Ghiaccio contaminato al bar: in Germania torna l’allarme

GHIACCIO CONTAMINATO

Un allarme che, per quanto ricorrente, potrebbe mandare di traverso il cocktail a molti. Uno studio condotto in dieci Länder mostra che le macchine per il ghiaccio a volte sono contaminate da batteri, anche pericolosi

L’Ufficio federale tedesco per la tutela dei consumatori e la sicurezza alimentare (BVL) in dieci Länder federali ha trovato in 47 dei 244 campioni prelevati dalle macchine per cubetti di ghiaccio, una carica batterica superiore al limite di 100 unità formanti colonie per millilitro. E ha concluso che tale valore è indice di carenze igieniche e può essere associato alla presenza di batteri potenzialmente patogeni. Le indagini hanno trovato anche batteri realmente patogeni: 35 dei 287 campioni esaminati, per esempio, contenevano germi coliformi. Come scrive l’Ufficio regionale per la tutela dei consumatori della Sassonia-Anhalt, il semplice rilevamento di batteri coliformi nell’acqua potabile non rappresenta un rischio per la salute della popolazione normale. Tuttavia, non si possono escludere problemi di salute per le persone immunocompromesse.

Gli enterococchi invece erano rilevabili in 22 campioni su 286. Secondo l’Agenzia austriaca per la salute e la sicurezza alimentare (AGES), questi batteri possono causare infezioni del tratto urinario, peritonite e, raramente, infiammazioni delle valvole cardiache. Uno dei 288 campioni conteneva Escherichia coli, che può causare gravi malattie intestinali.

In cinque campioni su 245 sono stati trovati i batteri Clostridium perfrangens. Secondo l’Ufficio statale per la tutela dei consumatori e la sicurezza alimentare della Bassa Sassonia (LAVES) possono causare crampi addominali e diarrea. Secondo l’ordinanza sull’acqua potabile tali germi non devono essere rilevabili nell’acqua potabile.

Il precedente italiano

L’analisi tedesca è l’ennesima in questo campo. Nel nostro paese nel 2019 fece il giro dei gironali la notizia che un locale pubblico su quattro era a rischio contaminazione del ghiaccio usato per le bevande. A lanciare l’allarme era stato l’Istituto nazionale per il ghiaccio alimentare (Inga), l’associazione che raccoglie le più importanti aziende nazionali produttrici di ghiaccio alimentare. Identiche a quelle tedesche le ragioni: “scarsa igiene, mancanza di sanificazione dei macchinari, manipolazione impropria. Un operatore su quattro non lo produce correttamente. Si tratta di un problema su cui, con l’arrivo dell’estate, diventa sempre più urgente intervenire, per prevenire ogni possibile ricaduta negativa sulla salute, soprattutto quella dei soggetti più deboli, come bambini e anziani”.

Il decalogo di Inga

Inga aveva ideato un decalogo delle regole per fare il ghiaccio in casa senza rischi: dalla corretta pulizia del freezer e delle vaschette per il ghiaccio, alle temperature e ai tempi di conservazione, fino alla manipolazione dei cubetti. Per ovviare al rischio contaminazione, tanto a casa quanto nei locali, il consiglio è quello di affidarsi ad aziende certificate che producono ghiaccio alimentare confezionato: la strada giusta per tutelare al meglio il mercato, ma soprattutto la salute del consumatore.

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