Maurizio Polo, titolare di bioenologia 2.0, azienda di Oderzo che da 43 anni si occupa di ricerca in ambito enologico, racconta al Salvagente come abbia proposto alla Regione Veneto un prodotto interamente biologico alternativo al clorpirifos e abbia ricevuto un secco no
In Europa è stato vietato nel 2020 perché dannoso per lo sviluppo cognitivo dei bambini, eppure il Veneto e altre regioni produttrici di vino fanno pressione sul ministero della Salute affinché approvi una deroga ad hoc per il suo utilizzo in vigna. Il clorpirifos metile è infatti efficace contro la cicalina della vite, l’insetto che causa la flavescenza dorata, una malattia che porta all’essiccamento della pianta e che soprattutto nelle zone di produzione del prosecco e del valpolicella è un problema serio.
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I danni alla salute legati al clorpirifos
Purtroppo, però, le controindicazioni sono molto, troppo pesanti, come spiega Gianluigi Salvador, della rete internazionale di azione contro i pesticidi Pesticides Action Network (Pan), che commenta: “Cosa dire al ministero della Salute che, su sollecitazione della Regione Veneto, per prevenire i danni causati dalla cicalina responsabile della diffusione del virus della flavescenza dorata, è in procinto di approvare la delega all’uso del clorpirifos metile, foriero di malattie croniche per lo sviluppo mentale infantile, con riduzione di quoziente intellettivo, disabilità psichica e autismo, squilibri ormonali e metabolici? Questo insetticida sistemico è responsabile dello sterminio anche degli insetti utili e dell’avvelenamento e riduzione conseguente degli uccelli che se ne cibano”.
La deroga al clorpirifos
L’assessore regionale veneto al Turismo e all’agricoltura Federico Caner, ha risposto alle critiche, tra cui anche quella di Andrea Zanon, consigliere regionale del Pd, minimizzando: “Se si utilizza una volta soltanto a giugno o ai primi di luglio, quando si fa la vendemmia a metà settembre non ci sono più residui. L’incidenza sulla salute per quanto ci riguarda non c’è, se si utilizza in questo modo”. Ma secondo Salvador, non si capisce “quale validità possono avere queste rassicurazioni, quando numerosi studi scientifici provano che il clorpirifos metile è un interferente endocrino, che mima gli ormoni e quindi nuoce a livello molecolare. Per gli interferenti endocrini non esiste una dose minima accettabile. Essendo un pesticida di sintesi, sconosciuto all’evoluzione, il clorpirifos non degrada se non producendo metaboliti ancora più pericolosi ed è assolutamente dannoso anche se irrorato una sola volta”.
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L’alternativa bio
Maurizio Polo, titolare di bioenologia 2.0, azienda di Oderzo che da 43 anni si occupa di ricerca in ambito enologico, racconta al Salvagente come abbia proposto alla Regione Veneto un prodotto interamente biologico alternativo al clorpirifos e abbia ricevuto un secco no.
“Il prodotto, che si chiama Biovinum, è un prodotto che noi abbiamo inventato nel 2001 per la cicatrizzazione delle uve dopo le grandinate che spaccano l’uva e fanno passare dentro batteri e muffe che fanno marcire l’uva nel giro di pochi giorni” spiega Polo. Ad oggi è stato brevettato per la risoluzione di due specifici problemi: il difetto da etilfenolo e la protezione delle uve da danni provocati da peronospora, oidio, botritis.
Prodotto già brevettato per muffe e funghi
“È un prodotto completamente naturale che si può mangiare, cioè è edibile. È fatto di vari estratti vegetali e dei derivati di lievito perché stimola la pianta a autodifendersi”. Secondo Polo, “questo prodotto nel riguardo degli attacchi fungini, toglie la parte proteica attiva della cellula e quindi diciamo, è come se il prodotto togliesse un pezzo di polmone al nostro organismo e noi moriamo, asfissiati. Neutralizza la muffa e quando c’è anche del marciume acido che in cui l’uva va aceto ferma questa cosa e retrocedere. Quindi noi possiamo far sì che delle uve parzialmente compromesse diano comunque un buon prodotto di vino finito”. Noi non abbiamo un metro per definire credibili o meno l’azione del prodotto di Bionologia 2.0, ma per questo ci sono i tecnici. Per queste specificità il prodotto è stato testato nel centro di saggio Agrea di Bussolengo, che è un centro dove si verifica se un prodotto funziona e lo si certifica. Per quanto riguarda il contrasto alla cicalina, invece, l’iter è partito solo nel 2019, quando il problema legato a questo parassita ha cominciato a diventare un caso nel Veneto, e Polo si augura che termini ad agosto, dandogli la possibilità di brevettare il prodotto anche per questo.
Solo nel 2019 avviato l’iter per la cicalina
“Noi ce ne siamo accorti in una quindicina d’anni fa che questo prodotto funzionava per la cicalina. E diversi agronomi mi han detto ‘Guarda che funziona’, però siccome il mio core business è l’enologia, la consulenza enologica della produzione di tutti i vari additivi biologici naturali per fare i vini senza solfiti, senza chimica, abbiamo detto pazienza, ma tanto la cicalina 15 anni fa non era un problema” spiega Polo.
Come funziona
Il fondatore di Bioenologia 2.0, spiega il funzionamento contro la cicalina: “Questo prodotto no è un prodotto grigio che quando si scioglie in acqua diventa rosso scuro, quasi marrone. Ciò crea una variazione sostanziale della lunghezza d’onda del verde. L’insetto segue questa, non avendo un naso o un orecchio. E cosa succede? Che lui non percepisce più la pianta irrorata come un suo bersaglio. Inoltre la sostanza ha una un’azione repellente. Infine, l’insetto va a pungere la la pianta e a succhiare, ma queste sostanze con cui è composto il prodotto gli impedisce di succhiare. Alla fine, scappa via o muore”.
La risposta della Regione
Polo ci spiega che pur non avendo ancora brevettato il prodotto ha un dossier con varie relazioni tecniche di agronomi che confermano la sua validità anche contro la cicalina. E su questa base ha chiesto è ottenuto un incontro con l’Assessore all’Agricoltura Caner e alcuni tecnici, a febbraio. “Mi è stato risposto che non c’era alcuna fiducia nei pesticidi bio e che anzi mi è stata manifestata avversità contro chi fa biologico, perché ‘loro non irrorano con insetticidi, quindi gli insetti non li uccidono’, Ma con il nostro prodotto l’insetto non potendosi nutrire comunque muore alla fine”. Polo si accalora: “Gli ho detto ‘il prodotto funziona, non c’è tempo e dovete farlo subito. Io per far questo vi do anche vi cedo il know, vi cedo le royalties, non voglio niente. Potete partire a maggio’, l’irrorazione costa 50-70 euro all’ettaro, non è nulla rispetto ai margini di guadagno dei produttori di uva per prosecco, che fanno anche 30mila euro per ettaro”. Ma, secondo Polo, la Regione aveva già deciso per la deroga al clorpirifos.
Al di là della reale efficacia del prodotto di Polo contro la cicalina, è singolare che la Regione non abbia neppure voluto avviare ulteriori verifiche su una soluzione che, se efficace, risparmierebbe moltissimo pesticida al territorio veneto.