Obesità: quando sottoporsi all’intervento di chirurgia bariatrica

CHIRURGIA BARIATRICA

Un intervento di chirurgia bariatrica può diventare necessario quando un paziente sviluppa un livello di obesità tale da rendere quasi inevitabile il passaggio in sala operatoria. Vediamo quando intervenire

Ci sono pochi dubbi rispetto al fatto che l’obesità sia una delle malattie più pericolose per il nostro corpo e una delle principali concause di mortalità nel mondo più industrializzato: tale condizione, infatti, costituisce la principale causa di molti problemi cardiovascolari e ha importanti conseguenze anche sulla aspettativa di vita, che per le persone obese scende di circa ventanni rispetto alla media della popolazione.

L’obesità si presenta a vari livelli di gravità e, nei casi più seri, può essere risolta anche con una soluzione più drastica, costituita dalla chirurgia bariatrica. Ecco dunque quando è necessario sottoporsi a un intervento, tutto quello che comporta e gli eventuali rischi per chi decide di affidarsi a questa soluzione.

Come si diventa obesi

Prima di parlare più nello specifico delle opzioni possibili per chi soffre di questa condizione è necessario approfondire il discorso sull’obesità per cercare in qualche modo di fare emergere quelli che possono essere i fattori di rischio della malattia ma anche per fare chiarezza sulle condizioni che possono portare alcuni esseri umani ad accumulare una quantità di grasso corporeo così elevata.

Prima di tutto è necessario ricordare come l’obesità, secondo la comunità scientifica, sia a tutti gli effetti una malattia cronica, grave e debilitante, che colpisce circa l’11% della popolazione italiana (un numero, purtroppo, in continuo aumento).

Solitamente si diventa obesi reiterando nel corso del tempo (spesso il processo inizia da piccoli) comportamenti alimentari scorretti, associati alla sedentarietà. Il continuo consumo di un numero di calorie in eccesso rispetto alle necessità fisiologiche porta le persone ad un accumulo di grasso che, in certi casi, diventa quasi impossibile da eliminare.

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Il problema è che se non si interviene per tempo questa condizione può comportare la riduzione del metabolismo basale e, nelle donne, importanti alterazioni ormonali che con l’arrivo della menopausa tendono ad aumentare ulteriormente il peso e la massa grassa.

L’obesità (che in alcuni casi può anche avere una componente psicologica) può fortunatamente essere curata ma è necessario l’intervento di specialisti che conducano il paziente verso il percorso più adatto. In alcuni casi, per esempio, può rendersi necessario semplicemente seguire una dieta corretta associata ad un’adeguata attività fisica.

Le conseguenze dell’obesità

I medici sono concordi rispetto al fatto che questo tipo di patologia sia una delle più pericolose per gli individui, in quanto può facilmente condurre a diverse importanti conseguenze. Chi è obeso è infatti molto più a rischio rispetto ad altri di sviluppare diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa, insufficienza respiratoria, problemi alle ossa (come la osteoartrite), vari tipi di tumore (alla mammella, al fegato, al pancreas, all’utero…). C’è inoltre il serio rischio (proprio alla luce di alcuni dei fattori sopracitati) di essere colpiti da ictus o infarto.

Ad oggi nel nostro paese l’obesità è la seconda causa di morte dopo il fumo. Si tratta, senza troppi giri di parole, di una reale emergenza sanitaria: in base agli ultimi dati resi noti dal Rapporto 2022 dell’Oms Europa, ad oggi almeno il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 2 è affetto da sovrappeso o da obesità.

Risulta quindi necessario comprendere quanto sia importante che il paziente obeso intraprenda un percorso che, con o senza l’aiuto chirurgico, lo possa aiutare a perdere i numerosi chili in più accumulati nel corso del tempo.

I tipi di obesità

Non tutte le persone obese manifestano lo stesso livello di obesità, che viene suddivisa in categorie a seconda dei casi.

Per poter valutare l’eccesso di peso e di conseguenza definirne il livello di gravità è necessario affidarsi al Bmi, ovvero l’indice di massa corporea. Si tratta di un parametro con il quale si divide il peso corporeo espresso in kg per il quadrato dell’altezza (espresso in metri). Il risultato che si ottiene permette così di stabilire se una persona è sottopeso, normopeso, sovrappeso o obesa. Vale comunque la pena sottolineare come si tratti di un indicatore incompleto, poiché non è in grado di misurare il livello di massa magra e di massa grassa di un individuo.

