Vino, prorogate ancora le vecchie etichette e sugli ingredienti nessuna traduzione

VINO

Con un decreto del ministero delle Politiche agricole le vecchie etichette sono state prorogate al 30 giugno. E su quelle future la dicitura ‘ingredienti’ non dovrà essere tradotta. Ecco quali informazioni troveremo sulle bottiglie

Le vecchie etichette, stampate prima dell’8 dicembre 2023 quando è scattato il nuovo obbligo europeo di riportare in bottiglia la lista degli ingredienti, potranno essere utilizzate fino al 30 giugno prossimo. Ancora una proroga dunque dopo quella adottata dal governo che scade il 30 marzo.

Nel frattempo dall’Europa sono arrivate dei chiarimenti operativi che vanno incontro alle richieste dei viticoltori: la dicitura ‘ingredienti‘ sulle future etichette non dovrà essere tradotta (e dovrà precedere il QR code dove poter visualizzare l’etichetta del vino), e né gli Stati membri, né i distributori potranno chiedere di aggiungere la dicitura “informazioni nutrizionali” al codice QR apposto sul retro delle bottiglie.

Le nuove regole europee “relative all’indicazione e alla designazione degli ingredienti per i prodotti della vite”, prevedono la visualizzazione, sulle bottiglie di vino, di informazioni nutrizionali (numero di calorie, contenuto di zucchero…) e dell’elenco degli ingredienti. Quest’ultimo include naturalmente l’uva, eventualmente il “liqueur de tirage” (una miscela liquida che viene aggiunta alla cuvée dei vini-base per far ripartire la seconda fermentazione in bottiglia), ma anche gli additivi e il loro ruolo (gas di confezionamento, conservanti, antiossidanti, regolatori di acidità, agenti stabilizzanti…). A prima vista nulla di rivoluzionario rivoluzionario rispetto a quanto già presente su altri prodotti alimentari. Tuttavia, sono stati necessari diversi anni di trattative affinché il testo venisse approvato. Si è dovuto definire cosa fosse un ingrediente (i coadiuvanti tecnologici alla fine non sono interessati, tranne se sono allergeni), sviluppare il metodo di calcolo del valore energetico del vino o specificare quali produzioni fossero coinvolte.

A conti fatti oltre ai solfiti – i “conservanti” del vino per i quali già c’è l’obbligo di riportarli in etichetta in quanto allergeni e qualora superino il limite di 10 mg/litro – i consumatori potranno venire a conoscenza dell’eventuale utilizzo di altri additivi come la gomma arabica, l’acido malico o le mannoproteine di lieviti regolarmente autorizzati nella vinificazione.

Non dovranno invece essere indicati i coadiuvanti – spiega il portale Italia a tavola – come tartrati, carbonati, bentonite e tannini, responsabili di alcuni processi nell’ambito della vinificazione. Altra grande novità è l’obbligo dell’indicazione dell’eventuale utilizzo di mosto concentrato rettificato (Mcr), utile (anche) per “aggiustare” il livello di alcol del vino”.

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Prosegue il portale: “L’unico “arricchimento” possibile in Italia – tra l’altro secondo i limiti dettati dai disciplinari di produzione – è quello del “mosto rettificato”, che interessa la sola componente zuccherina del mosto (nello specifico glucosio e fruttosio, non saccarosio). In Italia è infatti vietato il cosiddetto “zuccheraggio” con saccarosio, possibile per esempio in Francia, pur con i dovuti distinguo tra zone e denominazioni che hanno rinunciato (o stanno rinunciando) a questa pratica. Tra gli ingredienti di alcuni vini stranieri potrà così apparire la dicitura “saccarosio”, oppure “zucchero”. Per i prodotti vinicoli come gli spumanti Metodo classico, dovrà essere indicato l’utilizzo del “liquore di tiraggio”, nota come liqueur d’expedition”.