Daikon: scopriamo alla radice i benefici della “carota bianca”

DAIKON

Il daikon somiglia a una carota bianca e ha proprietà depurative e digestive. Si sta diffondendo sulle nostre tavole, ma è a rischio estinzione. Lo chiamano ravanello giapponese, ma sarebbe originario del Mediterraneo. Ecco quali sono le qualità nutrizionali

È stato uno degli ingredienti protagonisti del programma tv MasterChef Italia 12 pressoché sconosciuto al grande pubblico. Presentato tra i cibi ortofrutticoli del futuro, è già presente nei ristoranti stellati, ma anche nei mercatini più ricercati. È il daikon, una delle radici tra i “food trend” del 2023 che, secondo gli chef moderni sarà immancabile anche nelle cucine di casa dei prossimi anni.

Noto anche come ravanello cinese, giapponese o ravanello bianco invernale, nel linguaggio della botanica è conosciuto come “Raphanus sativus var. longipinnatus”. Il daikon sarebbe originario dell’Est dell’Asia e, come molte prelibatezze mediterranee, ha un sapore simile ai nostri ravanelli, ma più delicato, tanto da renderlo un ortaggio più versatile dal punto di vista culinario. Al palato è consistente e croccante, molto affine al mondo delle rape e dei cavoli.

Alla radice possiede alcune proprietà che lo renderebbero anche appetibile per la salute. Cerchiamo di capire a che punto sono gli studi e quali sono i suoi reali benefici.

Le proprietà nutrizionali

I nutrizionisti dell’Irccs Humanitas ne hanno analizzato una porzione cruda da 100 grammi, che apporta appena 75 calorie, così composte:

·       94,62 gr di acqua;

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·       0,60 gr di proteine;

·       0,10 gr di lipidi (fra cui: 0,030 gr di grassi saturi, 0,017 gr di grassi monoinsaturi e 0,045 gr di grassi polinsaturi);

·       2,50 gr di zuccheri;

·       1,6 gr di fibre;

·       22 mg di vitamina C;

·       7,31 mg di colina;

·       0,200 mg di niacina;

·       0,148 mg di acido pantotenico;

·       0,089 mg di betaina;

·       0,046 mg di vitamina B6;

·       0,020 mg di tiamina;

·       0,020 mg di riboflavina;

·       28 µg (microgrammi) di folati;

·       0,3 µg di vitamina K;

·       227 mg di potassio;

·       27 mg di calcio;

·       23 mg di fosforo;

·       21 mg di sodio;

·       16 mg di magnesio;

·       0,40 mg di ferro;

·       0,15 mg di zinco;

·       0,118 mg di rame;

·       0, 029 mg di manganese;

·       0,71 µg di selenio.

Il daikon fa davvero dimagrire?

Come possiamo notare è ricco di proprietà nutrizionali, tanto da guadagnarsi un posto nell’olimpo dei cibi dimagranti. È considerato un bruciagrassi naturale, in realtà il suo consumo aiuta a ridurre i grassi saturi e il colesterolo introdotti con l’alimentazione.

Inoltre, questo alimento è ricco di fibre, pertanto promuove la buona funzionalità dell’intestino, favorendone la regolarità e contribuendo a ridurre il rischio di cancro al colon. Le fibre possono aiutare a controllare l’assorbimento di colesterolo e zuccheri.

È anche una fonte di sostanze antiossidanti (grazie alla vitamina C e al selenio).

La presenza di vitamine del gruppo B lo rendono un alimento alleato del metabolismo.

I folati contribuiscono allo sviluppo del sistema nervoso durante la gravidanza.

Il potassio fa bene alla salute cardiovascolare.

Il rame, insieme al ferro, è richiesto dal nostro organismo per la produzione di globuli rossi. Infine, combinato alla vitamina C, contribuisce a mantenere in salute i tessuti connettivi.

Tra le poche controindicazioni gli esperti suggeriscono di prestare attenzione alla possibile presenza di goitrogeni, molecole di origine vegetale che possono compromettere il buon funzionamento della tiroide.

Non risultano interazioni tra il consumo di questo ravanello e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. Come sempre, vale la raccomandazione di consultare un medico o nutrizionista in caso di dubbi rispetto a dei farmaci specifici o a diete personalizzate.