L’obesità nello specifico corrisponde ad un Bmi uguale o superiore a 30: a partire da questo numero è poi possibile suddividere le persone in diverse categorie. Ecco quali:

  • L’obesità di primo grado corrisponde ad un Bmi tra 30 e 34,9
  • L’obesità di secondo grado corrisponde ad un Bmi tra 35 e 39,9
  • L’obesità di terzo grado corrisponde ad un Bmi superiore a 40

Le ultime due sono le forme di obesità definita “grave” e possono eventualmente essere risolte anche grazie all’intervento di un chirurgo.

Quando è necessario affidarsi ad un intervento chirurgico

In generale questo tipo di soluzione è consigliata per chi soffre di obesità persistente di secondo e di terzo livello. Non è in ogni caso da escludere la possibilità che un paziente con obesità di tipo 1 acceda a questo tipo di trattamento, particolarmente se affetto da una serie di importanti comorbidità.

Non si tratta, in ogni caso, della prima possibilità che viene offerta ad un individuo obeso, che potrebbe comunque decidere in completa autonomia di iniziare un percorso (spesso lungo) fatto di un’alimentazione più sana e regolare. Ci troviamo in questo caso però sovente in situazioni al limite, dove la quantità di grasso in eccesso è tale da rendere la perdita di peso una vera e propria impresa.

Il primo step, ad ogni modo, dovrebbe essere il consulto con uno specialista, che potrà indirizzare il paziente verso una dieta accompagnata da un’attività fisica regolare, da svolgere eventualmente in palestra o presso centri specializzati con il supporto di personal trainer o esperti del settore.

Se i tentativi iniziali non dovessero risultare efficaci si potrà quindi procedere, dopo una serie di approfonditi controlli, ad un intervento vero e proprio.

Il percorso prima dell’intervento di chirurgia bariatrica

Chi pensa che basti entrare in una sala operatoria per risolvere il problema è in errore. Le persone che decidono di affidarsi alla chirurgia per risolvere questo tipo di condizione devono essere consapevoli che si tratterà di un percorso lungo e in alcuni casi accidentato.

Esiste, prima di tutto, una serie di importanti esami a cui bisogna sottoporsi prima di poter aver accesso ad un simile trattamento medico. Nello specifico bisognerà consultare:

  • Un dietologo: la visita servirà come anticipato per comprendere quando e come è insorta per la prima volta la condizione di obesità e per capire meglio il suo andamento nel corso del tempo, i periodi di remissione e la comparsa di eventuali recidive. Servirà inoltre per identificare la possibile coincidenza con altri disturbi del comportamento alimentare come il binge-eating (ovvero le abbuffate improvvise). Quest’ultimo elemento risulterà essere fondamentale per scegliere l’intervento chirurgico più adatto.
  • Uno psicologo: l’intervento chirurgico può avere delle controindicazioni nel caso di elementi di rischio nel paziente quali la schizofrenia, la tossicodipendenza o altri gravi problemi psicologici/psichiatrici che potrebbero rendere più pericolosa la via chirurgica.

A seconda dei casi potrebbe inoltre essere necessario consultare altri specialisti come un endocrinologo, un pneumologo o un gastroenterologo/epatologo. Prima di poter accedere alla sala operatoria, inoltre, ci si dovrà sottoporre a molti altri esami di routine, come il prelievo del sangue, l’ecografia addominale, la gastroscopia eccetera.

Le valutazioni dei medici sono cruciali per poter selezionare le modalità corrette di cura del paziente e per poterlo seguire nella maniera adeguata nel post operatorio.

Tutti i tipi di chirurgia bariatrica esistente

Tutti gli interventi chirurgici che aiutano a contrastare l’obesità nei pazienti sono mini-invasivi e avvengono in laparoscopia, ovvero senza la necessità da parte del medico di effettuare ampie incisioni chirurgiche. Proprio l’utilizzo di questa particolare tecnica concede ai pazienti una degenza in ospedale piuttosto breve, ma anche una riduzione del dolore post operatorio.

