La pancia dura in gravidanza è una condizione normale. Rientra tra le contrazioni di Braxton-Hicks ma non è da confondere con il dolore pelvico o altre sofferenze addominali. Ecco come prendere confidenza e quando è il caso di ricorrere al medico.
Cosa si prova in gravidanza? Quali sono le emozioni e le sensazioni che attraversano il corpo e la mente di chi accoglie una nuova vita nel grembo materno?
In questo percorso, le leggi fredde della natura e il fascino del mistero si mescolano. Per dirla con le parole di Judy Ford:
La gravidanza è un processo che invita a cedere alla forza invisibile che si nasconde nella vita.
Dunque, essere in dolce attesa è anche uno stato di abbandono a un processo che non è solo romantico, ma fatto anche di paure, sospensioni ma anche eventi che possono sembrare imprevisti.
Accade perciò di sentirsi stanche, insicure, di provare affaticamento e tensioni. Coloro che hanno giù vissuto l’esperienza parlano spesso di sensazioni quali gonfiori e aumento del peso. Più specificamente si tratta di pancia dura in gravidanza.
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Che significa la pancia dura in gravidanza?
Gli esperti dell’Irccs Humanitas definiscono questa condizione, talvolta dolorosa, come irrigidimento dello stomaco. Una delle tante sensazioni che accompagnano il cambiamento del corpo.
In realtà ci sono diverse ragioni per cui lo stomaco o l’addome si stringono durante la gestazione e possono variare a seconda del trimestre. È importante prendere confidenza con questa percezione per alleviarne i fastidi e affrontare il percorso che porterà alla nuova vita. O intervenire in caso di complicazioni.
I sintomi nel primo trimestre
Le ragioni per cui una donna può sentire la pancia più dura durante il primo trimestre di gravidanza sono dovute a un allungamento interno. Infatti, nel corso dei primi 3 mesi l’utero cresce e si allunga rapidamente per accogliere il feto in crescita. Questo può causare sintomi quali:
· Crampi addominali o dolori acuti lungo il lato dell’addome
Per via del prolungamento dei legamenti e degli altri tessuti;
· Gas o costipazione
La presenza di aria nella pancia è un problema molto comune durante questa fase. Può causare crampi o dolore all’addome. Inoltre, i cambiamenti degli ormoni possono rallentare il tratto gastrointestinale.
I sintomi nel secondo trimestre
Crampi e dolore spesso continuano anche oltre il terzo mese. Questi sintomi sono noti come “dolore al legamento rotondo”. Durante la gravidanza, i legamenti si allungano man mano che l’utero cresce, causando un dolore acuto simile ad una pugnalata.
Si verifica comunemente con i cambiamenti di posizione, come sedersi, alzarsi o piegarsi.
La maggior parte delle donne inizia a sentire il proprio utero contrarsi e stringersi periodicamente durante il secondo trimestre, tra la 14esima e 28esima settimane. Si tratta delle contrazioni di Braxton-Hicks, che hanno lo scopo di preparare l’utero al travaglio e al parto.
Di solito durano dai 30 ai 60 secondi, ma possono arrivare fino a 2 minuti.
Non sono dolorose come le contrazioni regolari, ma possono comunque causare disagio.
I sintomi nel terzo trimestre
L’irrigidimento dello stomaco associato alle contrazioni di Braxton-Hicks aumenta di forza e frequenza durante gli ultimi 3 mesi. Sono particolarmente comuni nelle ultime settimane di gravidanza mentre l’utero si prepara al parto.
Come affrontare i crampi e le contrazioni
Per alleviare il dolore è possibile adottare alcuni piccoli accorgimenti. I medici raccomandano di:
· Bere un bicchiere d’acqua
La disidratazione è un fattore scatenante. Il consiglio è di provare a bere un bicchiere d’acqua e sdraiarsi per qualche minuto;
· Bere una tazza di tè o latte caldo
Il latte caldo o la tisana possono essere sia rilassanti che idratanti;
· Fare pipì evitando di trattenerla
Avere la vescica piena è uno dei comportamenti associati ad un aumento delle contrazioni. A volte è sufficiente usare il bagno e svuotare la vescica per fermarle;
· Cambiare posizione
La posizione del corpo può esercitare pressioni sull’utero, innescando questi restringimenti. Viene sempre consigliato di provare a cambiare posizione o sdraiarsi;
· Fare un bagno o una doccia calda
Sedersi in una vasca calda può rilassare i muscoli stanchi o doloranti, compreso l’utero.
Quando preoccuparsi?
Raramente, il restringimento dell’addome può segnalare un aborto spontaneo o la perdita di una gravidanza prima delle 20 settimane.
Quando i dolori e le contrazioni persistono, anche nell’arco di una giornata intera, è sempre il caso di contattare il proprio medico o ginecologo, soprattutto se i gonfiori sono accompagnati da perdite di sangue color scuro. L’intervento tempestivo può accertare una eventuale cervice uterina arrestando il rischio di un parto prematuro.
Tuttavia, non è sempre il caso di allarmarsi. Questi sintomi possono dipendere anche da altri fattori, quali:
· Stitichezza;
· Cistite;
· Fame
Uno snack leggero potrebbe già allontanare il fastidio, qualora dipendesse dalla fame. Ma attenzione: il ministero della Salute ha già sfatato uno dei miti, ossia che in gravidanza bisogna necessariamente mangiare per due.
