Il Pesticide Action Network Europe ha condotto un campionamento dell’acqua in 12 paesi dell’Ue a ottobre dello scorso anno, nel periodo immediatamente successivo alla stagione agricola. E ha trovato glifosato, anche sopra i limiti di sicurezza, in 11 paesi su 12. E in Italia…
Inutile girarci attorno. Il glifosato è ancora molto utilizzato in Europa e il suo uso ha provocato una diffusa contaminazione dell’ambiente, con l’erbicida rilevato nell’urina umana, nella polvere domestica, nel suolo e nelle acque superficiali.
Proprio a proposito di quest’ultimo aspetto il Pesticide Action Network Europe, insieme alla Stop-Glyphosate Coalition, ha condotto un campionamento dell’acqua in 12 paesi dell’Ue a ottobre dello scorso anno, nel periodo immediatamente successivo alla stagione agricola. Le organizzazioni di questi 12 paesi (tra i quali abbastanza incomprensibilmente non c’è l’Italia) hanno raccolto 23 campioni di acqua dolce corrente (fiumi/torrenti) e cinque campioni di laghi.
I campioni sono stati analizzati per il glifosato e per il suo metabolita AMPA e il limite di quantificazione era 0,2 μg/L (LOQ).
Il glifosato e/o l’AMPA sono stati rilevati in 17 campioni su 23 (74%), in 11 paesi su 12. Considerando che il limite di sicurezza dell’acqua potabile per le sostanze attive dei pesticidi e i relativi metaboliti è 0,1 μg/L, 5 campioni di acqua su 23 (22%), raccolti in Austria, Spagna, Polonia, Portogallo, contenevano glifosato a livelli non idonei per il consumo umano. Un campione portoghese conteneva 3 μg/L di glifosato, che è 30 volte superiore al limite di sicurezza per il consumo umano. In Austria, Belgio, Polonia, Spagna e Portogallo, le analisi hanno mostrato concentrazioni di glifosato o AMPA superiori a 1 μg/L. In modo allarmante, tre dei campioni contenevano livelli di AMPA superiori a 3 μg/L.
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E in Italia non stiamo meglio
Nonostante il nostro paese manchi nelle analisi del Pan, la contaminazione da pesticidi delle falde è costantemente misurata dall’Ispra e non dà segnali di cui essere ottimisti, anzi continua a crescere. Addirittura, nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei punti controllati (“Solo” il 23,3% nelle acque sotterranee). A dirlo è il rapporto nazionale pesticidi nelle acque di Ispra, basato sui dati 2019-2020.
Nel biennio 2019-2020 sono stati analizzati oltre 31mila campioni alla ricerca di 406 sostanze. Nonostante il decremento dei controlli effettuati nel 2020, si osserva un generale andamento di crescita nell’ultimo decennio. Complessivamente migliora l’efficacia del monitoraggio, permane, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove però le indagini sono generalmente meno rappresentative, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate.
Nelle acque superficiali, 561 punti di monitoraggio (30,5% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: per l’appunto gli erbicidi glifosato e il suo metabolita Ampa, ma anche metolaclor e il metabolita metolaclor-esa, imazamox, esaclorobenzene e nicosulfuron, tra i fungicidi azossistrobina, dimetomorf, carbendazim e metalaxil. Nelle acque sotterranee, 139 punti (il 5,4% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: i metaboliti metolaclor-esa e atrazina desetil desisopropil, gli erbicidi bentazone, glifosato e Ampa e imazamox, l’insetticida imidacloprid e il fungicida metalaxil
Tossicità acquatica del glifosato
Sia il glifosato che l’AMPA comportano rischi per l’ambiente acquatico e il glifosato è già classificato come tossico per la vita acquatica con effetti di lunga durata. Tuttavia, sulla base dei dati della letteratura scientifica, sarebbe giustificata una classificazione più rigorosa. Attualmente non esiste uno standard di qualità ambientale (SQA) per il glifosato o l’AMPA a livello dell’UE. Nella sua recente proposta, la Commissione Europea ha rivisto l’elenco delle sostanze prioritarie per le acque superficiali e ha incluso un valore estremamente elevato per il glifosato che consentirebbe un livello di contaminazione più elevato rispetto agli standard di sicurezza dell’acqua potabile.
Le prove scientifiche indicano che le concentrazioni di pesticidi, compreso il glifosato, presenti nell’ambiente hanno un impatto negativo sulla qualità delle nostre risorse idriche e mettono a rischio gli ecosistemi acquatici. Secondo la legislazione UE sui pesticidi, l’uso di queste sostanze non dovrebbe avere alcun impatto negativo sulla salute umana e animale o sull’ambiente, in quanto il processo di approvazione dei pesticidi e il loro “uso sostenibile” non dovrebbe causare danni, nemmeno alla biodiversità e agli ecosistemi. Lo studio del Pesticide Action Network mette in discussione la validità di questa ipotesi dimostrando che è sbagliata.
Conclude l’Ong: “Questi risultati sottolineano che l’esposizione al glifosato è inevitabile, sottolineando l’urgente necessità di misure a livello europeo per eliminare questa sostanza pericolosa dal nostro ambiente”.