Arnica montana: cos’è e come utilizzarla

ARNICA

L’arnica montana, detta anche erba dello starnuto, possiede alcune proprietà che fanno di questo fiore uno dei rimedi naturali più utilizzati come antidolorifico e antinfiammatorio, anche in caso di traumi lievi e piccole contusioni

Sull’altopiano Nord di Pordenone, a Piancavallo, nel Friuli-Venezia Giulia, si estende quella che è stata definita la più grande coltivazione europea di arnica montana. A giugno comincia la raccolta fiore per fiore, mano a mano, a una quota di 1.191 metri, lungo uno dei sentieri più suggestivi che si chiama “La passeggiata delle malghe“.

Questa pratica che si sta diffondendo è la dimostrazione di quanto la mano dell’uomo sia capace sia di sottrarre alla natura che restituire parte del maltolto.

Questi graziosi fiori color giallo aranciato, dai petali spettinati e dall’odore gradevole, crescono in Europa, dalla penisola iberica alla Scandinavia e ai Carpazi. Sono sporadici in Italia. La pianta è assente in pianura, fiorisce in terreni poveri, tra pascoli magri e brughiere, soprattutto in zone montane dai 500 ai 2500 metri, ma sta diventando rara soprattutto nelle regioni nordiche a causa dell’aumento delle coltivazioni intensive, perciò appartiene alla flora protetta.

Poco più su della pianura veneto-friulana, a Piancavallo, un gruppo di giovani agricoltori pionieri, gli Armo1191, ha sperimentato qui le prime colture certificate biologiche di arnica montana nelle terre magre dell’alta pianura pordenonese, tra Roveredo in Piano e San Quirino, tra i boschi di faggio abitati da cervi, camosci e caprioli. Una sfida tra i suoli calcarei dove per secoli si è praticato l’alpeggio e il taglio del legname e le brughiere asciutte e desolate.

Le prime aiuole sperimentali risalgono al 2011. Oggi, con oltre 150mila piante, è la più grande coltivazione sostenibile in Europa. I giovani coltivatori friulani, finalisti degli oscar green di Coldiretti, hanno trasformato questo ettaro e mezzo in un punto di ritrovo e di turismo lento, con eventi legati alla fioritura, visite guidate, meditazioni, massaggi, letture e musica.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Ma cosa ha di così speciale questo fiore?

Cos’è l’arnica montana

La sola bellezza di questo fiore ne giustificherebbe l’esistenza. Il progetto friulano attira oggi visitatori e amanti della natura.

Nella medicina omeopatica è tra le piante più utilizzate al mondo. L’appartenenza alle specie protette rende complicata la sua produzione su scala industriale. Vengono pertanto utilizzate, a livello industriale, anche altre specie, quali ad esempio l’Arnica chamissonis Less, per la produzione di integratori.

È originaria del Nord America e nella simbologia dei fiori rappresenta il “ritorno disperato”, un sentimento contrastante, tanto da essere utilizzata nel corso dei secoli per esprimere la fine di un dolore e il ritorno dell’amato. Nell’immaginario popolare viene definita anche “erba dello starnuto” perché rievoca un senso di liberazione e di recupero, una sorta di rigenerazione e perdono. Quindi sarebbero il regalo ideale per un ritorno di fiamma in amore o trasmettere un messaggio di liberazione di vecchio rancore, quindi il superamento di una crisi e il pentimento.

Tutte funzioni che nella simbologia di questo fiore non sembrano casuali, poiché questa pianta possiede proprietà antidolorifiche (la fine di un dolore) e antinfiammatorie (il superamento di una crisi, un trauma, e la protezione del nostro organismo). Aiuta al recupero in caso di brevi contusioni o traumi.

Anche i possibili benefici per i capelli applicando olii estratti da questo fiore si spiegano dai racconti di un’antica leggenda, secondo la quale un uomo, tanti secoli fa, sposò una donna bellissima in cambio della promessa che i suoi capelli formati da raggi di sole non venissero mai toccati. Ma un giorno l’uomo cadde alla tentazione di accarezzarli e così lei scomparve. Grazie all’incantesimo di una strega la donna tornò in vita e i suoi capelli caddero per terra facendo germogliare così l’arnica. Lei, invece, ritornerà in vita con dei normali capelli umani.

Come viene utilizzata

Gli esperti dell’Irccs Humanitas ricordano che si tratta di un’erba appartenente alla famiglia delle Asteraceae. I suoi fiori vengono utilizzati per ottenere prodotti a uso medicinale e non solo.

Sembra contenere principi attivi in grado di ridurre l’infiammazione e il dolore. Inoltre, le vengono attribuite proprietà antibiotiche.

Applicata sulla pelle viene utilizzata proprio per ridurre dolore e gonfiore, per esempio in presenza di slogature e problemi di artrite, disturbi ai muscoli e alle cartilagini, acne, punture di insetto e labbra screpolate.

È un ingrediente utilizzato per tonificare i capelli e per produrre olii e essenze anti-forfora.