Al contrario, un eccessivo aumento di peso può creare problemi sia durante la gestazione che al momento del parto. Per questo è importante: condurre un normale regime alimentare, impostato su una dieta semplice, varia, equilibrata, con pochi grassi (assunzione variata di carne, pesce, legumi, uova, verdure a foglia larga, frutta, cereali).
Vanno bene l’acido folico e la vitamina D. Meglio evitare cene troppo abbondanti, cibi troppo elaborati, fritti e grassi: una dieta troppo ricca di carboidrati (zuccheri, pane, pasta etc.) può favorire, in soggetti già predisposti, l’insorgenza del diabete. Naturalmente, evitare completamente l’assunzione di bevande alcoliche;
· Disturbi intestinali (Per evitarli, bisognerebbe preferire una dieta più a base di frutta e verdura, accompagnata da almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno);
· Ansia e apprensione
I disturbi d’ansia e lo stress possono essere personali. Per gestirli esistono molte strade, in particolare quella della condivisione di questi stati, oppure partecipare a dei corsi di preparazione al parto e di meditazione e rilassamento, attività fisica corretta (ad esempio, nuoto in piscina). Conoscersi, esplorarsi in questa nuova veste, può aiutare;
· Stress da stimolazione sessuale.
Da non confondere con il dolore pelvico
Le normali contrazioni sono indurimenti isolati e non ritmici della muscolatura uterina del tutto fisiologici e che, al contrario di quelle tipiche del travaglio, non sono altamente dolorosi.
Diverso, invece, è il caso del dolore pelvico, che può essere anche la spia di alcune patologie in corso. Questo tipo di dolenza si avverte sotto l’ombelico, può essere intenso e improvviso o presentarsi in forma lieve ma durare per mesi.
In genere si manifesta in due modalità: improvvisa o persistente.
I sintomi del dolore pelvico improvviso
È acuto e inaspettato. Richiede di consultare subito il medico di famiglia per identificarne la causa e farsi indicare la cura da seguire. Le cause più comuni per le donne che non siano in gravidanza sono:
· Cisti ovarica
Una sacca di liquido che si forma all’interno delle ovaie e provoca dolore se si rompe o si torce;
· Malattia infiammatoria pelvica acuta
Infezione batterica dell’utero, delle Tube di Falloppio o delle ovaie, che deriva spesso dall’insorgenza di un’infezione dovuta a clamidia o gonorrea. In questi casi è prevista la cura con antibiotici;
· Appendicite
Rigonfiamento dell’appendice (tasca che ha la forma di un dito, collegata con l’intestino crasso) che genera dolore addominale localizzato in basso a destra;
· Peritonite
Infiammazione del peritoneo (sottile membrana di rivestimento della cavità addominale) che provoca un dolore improvviso alla pancia che tende a intensificarsi, tanto da richiedere un intervento medico d’urgenza;
· Infezioni urinarie
Condizione che provoca dolore o bruciore quando si urina, con la conseguenza di doverlo fare più spesso;
· Costipazione o spasmo intestinale
Può derivare da variazioni introdotte nella dieta o da cure in corso. Può, inoltre, dipendere dalla sindrome del colon irritabile oppure, in alcuni casi, da un blocco intestinale.
Le cause meno frequenti di dolore pelvico acuto sono, invece, riconducibili a:
· Ascesso pelvico
Dovuto a una formazione di pus tra utero e vagina. Richiede un trattamento urgente in ospedale;
Malattia che si verifica quando frammenti di tessuto fuoriescono dalla cavità uterina e si posizionano in altre aree, come ad esempio le ovaie, generando così mestruazioni dolorose.
I sintomi del dolore pelvico persistente o ripetuto
Questa condizione è cronica, dura per mesi (6 mesi o oltre), va e viene oppure è continuo. Oltre a durare di più rispetto al dolore acuto, è più intenso.
In genere interessa 1 donna su 6. Se compare è bene consultare il medico di famiglia che può indagarne la causa e prevedere la terapia da seguire.
Le cause più frequenti sono l’endometriosi e la sindrome del colon irritabile, malattia del sistema digerente che causa crampi di stomaco, gonfiore, diarrea e costipazione.
Quelle meno frequenti sono attribuibili a:
· Cisti ovarica o infezioni urinarie ripetute;
· Mal di schiena a livello lombare;
· Prolasso dell’utero (Quando slitta in basso rispetto alla sua posizione normale, causando dolore che si irradia verso il basso ventre);
· Adenomiosi (Forma di endometriosi che interessa la muscolatura dell’utero e che provoca mestruazioni abbondanti);
· Fibroidi (Tumori benigni che si sviluppano all’interno o intorno all’utero e possono causare dolore nel caso subiscano una torsione o se si posizionano male);
· Cistite interstiziale cronica (Infiammazione spesso dovuta ad una infezione persistente della vescica);
· Malattie infiammatorie croniche dell’intestino, come colite ulcerosa e malattia di Crohn;
· Ernia (Fuoriuscita di un viscere dalla cavità che lo contiene. Esercita una pressione su una parte molle del tessuto o del muscolo circostante);
· Nervi costretti o lesionati nella regione pelvica (Possono causare dolori lancinanti, che peggiorano con il movimento).