Al momento sono due i principali tipi di interventi che vengono svolti e che rappresentano circa l’80% del campione: si tratta della sleeve gastrectomy e del bypass gastrico. Vediamo insieme quali sono loro caratteristiche delle opzioni possibili:

  • La sleeve gastrectomy è un intervento restrittivo (cioè che porta alla diminuzione delle dimensioni dell’organo) grazie al quale è possibile rimuovere verticalmente un’ampia parte dello stomaco. Il suo obiettivo principale è ridurre il senso di fame nell’individuo che si sottopone ad essa, che riuscirà quindi a percepire un maggior senso di sazietà. Si tratta di un’operazione che permette alle persone di perdere peso perché, concretamente, non percepiscono più la fame di prima e sono quindi naturalmente portate ad assumere meno cibo, senza alcun disagio. Solitamente è una procedura molto ben tollerata, anche nel lungo termine.
  • Il bypass gastrico è l’intervento più adatto nel caso in cui il paziente soffrisse di diabete di tipo 2 e grave reflusso gastroesofageo. Anche in questo caso lo scopo dell’intervento è ridurre il senso di fame, agendo in maniera significativa sulla produzione di alcuni ormoni responsabili dell’appetito. Qui si associa dunque un meccanismo restrittivo a un meccanismo malassorbitivo. Va comunque sottolineato che il malassorbimento non inficia il corretto assorbimento di elementi preziosi come farmaci, vitamine e sali minerali.
  • Il bendaggio gastrico, tecnica utilizzata più raramente, corrisponde all’inserimento di un anello di silicone nella parte alta dello stomaco. Solitamente è più raro che si faccia affidamento a questa tecnica perché la gestione post operatoria è più complicata, visto che necessita di controlli frequenti e anche di una ricalibrazione sotto guida radiologica da effettuare una volta all’anno. Attualmente risulta anche che, rispetto ad altre opzioni, può generare maggiori effetti collaterali e può richiedere più frequentemente secondi interventi.
  • La diversione biliopancreatica impedisce l’incontro tra i succhi digestivi e gli alimenti ingeriti, con l’obiettivo di ridurre la digestione e dunque l’assorbimento dei cibi. Si tratta di un intervento che si pratica ormai da diversi anni (almeno dal 1976) ma che è molto complesso e può dare vita a importanti effetti collaterali. Proprio per questo motivo viene effettuato raramente e solo dopo un’attenta valutazione effettuata da un team di specialisti.
  • Il mini bypass gastrico va a creare una piccola tasca gastrica di circa 60 ml collegata all’intestino tenue
  • L’inserimento di un pallone endogastrico in silicone infine può essere un’altra opzione: lo strumento viene inserito per via endoscopica e, nonostante abbia una buona efficacia nel breve termine, deve essere rimosso e sostituito sempre per via endoscopica dopo circa 6 mesi. Solitamente è utilizzato come una sorta di mezzo preparatorio per il vero e proprio intervento di chirurgia bariatrica successivo.

L’intervento non è tutto

Applicare uno strumento che possa aiutare il paziente a perdere peso in tempi rapidi e che quindi lo aiuti a risolvere la sua condizione di obesità rappresenta soltanto un singolo tassello di un puzzle più complesso. Dopo essere stati operati, infatti, sarà fondamentale farsi seguire per diverso tempo da staff medico specializzato.

I pazienti dovranno quindi muoversi su tre diversi ambiti per non rischiare di sprecare l’opportunità ricevuta, ovvero l’ambito prettamente nutrizionale, quello psicologico ma ovviamente anche quello chirurgico.

Nei mesi successivi all’intervento, quindi, non sarà di certo possibile mangiare esattamente come prima, ma bisognerà continuare a seguire i consigli dei nutrizionisti, anche in considerazione del fatto che determinati tipi di alimenti assunti in quantità eccessive possono comunque portare a problemi cardiovascolari o, per esempio, a elevati tassi di colesterolo nel sangue.

I controlli con il chirurgo andrebbero poi effettuati a scadenza regolare, dopo 1, 3, 6 e 12 mesi dall’intervento. Bisognerebbe inoltre chiedere l’aiuto medico nel follow-up nel caso in cui si presentassero con insistenza i seguenti sintomi: febbre elevata, dolori, vomito (soprattutto se in presenza di tracce di sangue) e emissione di feci diarroiche di colore scuro.

Come dopo ogni intervento, inoltre, sarebbe buona norma evitare di tornare alle attività quotidiane troppo impegnative, attendendo almeno un mese prima di effettuare sforzi importanti.

Molto importante, infine, ricordare che l‘aiuto chirurgico non è la soluzione finale e definitiva che potrà risolvere tutti i problemi di una persona obesa: in questo contesto gioca un ruolo molto importante anche la buona volontà personale e la disponibilità a cambiare, spesso radicalmente, il proprio stile di vita, in favore di abitudini più sane ed equilibrate.