Difficile, per fortuna, trovare uova fresche da galline allevate in gabbia, un sistema che costringe gli animali a dividersi spazi delle dimensioni di un foglio A4. Ma questo non significa che siano sparite, anzi finiscono, indistinguibili, in prodotti trasformati come maionese, torte, pasta fresca…
Le uova di galline allevate nelle crudeli gabbie che stipano gli animali in uno spazio a disposizione paragonabile ad un foglio A4, sono quasi sparite dal mercato. Difficile trovare un’indicazione del genere sulle confezioni, se non altro perché i consumatori hanno imparato a non acquistare quelle ottenute da allevamenti tanto disumani.
Il punto, però, è che anche se non si vedono, queste uova continuano a finire nelle nostre tavole, attraverso prodotti come maionese, torte e simili secondo un’inchiesta realizzata lo scorso agosto dal Centro consumatori tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia.
All’interno dell’UE è obbligatorio indicare l’origine e il tipo di allevamento delle uova fresche crude e questo ha portato rapidamente le uova da animali in gabbia a sparire dagli scaffali. E a finire trasformate in prodotti contenenti uova.
Se le uova vengono utilizzate in prodotti come la pasta, nelle insalate russe pronte, nelle torte e nelle maionesi, tanto per fare qualche esempio, i produttori possono fornire volontariamente informazioni sul modo in cui vengono allevati gli animali. Ma non sono obbligati a farlo e dunque i consumatori non hanno modo di distinguere.
L’associazione tedesca si è rivolta a Aldi Süd, Edeka, Kaufland, Lidl, Penny e Rewe City per il controllo. Ha notato che i rivenditori indicano il tipo di allevamento sui propri marchi più spesso di quanto facciano i produttori di marchi.
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Per le torte e i pasticcini pronti sono stati testati 130 prodotti: 63 a marchio proprio dei discount erano etichettati con il modo in cui venivano allevate le galline ovaiole, ma solo 16 prodotti di marca erano altrettanto trasparenti. Per 51 prodotti mancavano le informazioni volontarie.
Nel caso delle insalate “gourmet”, quasi il 90% dei prodotti di marca propria, ma meno del 20% dei prodotti di marca forniscono informazioni sulle uova lavorate. Maionesi e altre salse hanno il minor numero di prodotti etichettati (49% per i marchi, 67% per i marchi propri).
Secondo l’associazione tedesca il passo obbligato sarebbe semplice: estendere l’obbligatorietà della dichiarazione sul tipo di allevamento anche ai prodotti trasformati. L’obbligo di etichettatura per le uova fresche, spiegano, è stato un successo: nei negozi tedeschi non vengono più offerte uova fresche in gabbia. Nel 2008, il 60% delle uova prodotte in Germania proveniva da allevamenti in gabbia; nel 2021, erano solo il 5%.