Ci risiamo: in meno di un mese ben due test condotti da riviste dei consumatori bocciano il 50% dei prodotti analizzati. Il motivo? Nelle bottiglie non c’è olio extravergine ma semplice vergine. Risultati in linea con le nostre prove
Il mensile dei consumatori francesi Que Choisir ha analizzato – prove chimiche e due panel test – 14 bottiglie di olio extravergine e i risultati sono in linea con i test del Salvagente: più della metà dei campioni – 8 per la precisione – sono stati declassati a vergini perché alla prova organolettica sono emersi difetti.
Partiamo dai promossi (riportiamo i marchi venduti anche in Italia): Monini Granfruttato e Costa d’Oro La riserva italiana. Una precisazione: anche nell’ultimo test del Salvagente, seppur abbiamo testato lotti e referenze completamente diversi, i due marchi sono stati promossi tanto alle prove chimiche che a quelle organolettiche.
Tra i bocciati alla prova organolettica (che ne ha decretato quindi il declassamento da extravergine a vergine) il Primadonna Lidl (biologico, origine: Spagna) e L’Olivaé Aldi (origine: Spagna).
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A fine maggio fa lo stesso verdetto (metà dei campioni declassati a vergini) era stato raggiunto dalle analisi condotte dall’altra rivista storica dei consumatori francesi, 60 Millions des consommateurs: su 24 oli extravergini di oliva più della metà promettevano in bottiglia quello che al panel test invece è stato confutato.
È proprio il caso di dirlo: ci risiamo! Ogni volta che vengono analizzati gli oli extravergine venduti nei supermercati e discount si scoprono irregolarità. Non un danno alla salute del cosumatore ma al suo portafogli senza dubbio.