Depurativo e favorisce la digestione

Dal Giappone ci arriva un valido suggerimento per gustarne al meglio il sapore e trarne i maggiori benefici. Nel paese del Sol Levante si trova in commercio sotto forma di “insalatine”, tagliato a julienne e fermentato con acidulato di umeboshi, un condimento nipponico a base di prugne salate. La fermentazione lattica riduce la nota piccante ma soprattutto libera i preziosi enzimi (come quelli del sistema glucosinolati-mirosinasi) che favoriscono la digestione.

I giapponesi lo utilizzano anche come condimento del natto, un piatto che fa parte ormai anche delle nostre abitudini alimentari, ottimo per un apporto di vitamina K2, che ritroviamo proprio nei prodotti fermentati quali i formaggi e lo yogurt intero. L’Istituto superiore di sanità (Iss) raccomanda di evitare carenza di vitamina K1 e vitamina K2, assumendo almeno 200 grammi di verdura ogni giorno e mangiare quotidianamente cibi fermentati (natto, yogurt magro e formaggi).

Le vitamine K sono liposolubili, quindi si sciolgono nei grassi, e risultano indispensabili per la coagulazione del sangue. Più precisamente assicurano il corretto funzionamento di un enzima che permette la sintesi di alcune proteine coinvolte nella coagulazione.

Pertanto, un piatto di natto, alimento derivato dalla fermentazione dei fagioli di soia, è il più ricco in assoluto di questa vitamina. Associato al daikon come condimento, aumenta ulteriormente le funzioni digestive dell’organismo, oltre a quelle protettive nei confronti delle malattie cardiovascolari e degenerative del sistema nervoso già assicurate dalla vitamina K.

I maggiori benefici in una dieta equilibrata

Come possiamo intuire questo ortaggio vanta una notevole capacità di adattarsi a una dieta ricca ed equilibrata, ma può essere consumato anche da solo, sia crudo che secco, ma anche cotto al forno o al vapore.

Può essere anche grattugiato come una carota e condito a piacere (si presta a tutti i tipi di condimento, meglio se vegetali), oppure stufato in padella con un po’ di acqua e poi insaporito con olio, sale e pepe.

È un ortaggio tipico dei mesi invernali e, soprattutto sulle bancarelle di frutta fresca lo si riconosce perché esteticamente è simile a una carota gigante, ma di colore bianco e con la cima ricoperta di foglie verdi scure, anch’esse commestibili, sia cotte e condite, che mangiate crude in insalata.

È reperibile anche tramite piattaforme di vendita on line dedicate ai cibi biologici certificati.

Grazie alle sue proprietà depurative è considerato un superfood entrato nella catena dell’industria alimentare e impiegato per la produzione di snack. A Masterchef sono state presentate le prime chips di daikon da finger food e aperitivo.

Recentemente, il medico professor Franco Berrino, fino a pochi anni fa esperto dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, lo ha considerato ottimo ingrediente da associare a una zuppa di carote.

La cottura al vapore per pochi minuti certamente preserva maggiormente le sue sostanze nutritive. In tal caso può essere abbinato facilmente in una ricca insalata o come contorno per un secondo. La versatilità è tale da renderlo associabile ad altri alimenti sani, come le verdure di stagione e i legumi.

È semplice da manipolare in cucina e a casa, infatti è sufficiente rimuoverne le estremità con un taglio netto, e poi sbucciarlo con un pelapatate.

Le altre radici che fanno bene

Sono numerose le radici commestibili, frutto dello sviluppo recenti delle colture biologiche. Pensiamo alla manioca (utile come addensante naturale o per ricavarne farina di tapioca piva di glutine), ma anche il sedano rapa (antiossidante), la barbabietola rossa (molto simile al daikon per proprietà nutrizionali), lo zenzero (antinfiammatorio naturale come il ravanello digestivo e la curcuma). L’elenco dovrebbe includere anche il topinambur, un valido sostituto delle patate e ricco di fibre.

Il daikon è a rischio estinzione

La Tokyo Foundation for Policy Research si batte per proteggere queste specie a rischio estinzione. Secondo gli esperti il daikon sarebbe persino originario delle coste del Mediterraneo e del Mar Nero, ma in seguito ha trovato casa in Giappone oltre 1.300 anni fa. Sono nate più di 100 varietà locali, ma la maggior parte è sull’orlo dell’estinzione, essendo stata in gran parte sostituita da un’unica varietà (Qui la storia e le cultivar in Giappone: https://www.tokyofoundation.org/research/detail.php?id=242).