Fondazione Gimbe: emergenza pediatri in Italia, oltre mille bambini da seguire per ognuno

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Allarme pediatri: ne mancano almeno 840 e tra il 2019 e il 2021 sono diminuiti del 5,5%. Famiglie in difficoltà: per ogni pediatra in media quasi 100 bambini in più rispetto al tetto massimo di 800, con notevoli differenze regionali.

“L’allarme sulla carenza dei pediatri di famiglia – afferma Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe – oggi è lanciato da genitori di tutte le Regioni, da Nord a Sud con narrative dove s’intrecciano questioni burocratiche, mancanza di risposte da parte delle Asl, pediatri con numeri esorbitanti di assistiti, sino all’impossibilità di esercitare il diritto d’iscrivere i propri figli al pediatra di famiglia con potenziali rischi per la salute, in particolare dei più piccoli e dei più fragili”.

La Fondazione Gimbe ha analizzato le criticità insite nelle norme che regolano l’inserimento dei pediatri nel sistema sanitario nazionale e stimato l’entità della carenza nelle diverse Regioni italiane. “È bene precisare – spiega Cartabellotta – tre aspetti fondamentali. Innanzitutto le regole sulle fasce di età di assistenza esclusiva dei minori, quelle per definire il “massimale” degli assistiti e quelle per identificare le aree carenti di pediatri sono frutto di compromessi con i medici di medicina generale, oltre che delle politiche sindacali degli stessi pediatri di libera scelta (Pls). In secondo luogo, su carenze e fabbisogno è possibile solo fare stime a livello regionale, perché la reale necessità di pediatri viene stimata dalle singole Asl. Infine, sui numeri relativi ai nuovi specialisti in pediatria che intraprendono la carriera di  e su quelli che vanno in pensione possono solo essere fatte delle stime”.

I massimale di assisiti

Secondo quanto previsto dal Ministero della Salute, il numero massimo di assistiti di un pediatra è fissato a 800, ma esistono varie deroghe nazionali, regionali e locali che portano spesso a superare i mille iscritti: indisponibilità di altri pediatri del territorio, fratelli di bambini già in carico ad un pediatra scelte temporanee (es. extracomunitari senza permesso di soggiorno, non residenti). “In tal senso – commenta il Presidente – le politiche sindacali locali hanno sempre mirato ad innalzare il massimale (e i compensi) dei pls già in attività, piuttosto che favorire l’inserimento di nuovi colleghi”.

Zone carenti

I nuovi pediatri vengono inseriti nel Ssn previa identificazione da parte della Regione – o soggetto da questa individuato – delle cosiddette “zone carenti”, ovvero gli ambiti territoriali in cui occorre colmare un fabbisogno assistenziale e garantire una diffusione capillare degli studi dei pls. Attualmente, tuttavia, la necessità della zona carente viene calcolata solo sulla fascia di età 0-6 anni tenendo conto di un rapporto ottimale di 1 pediatra ogni 600 bambini. “È del tutto evidente – chiosa il Presidente – che questo metodo di calcolo sottostima il fabbisogno di pls: paradossalmente, facendo riferimento alle regole vigenti, i pediatri sarebbero addirittura in esubero perché il loro fabbisogno viene stimato solo per i piccoli sino al compimento dei 6 anni. Mentre di fatto assistono oltre l’80% di quelli della fascia 6-13 anni”. Va segnalato che la bozza del nuovo Accordo Collettivo Nazionale propone di rivedere il calcolo del rapporto ottimale tenendo conto degli assistibili di età 0-14 anni, decurtati dagli assistiti di età >6 anni in carico ai medici di medicina generale e di innalzare il massimale da 800 a 1.000 assistiti.

I pensionamenti

Secondo le stime dell’ENPAM al 31 dicembre 2021 più del 50% dei pediatri di libera scelta aveva oltre 60 anni di età ed è, quindi, atteso un pensionamento massivo nei prossimi anni: ovvero, considerando una età di pensionamento di 70 anni, entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 3.500 pls.

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Nuovi pediatri

Il numero di borse di studio ministeriali per la scuola di specializzazione in pediatria, dopo un decennio di sostanziale stabilità, è nettamente aumentato negli ultimi 5 anni: dai 440 nell’anno accademico 2016-2017 a 841 nel 2021-2022, con un picco di 973 nell’anno accademico 2020-2021. “Tuttavia – spiega Cartabellotta – se da un lato è impossibile sapere quanti specializzandi in pediatria sceglieranno la carriera di pls e quanti quella ospedaliera, dall’altro è certo che i nuovi pediatri non saranno comunque sufficienti per colmare il ricambio generazionale”. In particolare, l’ENPAM stima che il numero dei giovani formati o avviati alla formazione specialistica coprirebbe solo il 50% dei posti di pediatri di famiglia necessari.

Le differenze regionali

Secondo le rilevazioni della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (SISAC), al 1° gennaio 2022, 6.921 pediatri di famiglia avevano in carico quasi 6,2 milioni di iscritti, di cui il 42,3% (2,62 milioni) della fascia 0-5 anni e il 57,7% (3,58 milioni) della fascia 6-13 anni, pari all’83,3% della popolazione Istat al 1° gennaio 2022 di età 6-13 anni. In termini assoluti, la media nazionale è di 896 assistiti per PLS e a livello regionale solo Umbria (784), Sardegna (788), Sicilia (792) e Molise (798) rimangono al di sotto del massimale senza deroghe; 17 Regioni superano invece la media di 800 assistiti per pls di cui Piemonte (1.092), Provincia Autonoma di Bolzano (1.060) e Toscana (1.057) vanno oltre la media di 1.000 assistiti per pls (figura 3). “Lo scenario – spiega Cartabellotta – è molto più critico di quanto lasciano trasparire i numeri: infatti, con un tale livello di saturazione non solo viene meno il principio della libera scelta, ma in alcune Regioni diventa impossibile trovare disponibilità di pls, in particolare nelle aree interne o disagiate dove i bandi per le zone carenti vanno spesso deserti”.