Quelle macchioline di sangue prima del ciclo: come interpretare lo spotting premestruale

SPOTTING PREMESTRUALE

La perdita di sangue immediatamente precedente al ciclo mestruale viene chiamata spotting dalla comunità scientifica: in alcuni casi può essere un segnale al quale prestare particolare attenzione

Lo spotting premestruale è un termine tecnico che si riferisce alla perdita di sangue che nelle donne avviene di norma fra due mestruazioni e che si manifesta solitamente dai 2 ai 7 giorni prima del ciclo.

Si tratta di un fenomeno al quale bisognerebbe porre un’attenzione particolare, visto e considerato che può trattarsi di un indicatore di altre condizioni fisiche che non andrebbero sottovalutate.

Spotting premestruale: di che cosa si tratta?

Può capitare con una certa frequenza che a pochi giorni dall’arrivo delle mestruazioni una donna si renda conto di avere negli slip una serie di macchioline piuttosto sospette, generalmente di colore rosa chiaro o marrone (la sfumatura come si vedrà di seguito può cambiare in base ad una lunga serie di fattori). Le macchie più scure in modo particolare corrispondono a sangue vecchio, in grado di uscire dall’utero femminile anche una o due settimane prima del ciclo.

Si parla dunque in questi casi di spotting, dall’inglese “to spot” che significa per l’appunto “macchiare”. Non è uno scenario raro, nel senso che può far parte del regolare ciclo mestruale e dell’ovulazione della donna. In alcuni casi, ad ogni modo, è necessario effettuare approfondimenti in più per capire cosa possa causare questo tipo di perdite.

Le ragioni

Si è detto che una problematica simile può far parte del normale processo di ovulazione femminile e dell’inizio del ciclo, con perdite che si manifestano fino a 7 giorni prima del ciclo mestruale normale e fino a 14 giorni prima per le perdite da impianto successive alla fecondazione.

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Per quanto riguarda l’ovulazione, nello specifico le macchie marroni che appaiono prima del ciclo potrebbero essere un chiaro segno dei cambiamenti ormonali che il nostro corpo attua. Le donne ovulano nella maggior parte dei casi 10-16 giorni dopo il primo giorno dall’ultimo ciclo: nella fase di ovulazione il livello di estrogeni è alto, mentre quando l’uovo viene rilasciato, questi ormoni tendono a diminuire e tale diminuzione può per l’appunto causare sanguinamento e perdite.

Si può però presentare un altro scenario, quello in cui il soggetto assume regolarmente la pillola anticoncezionale, che è stata ideata proprio per prevenire l’ovulazione. Con il controllo ormonale delle nascite, il fenomeno può essere causato dal sanguinamento da rottura, un’evenienza che si produce nei periodi in cui il corpo è impegnato ad adattarsi agli ormoni. Questa situazione può avvenire con una certa frequenza soprattutto nei primi 3-6 mesi dopo aver intrapreso una terapia anticoncezionale e questo discorso vale in maniera particolare nel caso in cui all’interno della pillola scelta non siano presenti estrogeni. Inoltre, può succede che lo spotting si interrompa nel momento in cui si riprenda ad utilizzare la pillola in maniera regolare dopo un periodo in cui non si è stati costanti e si è saltata l’assunzione di alcune dosi.

C’è infine la possibilità che la presenza di macchie sulla biancheria intima come risultato di un sanguinamento uterino sia soltanto il segnale della presenza di sangue vecchio che non era stato completamente versato dall’utero l’ultima volta che era avvenuto il ciclo.

Quali sono le possibili cause?

L’assenza di progesterone è senza ombra di dubbio uno dei motivi più comuni dietro a questo tipo di fenomeno: si tratta del principale ormone (creato a livello del corpo luteo) con il quale il nostro organismo si prepara per un’imminente gravidanza. Grazie ad esso si interrompe lo sviluppo dell’endometrio (cioè il rivestimento uterino) per preparare l’utero all’arrivo dell’uovo fecondato.

I livelli di progesterone calano drasticamente nel momento in cui arrivano le mestruazioni, che sono proprio il momento in cui l’endometrio, sfaldandosi, causa perdite e sanguinamenti.

Può accadere che la perdita di sangue avvenga prima del ciclo: in questo caso significa che i livelli progesterone non solo non sono sufficienti a far restare intatto l’endometrio ma non sono nemmeno elevati a tal punto da scatenare la mestruazione.

Ma che cosa determina questa eventuale carenza? Una risposta univoca a questa domanda non c’è, ma nella maggior parte dei casi tale evenienza può essere legata a particolari periodi di stress che tende ad inibire l’attività regolare delle ovaie. Altre condizioni fisiche particolari, come l’obesità, possono giocare un ruolo in questo processo. Un altro scenario che può verificarsi è il cosiddetto “ciclo anovulatorio”, ovvero quello in cui non avviene un’ovulazione e i livelli di progesterone sono naturalmente più scarsi rispetto al solito.

