“Food for profit”, il documentario che mostra l’inferno degli allevamenti intensivi in Europa voluto da Big Food

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Allevamenti in Italia e nel resto d’Europa, in cui il benessere animale non esiste, mucche con la mastite che contamina il latte, pesci avvelenati dalle deiezioni dei maiali, lavoratori sfruttati a ritmo infernale, e i lobbisti che a Bruxelles lavorano per portare soldi pubblici a questo modello di agrobusiness. Il documentario “Food for profit” di Pablo D’Ambrosi e Giulia Innocenzi racconta tutto questo

 

Allevamenti in Italia e nel resto d’Europa, in cui il benessere animale non esiste, mucche con la mastite che contamina il latte, pesci avvelenati dalle deiezioni dei maiali, lavoratori sfruttati a ritmo infernale, e i lobbisti che a Bruxelles lavorano per portare soldi pubblici a questo modello di agrobusiness. Il documentario “Food for profit” di Pablo D’Ambrosi e Giulia Innocenzi, proiettato in anteprima italiana a Roma (Sala Anica), racconta questo e dà un quadro di un sistema di produzione di cibo sempre più insostenibile per ambiente, animali e salute.

La mastite delle mucche in Germania

Il documentario segue Giulia Innocenzi che grazie a “complici” infiltrati in diversi allevamenti in giro per l’Europa, mostra le storture e le violazioni delle normative Ue sul benessere animale in vari paesi. In un allevamento di mucche da latte vicino Berlino, vengono filmati capi con la mastite, infezione alle ghiandole mammarie che può contaminare anche il latte destinato al consumo. Una delle possibili cause è la scarsa igiene degli ambienti, e in effetti i lavoratori dell’allevamento confessano che i pavimenti degli spazi dove stanno le mucche non vengono lavati da almeno 6 mesi.

La vita rovinata agli abitanti vicini degli allevamenti in Polonia

“Food for profit” mostra anche il distretto degli allevamenti di polli in Polonia, dove la vita degli abitanti è stata stravolta dall’inquinamento ambientale della produzione intensiva, che produce profitto per tutti tranne che per loro.

I pesci morti per asfissia in Spagna

In Spagna, nella regione di Murcia, Giulia Innocenzi mostra gli allevamenti sconfinati di suini, e soprattutto i liquami versati liberamente in ambiente, le montagne di letame abbandonate nella campagna arida. Lì vicino, la laguna del mar menor ha subito nel 2021 una gravissima moria di pesci a causa soprattutto dell’eccessiva presenza di nitrati derivanti dalle deiezioni degli allevamenti.

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I polli uccisi brutalmente e il lavoro infernale in Italia

in Italia le immagini di allevamenti di pollame in Veneto mostrano metodi di soppressione dei cosiddetti “scarti”, capi che non crescono abbastanza in fretta, brutali e fuori legge. Colpiscono anche le immagini di un allevamento di tacchini a 100 chilometri da Roma, dove i lavoratori, tutti in nero, soprattutto stranieri pagati a cottimo, lavorano a ritmi infernali pur di caricare i camion il più in fretta possibile. Qui la giornalista e la troupe vengono inseguiti per 45 interminabili minuti in piena notte, dopo aver sentito tre spari vicinissimi alla loro postazione.

Gli interessi delle lobby a Bruxelles

A fare da contraltare alle immagini degli allevamenti, quelle degli ambienti eleganti e asettici degli uffici di Bruxelles, dove il finto lobbista per un’azienda che si occupa di genoma editing, avvicina diversi europarlamentari per proporgli improbabili e mostruosi progetti da appoggiare politicamente, in nome della produttività: maiali a sei zampe, mucche con due apparati riproduttivi, sistemi per far mangiare al bestiame le proprie feci. Da nessuno dei politici registrati di nascosto, il complice del documentario riceve un netto rifiuto, una condanna etica: tutti si mostrano interessati, aperti al dialogo, preoccupati soltanto di come porre la questione all’opinione pubblica. Tra gli europarlamentari avvicinati anche l’italiano Paolo De Castro, figura di riferimento di Copa Cogeca, il sindacato europeo degli agricoltori, di cui fa parte Coldiretti, che fa anche da lobby per indirizzare i fondi europei per l’agricoltura. “Ci colpisce il silenzio attorno alle figure dei politici che mostriamo nel documentario. Per esempio, Paolo Di Castro, riferimento per l’agricoltura del Pd, che ha preso 25mila euro da Filiera Italia, ha ricevuto compensi anche dal Consorzio Grana Padano e da Nomisma, e poi vota per la politica agricola comune che distribuisce fondi. Spero che qualcuno intervenga, perché non mi sembra normale” dice Giulia Innocenzi.

La Pac e le promesse mancate

Ed è proprio la Politica agricola comune uno dei fulcri di “Food for profit. L’ultimo testo approvato a Bruxelles, valido fino al 2027, è al ribasso dal punto di vista del benessere animale e dell’impegno ambientale e soprattutto conferma uno sistema che mira al collasso: fondi pubblici che finiscono ad aziende come quelle mostrate nel documentario che tutto sono fuorché un modello da incentivare.

“Era questo il primo obbiettivo del documentario. Di lavori sulle condizioni tremende negli allevamenti in Europa ne sono stati fatti, ma questo è il primo che mostra come i soldi di tutti, che arrivano dalle tasse, vengano usati per finanziare questo tipo di allevamenti intensivi. Quasi il 20% dei fondi Ue vengono usati per finanziari gli allevamenti intensivi. E questo nonostante l’Onu e gli scienziati dicano che è un modello contrario all’ambiente, che porta inquinamento e problemi per la salute umana. La stessa Von Der Leyen, nell’insediarsi come Commissaria europea aveva promesso in cambio di direzione, con il  New Green Deal, salvo poi smantellarlo in vista delle elezioni europee”. Conclude Giulia Innocenzi.

Dove vedere il documentario

La distribuzione di Food for profit è indipendente (gli stessi autori hanno creato la casa di produzione “Pueblo unido” apposta), ed è possibile richiederne la proiezione scrivendo a [email protected]. 

Per consultare l’elenco delle proiezioni già organizzate in tutta Italia presso circoli, università, associazioni, e cinema, basta andare sul sito del documentario: https://www.foodforprofit.com/it/