“Ho riunito 10mila persone imbufalite con Amazon. I miei consigli per farsi rimborsare i resi”

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Il gruppo che ha creato su facebook, “Truffati da Amazon” ha raggiunto oltre 10mila iscritti. Michele Ragozzino, di Napoli, ha deciso di aprirlo dopo che a lui, per primo, era capitato un caso di reso rifiutato. Ecco alcuni consigli utili per ottenere giustizia

Il gruppo che ha creato su facebook, “Truffati da Amazon” ha raggiunto oltre 10mila iscritti. Michele Ragozzino, di Napoli, ha deciso di aprirlo dopo che a lui, per primo, era capitato un caso di reso che il colosso di Seattle si era rifiutato di rimborsare. Quella dei resi Amazon è una questione aperta: il Salvagente, che ha tentato di ricevere inutilmente una risposta nel merito dalla compagnia, ha anche aperto uno sportello per segnalazioni insieme a Konsumer Italia. Ma Ragozzino, che raccoglie storie da anni, è forse la persona che più ne sa sull’argomento.

Ragozzino, come mai ha deciso di aprire una pagina facebook dedicata al problema dei resi con Amazon?
Due anni fa, dopo aver comprato uno smartphone da 200 euro, l’ho provato e non mi ha convinto. Così l’ho rispedito ad Amazon ma dopo alcuni giorni mi è arrivata una mail in cui la compagnia mi comunicava che il reso non era arrivato, invitando a spedirlo. Dopo una serie di rimpalli tra servizi clienti e mail di risposta automatiche, ho deciso di andare in questura a denunciare.

Cosa e chi ha denunciato di preciso?
Ecco, qui si poneva il primo problema. Denunciare una truffa? denunciare Amazon o il corriere? Io ho deciso di denunciare lo smarrimento del mio pacco, regolarmente affidato all’Amazon locker (armadietti self service), tra l’altro uno che si trovava in pieno centro a Napoli, videosorvegliato.

È bastato?
No. Ho trovato su internet una mail pubblica di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e ho scritto, raccontando la mia storia e allegando la denuncia A quel punto mi è arrivata una mail dallo staff di Bezos, e finalmente ho ottenuto il mio rimborso.

Perché nonostante ciò ha deciso di aprire la pagina Fb?
Perché cercando aiuto e confronto in altre comunità sui social, avevo trovato un muro di gomma. Mi sentivo dire che sicuramente ero un truffatore che non mandava i resi. E sapevo che invece erano in tanti come me ad aver subito questa truffa.

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A proposito, esiste effettivamente chi fa queste truffe, non inserendo il vero prodotto nel reso o mandando una scatola vuota.
Certamente, anche nella mia pagina Fb sono sicuro che un 20% siano truffatori in cerca di consigli per sbloccare il reso. Ma parliamo di migliaia di casi di persone che si vedono negate ingiustamente da Amazon il rimborso.

Perché, secondo lei?
Secondo me, i maggiori portali di Amazon in Europa, come Amazon.it, per esempio, sono sotto attacco da questi truffatori che marciano sui resi, e non riescono a gestire la cosa adeguatamente. Per tanto, non potendo controllare ogni singolo reso che gli arriva, agiscono mandando mail a caso.

Secondo lei mandano le mai in cui dicono di non aver ricevuto il reso a clienti a caso?Secondo me sì, per questo la chiamo truffa, perché secondo me loro sono coscienti di mandare queste mail anche a persone che hanno mandato il reso.

È un’accusa grave e basata su una semplice supposizione, sarebbe più logico pensare che magari qualcuno, nel tragitto dalla casa dei consumatori ai centri Amazon, sostituisca o sottragga il reso.
Mi sono informato, ed è da escludere. I maggiori corriere come Sda o Dhl, fanno molti controlli lungo il tragitto, tutti i turni e i passaggi sono registrati. Ci metterebbero un attimo a trovare un corriere che non si comporta bene.

Anche Amazon non si capisce che vantaggio avrebbe ad agire in maniera così sconsiderata, rischiando di perdere clienti.
Ma, alla fine, i clienti non li perdono. Anche io ho continuato a comprare su Amazon.

Nella sua pagina ha pubblicato la “sacra guida” con cui dà consigli per ottenere rimborsi. Ce ne dica un paio.
Sicuramente, per andare avanti dopo che Amazon si rifiuta di pagare, per esempio scrivendo a [email protected] e [email protected], è il caso di accompagnare la comunicazione da copia di denuncia alle forze dell’ordine. Spesso il primo nemico del consumatore è la pigrizia, ma è solo impiegando un po’ di sforzo ed energia che si ottengono i risultati.