Privacy, i braccialetti per geolocalizzare i bambini rischiano di favorire ladri e malintenzionati?

braccialetti

I braccialetti geolocalizzatori sono tra i gagdet di ultima generazione per chi ha paura che figli piccoli o genitori anziani si allontanino senza lasciare traccia. Qualcuno teme che possano essere anche un problema per la privacy e rischino di finire nelle mani sbagliate. Approfondiamo

 

I braccialetti geolocalizzatori sono tra i gagdet di ultima generazione per chi ha paura che figli piccoli o genitori anziani si allontanino senza lasciare traccia. Qualcuno teme che possano essere anche un problema per la privacy e rischino di finire nelle mani sbagliate.

Per esempio, a lanciare l’allarme su Twitter è stato Christian Barnieri, difensore della protezione dei dati dell’International Association of Privacy Professionals (IAPP): “Alcuni prodotti si propongono come soluzioni ma, al contrario, portano con se nuovi e giganteschi guai lato privacy”. Barnieri prende ad esempio il prodotto Semiperdo della Bluon: “Questo simpatico braccialetto promette cose che non fa e, in compenso, può essere usato per fare tanto tanto male a chi lo utilizza. Non mi addentro sul tema contrattuale, delle promesse disattese, ma sul tema privacy avrei qualcosa da dire. Se trovo un bambino, un vecchietto, un animale domestico con questo braccialetto, io che l’ho trovato, posso sapere tante cose della famiglia senza che la famiglia sappia nulla di me” sostiene Barnieri, secondo cui “Chi trova il bambino ha il controllo della situazione, può operare in assoluto anonimato e rendersi palese a proprio giudizio. In compenso, il braccialetto dice tutto del bambino e dei genitori. Tutto magari no, ma quante cose posso fare con il nome di Carlcarlo, il numero di cellulare e whatsapp della mamma di Carlcarlo?”, citando un nome a caso, di fantasia.

Le critiche dell’esperto di privacy

E da lì l’esperto elenca i presunti rischi: “Posso contattare la mamma per chiedere una congrua mancia prima di dirle dove ho trovato il suo pargoletto – Dato che conosco il nome del bambino, il telefono della e del genitore e da whatsapp prelevo nome, foto, quello che posso… e posso facilmente carpire la fiducia del pargoletto o vecchietto dicendo “ciao Carlcarlo, sono un amico di mamma Giagianna, guarda ho la sua foto, mi ha detto di venirti a prendere….”. Secondo  Barnieri, che segnala una serie di mancanze anche sulla gestione dei cookie per la profilazione nel sito del produttore, il rischio maggiore è che un malintenzionato possa usare i dati personali dei proprietari per ricattarli o per svaligiargli la casa. 

I chiarimenti del produttore

Ma è davvero così? Abbiamo approfondito cercando nel sito del produttore maggiori informazioni sul funzionamento tecnico del prodotto. Nella pagina delle risposte alle domande più frequenti c’è scritto: “La geolocalizzazione non è costante, ma avviene quando una persona trova l’animale o bambino smarrito e avvicina il proprio telefono al collare/braccialetto oppure raggiunge l’indirizzo web specifico riportato sul Semiperdo. In tale caso, tu ricevi una notifica e puoi verificare la posizione dell’animale o bambino su mappa interattiva. Inoltre, chi ritrova può visualizzare le funzioni di chiamata, invio sms precompilato, WhatsApp o chat automatica. Per un costante monitoraggio della posizione, occorrerebbe dotare il Semiperdo anche di Gps, batteria e lettore di scheda sim, oltre che la SIM stessa con abbonamento o prepagata, con conseguente aggravio di costi, peso, necessità di ricaricare la batteria e la scheda telefonica, maggiore fragilità del prodotto. Semiperdo invece è decisamente pratico: pesa appena due grammi, non va ricaricato, non richiede manutenzione, è sottile un millimetro, non ha bisogno di scheda sim, non richiede costi di abbonamento, mostra, tramite Safeguard in caso di ritrovamento, che cosa sta avvenendo in zona in tempo reale se nelle vicinanze vi sono webcam del circuito di oltre cinquantamila telecamere pubbliche nel mondo, indica inoltre, passo-passo, l’itinerario più breve per raggiungere l’animale o bambino smarrito”. Dunque, nel caso qualcuno, vicino al bambino, si connetta, il genitore lo viene subito a sapere ed è in grado di geolocarlizzarlo subito.

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I dati che si possono omettere

Per quanto riguarda le informazioni sensibili, leggiamo: “hai a disposizione uno spazio web inalterabile per inserire i tuoi recapiti (che non si scoloriscono, non possono essere modificati e possono essere aggiornati ogni volta che vuoi); i contatti dei familiari sono visibili soltanto in caso di necessità, per un livello di privacy ottimale; puoi aggiungere un numero infinito di altri recapiti per essere contattato; puoi essere contattato non solo per telefono ma anche via WhatsApp, sms, chat automatica;  ricevi anche notifiche istantanee e via Facebook Messenger d’allerta su tutti gli smartphone e PC associati (senza limite)”.

Si può stare tranquilli? Quasi sempre

Insomma, a una prima lettura sembra che il tipo e la quantità di contatti da rendere visibile a chi si connette sia a discrezione del genitore. Dunque, considerando che così come le vecchie targhette con dati che si attaccano al collare del cane, o al bigliettino con i contatti che si infila nella tasca del vestito del bambino, i possessori consapevolmente scelgono di cedere un po’ di privacy, in cambio di un bene superiore: ritrovare la persona o l’animale smarrito al più presto. Da questo punto di vista, le preoccupazioni sono forse un po’ eccessive, almeno se consideriamo l’uso per cui sono stati pensati questi dispositivi. Ovviamente, se ad utilizzarli fossero terzi senza il permesso dei tutori legittimi, mettiamo degli organizzatori di campi scuola o dei titolari di Rsa per evitare fughe e smarrimenti, allora ci troveremmo a ben altro problema di privacy.

La risposta del Garante

Abbiamo girato la questione anche al Garante della privacy, che – in mancanza di segnalazioni circoscritte, ci ha detto di non aver alcun accertamento in corso sul tema.