Vi spiego perché in Sicilia si coltiva l’avocado e senza ricorrere alla chimica

AVOCADO SICILIA

Il professor Vittorio Farina insegna Frutticoltura tropicale all’Università di Palermo e nel numero in edicola con un test su 20 tra ananas, mango e avocato ci spiega il boom delle coltivazioni sicialiane: “Sono colture preminenti in alcune aree dell’Isola ma non sostituiranno gli agrumi. Il cambiamento climatico? Li agevola”

“Il mango e l’avocado sono diventate delle coltivazioni preminenti in alcune aree della Sicilia ma non sostituiscono del tutto gli agrumi né potranno spingersi molto più a Nord”. Vittorio Farina insegna Frutticoltura tropicale e subtropicale al Dipartimento di Scienze Agrarie, alimentari e forestali dell’Università Palermo ed è uno dei massimi esperti italiani per questo tipo di specie vegetali. Lo abbiamo intervistato nel numero in edicola e in digitale in cui pubblichiamo i risultati di un test condotto su 20 frutti tropicali – ananas, avocado e mango tutti di origine extraeuropea – e nel quale abbiamo trovato diversi pesticidi vietati in Europa. (Nella foto di apertura una piantagione dell’azienda Sicilia Avocado di Andrea Passanisi).

Professor Farina, quanto dipende dal cambiamento climatico la coltivazione di frutta tropicale in Italia e quanto invece influisce il mercato?
Il cambiamento climatico sta agevolando queste coltivazioni ma in areali strettamente vocati. Le piante tropicali temono il freddo: gli inverni miti che registriamo negli ultimi anni sicuramente facilitano l’adattamento ma a temperature di 4-5 gradi queste piante possono risultare vulnerabili. Dobbiamo anche dire che il mango e l’avocado non sono più frutti rari sulle tavole italiane ma sempre più di consumo quotidiano. I primi impianti si sono sviluppati in Sicilia negli anni 80 e 90 ma poi il mercato si è aperto ulteriormente e il boom di superfici dedicate che registriamo negli ultimi vent’anni è legato anche alla crescente richiesta da parte dei consumatori.
Condizioni climatiche e composizioni dei terreni sono essenziali per poter coltivare mango e avocado al di fuori delle aree di origine. Perché si sono adattate in Sicilia?
I nostri studi cominciano negli anni Ottanta quando abbiamo cercato di mettere in evidenza il legame tra il genotipo e l’ambiente circostante. Non tutte le specie tropicali si sono adattate ma mango, avocado e papaya hanno reagito bene. Dopodiché occorre parlare di terroir (la porzione di territorio in cui l’interazione tra terreno, disposizione, clima favoriscono il prodotto agro-alimentare, ndr) e non di territorio generico perché occorrono condizioni climatiche e suoli particolari per ottenere rese e qualità. Ad esempio, la costa tirrenica si è maggiormente specializzata su mango mentre quella jonica su avocado dove il terreno vulcanico influisce positivamente sulla qualità dei frutti.
La Sicilia soffre di siccità e queste colture richiedono molta acqua: come si scioglie questa contraddizione?
Parlando di aree vocate e non di adattamento generalizzato. I monti Nebrodi e l’area etnea sono zone con una buona disponibilità idrica, con livelli di precipitazioni compatibili con le specie tropicali. Va anche detto che mango e avocado sono avidi di acqua ma generalmente non molto di più degli agrumi. Naturalmente è vero che la disponibilità idrica è fondamentale per avviare questo tipo di coltivazioni. Detto questo, il cambiamento climatico incide anche qui. Per questo stiamo studiando sistemi di irrigazione in grado di limitare gli apporti irrigui senza alterare la qualità dei frutti. Il know how c’è e stiamo sperimentando questi nuovi modelli di coltivazione.

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L’impatto ambientale della frutta tropicale nelle zone di origine è una triste realtà: deforestazione, consumo di suolo, emissioni di anidride carbonica legato al trasporto, spreco idrico…
È vero e non sorprendono notizie come quella che molti ristoranti inglesi hanno deciso di non usare più avocado sud americano per venire incontro alla richiesta dei clienti attenti alla sostenibilità ambientale. Da questo punto di vista si può anche leggere l’aumento della richiesta dei frutti italiani: la filiera è più corta, se paragonata alle distanze oceaniche e l’impatto di coltivazione è decisamente inferiore. Le nostre filiere sono spesso biologiche, in Sud America non si coltiva bio.
A tal proposito le nostre analisi sulla frutta tropicale, tutta di origine sudamericana, mostrano la presenza di molti residui di trattamento fitosanitari e anche di sostanze non più ammesse in Europa. Mango e avocado hanno bisogno di agrofarmaci?
Bisogna fare prima una distinzione: c’è una differenza sugli ambienti di origine e il tipo di patologie alle quali fare fronte. Per intenderci: noi dobbiamo gestire patogeni legati al freddo, mentre nelle aree di origine hanno problemi diametralmente opposti. Tuttavia, quello con cui ci confrontiamo è generalmente controllabile anche senza ricorrere massicciamente alla chimica.
Come?
Quando la pianta è sotto stress da freddo possono insorgere agenti patogeni. Bisogna fondamentalmente proteggere la coltivazione con frangivento, coperture e stiamo sperimentando anche alcuni trattamenti con biostimolanti.
Dal punto di vista nutrizionale l’avocado viene visto con sospetto perché troppo grasso, simile al cacao. Il mango è “accusato” di contenere troppi zuccheri: verità o leggende?
L’avocado accumula grassi mentre il mango carboidrati. Occorre però fare delle precisazioni. L’avocado è molto simile all’olio di oliva: contiene per l’80% grassi monoinsaturi come l’oleico. Stiamo parlando di grassi buoni ma naturalmente va dosato e bilanciato nella dieta. La composizione nutrizionale dei due frutti poi è legata anche alla loro coltivazione.
Ce la spieghi…
Il mango deve essere raccolto quando raggiunge un buon livello zuccherino, quando cioè è “completamente” maturo. In Sud America viene raccolto prima, quando è ancora verde, perché deve essere trasportato ma questo non consente un buon sviluppo di nutrienti, colore, aroma e sapore. Per questo la nostra filiera corta favorisce frutti di maggiore qualità nutrizionale. Viceversa, l’avocado non matura sulla pianta ma l’evoluzione dei grassi e lo sviluppo del prezioso acido oleico sono favoriti da una raccolta ritardata.
Queste coltivazioni “esotiche” risaliranno la Penisola? Sostituiranno la “nostra” frutta?
Mango e avocado potranno spostarsi un po’ più al Nord rispetto alla Sicilia, come sta avvenendo in Calabria e Campania, ma sempre considerando le caratteristiche pedologiche e climatiche limitanti. Naturalmente non sostituiranno le colture tradizionali ma potranno affiancarle come succede già in Sicilia.
Il cambiamento climatico può rappresentare anche per queste coltivazioni un problema?
Siamo partiti dicendo che la presenza di inverni più miti favoriscono mango e avocado ma non dimentichiamoci che l’imprevedibilità atmosferica, altro aspetto preoccupante del cambiamento climatico, rappresenta una minaccia per queste specie. Lo spostamento del freddo verso la primavera, la ricorrenza di fenomeni estremi o le piogge intense ma poco frequenti e “fuori stagione” sono delle calamità per tutte le coltivazioni, mango e avocado compresi.

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