In forma di prodotti da assumere per via orale viene invece proposta contro mal di gola, flebite superficiale e fastidi alle gengive associati all’estrazione dei denti del giudizio.

Viene utilizzata anche dalle case farmaceutiche. Nel Regno Unito l’agenzia Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (Mhra) ha registrato per prima un medicinale a base di arnica denominato Artrogel.

Tutta la pianta (fiori e rizoma) contiene un glucoside simile, come azione, alla canfora. Produce due differenti olii essenziali, uno localizzato nei fiori e l’altro nei rizomi essiccati. Dalla pianta si può estrarre anche fitosterina, acido gallico e tannino.

Viene utilizzata spesso come rimedio nella fitoterapia. L’infusione di foglie può essere applicata come trattamento, per uso esterno, di traumi e contusioni, ma non deve essere applicata direttamente sulle ferite. Per questo scopo si trova in commercio sotto forma di pomata.

Mentre in crema o in tintura diluita, può essere una terapia alternativa per il trattamento nei dolori reumatici e per l’alopecia.

Attenzione agli integratori e al sovradosaggio

Invece, per quanto riguarda gli integratori a base di arnica, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non ha autorizzato i messaggi pubblicitari che ne giustifichino l’utilizzo. L’assunzione di questi prodotti potrebbe interferire con quella di medicinali che rallentano la coagulazione del sangue (anticoagulanti e antiaggreganti). Perciò, in caso di dubbi, sarebbe buona pratica chiedere consiglio al proprio medico.

L’assunzione di dosi elevate può essere pericolosa. Quest’erba è infatti considerata velenosa e sono stati riportati decessi in seguito al suo consumo.

La sua assunzione per via orale può scatenare irritazioni di bocca e gola, mal di stomaco, vomito, diarrea, rash cutanei, difficoltà respiratorie, aumento della frequenza cardiaca e della pressione del sangue, danni al cuore e insufficienze d’organo.

Può essere associata anche ad un possibile aumento delle emorragie, coma e reazioni allergiche (soprattutto in caso di allergia a piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae).

È sconsigliata sia durante la gravidanza che durante l’allattamento, in caso di sindrome dell’intestino irritabile, ulcere gastrointestinali, malattia di Crohn o altri disturbi gastrointestinali e in condizioni di battito cardiaco accelerato, di pressione alta e di interventi chirurgici programmati.

Un tempo veniva utilizzata come veleno

A forti dosi può provocare paralisi e tachicardia. Se ingerita, la tintura non diluita può provocare tachicardia, enterite e persino un collasso cardiocircolatorio. Per queste proprietà, un tempo questa pianta era utilizzata come veleno.

Tra le contromisure da adottare in caso di assunzione accidentale vi sono l’ingestione di carbone per assorbire le tracce di tossine nell’intestino e di liquidi per diluirne la concentrazione. Non sono conosciuti antidoti.

Cosa dice la scienza sull’omeopatia?

L’omeopatia è utilizzata per il trattamento di numerose malattie, tra queste: asma, otite, allergia, dermatite (malattia della pelle), depressione, stress e ansia, artrite, pressione alta. O per malanni passeggeri e dolori.

L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ricorda che non esistono studi scientifici di buona qualità che ne abbiano dimostrato l’efficacia nella cura di questi e di altri problemi di salute o, nella prevenzione delle malattie, per esempio l’influenza o le malattie respiratorie. Tuttavia, i medicinali omeopatici ad alte diluizioni possono essere considerati sicuri.

Bisogna però mettere in conto il rischio di possibili reazioni indesiderate (reazioni avverse) nel caso di impiego di prodotti, con dosi anche piccole di componenti che, seppur “naturali”, possono provocare allergie o interagire con farmaci convenzionali.

Particolare attenzione deve essere prestata al tipo di preparazione omeopatica che si vuole usare: la diluizione in alcol, per esempio, può essere dannosa per i bambini. Preparazioni che contengono lattosio e glucosio sono sconsigliate a persone sensibili a queste sostanze (intolleranti o diabetici). È, quindi, sempre opportuno comunicare al proprio medico curante se si ha intenzione di sostituire o integrare terapie convenzionali con l’omeopatia.

L’omeopatia ha dimostrato di essere efficace per qualche indicazione terapeutica solo in pochissime sperimentazioni cliniche a cui è stata sottoposta nel corso del tempo, e queste sono risultate di scarsa qualità e attendibilità. Per cui anche dal punto di vista della medicina basata sulle prove di efficacia non ci sono evidenze per considerare l’omeopatia clinicamente efficace.

Le raccomandazioni della comunità scientifica per le persone che intendano curarsi con l’omeopatia sono quelle di informarne sempre il proprio medico che, conoscendo il loro stato di salute, potrà consigliarle sull’opportunità, o meno, di sospendere o evitare cure “tradizionali” di provata efficacia e sicurezza e sugli eventuali rischi o benefici che potrebbero verificarsi.

L’ultimo consiglio è quello di non esagerare mai con i dosaggi e i tempi dei trattamenti.