorevoli all’immagine dell’Iqos.
“Era chiaro che l’obiettivo era manipolare i risultati della ricerca,” ha dichiarato Konuma. “I professori ricevevano ingenti somme di denaro per produrre studi che favorissero l’immagine di Iqos. Mi sono sentito tradito e profondamente turbato.”
Quando Konuma ha tentato di sollevare la questione all’interno dell’azienda, gli è stato detto di “stare zitto e fare il suo lavoro”. Dopo aver denunciato l’azienda alle autorità statali in due paesi, ha deciso di rendere pubblica la sua storia, rivelando il sistema corrotto che mette i profitti al di sopra della salute pubblica.