Che cosa sono le perdite da impianto?

Si è accennato in precedenza a questo tipo di perdite, che solitamente si presentano nel 7% circa delle fasi iniziali di una gravidanza e coincidono con il momento in cui l’embrione del nascituro si impianta nella parete uterina (anche chiamata endometrio).

Non è da escludere dunque lo scenario in cui le macchie marroni sugli slip siano causate da questo tipo di sanguinamento, definito per l’appunto “da impianto”. Non si tratta, in ogni caso, di un’evenienza particolarmente frequente.

Nella maggior parte dei casi questo versamento ematico si manifesta per un paio di giorni al massimo e non è raro che si possa presentare in concomitanza con fastidiosi crampi. In questa fase altri sintomi particolari che possono presentarsi per la paziente sono la minzione frequente, il dolore al seno, la nausea, il vomito e un senso generale di affaticamento.

Importante sottolineare, inoltre, che la consistenza delle perdite da impianto è tendenzialmente diversa rispetto ad altre manifestazioni dello spotting premestruale: solitamente sono molto più viscose (come il muco) o molto più liquide a seconda della percentuale di sangue presente.

Se si dovesse presentare una situazione simile si parla, in termine tecnico, di false mestruazioni.

Il fenomeno durante la menopausa

Le perdite di sangue possono manifestarsi nelle pazienti tipicamente anche nel periodo premenopausa. Negli anni che precedono la fine della possibilità di ovulazione nella donna i livelli di progesterone iniziano a calare considerevolmente e, in parallelo, si presentano più spesso i cicli anovulatori.

Quando preoccuparsi?

In linea generale, la presenza di macchie sugli slip causate da perdite di sangue è il segnale che qualcosa all’interno dell’organismo non sta funzionando nella maniera corretta. Questo non significa necessariamente che sia sempre il caso di preoccuparsi giungendo subito a conclusioni pessimistiche. Tuttavia, è necessario dare al problema il giusto peso e monitorare la situazione, soprattutto se le macchie si presentano per un periodo di tempo piuttosto prolungato, magari insieme ad altri fastidiosi sintomi già citati in precedenza.

Fondamentali in questo contesto sono i controlli regolari presso il proprio ginecologo di fiducia, che sarà in grado di valutare la situazione e consigliare alla paziente il percorso di cura più adeguato, verificando quali possano essere le reali origini dietro al problema.

Si è visto in precedenza come lo spotting non rappresenti di per sé un particolare pericolo, eppure la presenza di certe perdite può suggerire altre condizioni sulle quali vale la pena soffermarsi. Può infatti essere che le macchioline siano legate a perdite causate da alcune particolari patologie che coinvolgono l’utero, come ad esempio i fibromi, i polipi e le cisti ovariche. Un altro scenario può essere quello in cui la paziente soffre di endometriosi, infiammazioni (come la vaginite/vaginosi) o ancora l’ectopia del collo dell’utero. Nei casi più gravi i sanguinamenti potrebbero essere persino legati ad alcune forme tumorali maligne vere e proprie.

Se il medico curante si rendesse conto della presenza di polipi uterini, tendenzialmente benigni, è possibile che venga richiesto alla paziente di eliminare queste escrescenze nel più breve tempo possibile tramite un intervento chirurgico, in modo tale da scongiurare gravi problemi futuri. Nel caso di fibromi, inoltre, un esperto ginecologo potrà prescrivere alla donna la somministrazione di alcuni farmaci che possano impedire l’evoluzione del mioma, cioè del tumore benigno.

Paradossalmente, le perdite di sangue dall’utero nei casi più gravi, ovvero quelli in cui si manifesti un tumore maligno, possono essere molto preziose: si tratta infatti del primissimo sintomo di una condizione più seria che potrà così essere trattata in tempo utile, assicurando in questo modo al soggetto in cura una guarigione completa.

Come sempre, prima di poter giungere a qualunque conclusione definitiva sarà fondamentale prescrivere alla paziente tutti gli esami necessari per confermare o escludere determinate ipotesi, anche le più preoccupanti e serie. Saranno quindi fondamentali in un simile contesto l’analisi delle cellule cervicali, l’analisi della cavità interna uterina, la biopsia e la colposcopia. Si tratta soltanto di alcuni dei test possibili, ovviamente.

Il discorso invece è ben diverso quando si parla di vaginiti, causate essenzialmente da un cambiamento improvviso del pH vaginale: lo spotting potrebbe rendere l’ambiente uterino più basico, uccidendo in questo modo la fondamentale micro popolazione batterica addetta alla protezione della vagina da agenti patogeni. Ecco dunque che in questa situazione è facile si sviluppino infiammazioni e altri fastidi, come delle imbarazzanti perdite maleodoranti.